Trapani
E venne il giorno del “ribaltone” dentro Cosa nostra
Mafia, processo "Scialandro": in aula l'investigatore della Dia Sanclemente ha ricostruito le dinamiche delle "famiglie" di Trapani e Custonaci
Rino Giacalone16 Ottobre 2025 -
  • Facciata del Tribunale di Trapani

    Trapani – di Rino Giacalone – Quando alla fine del 1982 , eliminato, per ordine dei “corleonesi”, lo storico capo del mandamento mafioso di Trapani, Totò Minore, pare che ad ambire alla successione erano i conclamati boss di Custonaci appartenenti all’omonima famiglia dei Mazzara. Ma ci fu “un ribaltone” per utilizzare un’affermazione intercettata dagli investigatori durante le indagini che nell’ottobre 2023 portarono ad una serie di arresti, nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Scialandro“.

    Nel processo che è in corso dinanzi al Tribunale di Trapani, presidente giudice Carrara, ha deposto uno degli investigatori che si sono occupati dell’inchiesta, il sovrintendente Roberto Sanclemente della Dia. Non un investigatore tra i tanti, ma colui il quale si è adoperato di mettere insieme i rapporti informativi considerato che l’indagine fu congiuntamente condotta dalla Dia assieme a Polizia e Carabinieri. Sanclemente conosce esattamente in ogni sua parte il copioso faldone informativo, e ha risposto alle domande del pm Beux della Dda di Palermo.

    In questa prima parte della sua testimonianza, che proseguirà nella prossima udienza fissata a novembre, Sanclemente si è soffermato parecchio sulle dinamiche della famiglia mafiosa di Custonaci, sugli interessi, illeciti, nel settore agricolo e pastorizio ed in quello industriale della produzione del calcestruzzo, le estorsioni compiute e quelle rimaste tentate. Custonaci “sotto il controllo dei Mazzara”, “abbiamo saputo di incendi dolosi e abigeati” rimasti non denunciati. Tra gli episodi, uno davvero cruento, quello di quattro vitelli uccisi e le cui teste mozzate vennero fatte trovare al loro padrone appesi sulla staccionata all’ingresso della sua azienda.

    Mazzara e il “ribaltone”. Una delle vicende che erano rimaste nascoste dentro Cosa nostra.

    Gli investigatori ne hanno sentito dire a due degli imputati, Gaetano Barone e Giuseppe Maranzano. Sanclemente parlando della “famiglia” Mazzara ha posto in rilievo una sorta di “autonomia” operativa che avrebbe goduto all’interno del mandamento di Trapani, e questo perché per la guida del mandamento a loro era stato preferito il trapanese Vincenzo Virga, il boss mafioso rimasto latitante tra il 94 e il 2001 e oggi in carcere anche a scontare l’ergastolo per l’omicidio del sociologo e giornalista Mauro Rostagno.

    “Vincenzo Virga – ha detto Sanclemente – era il capo ma i Mazzara erano in un certo senso autonomi perché tenevano la cassa del mandamento”. Cosa che avrebbe portato anche dei contrasti, tanto che “Virga – ha sottolineato l’investigatore – pensava di uccidere l’anziano Mario Mazzara”. “Virga divenne capo del mandamento “grazie a un ribaltone”.

    La nomina spettava ai Mazzara e invece arrivò Virga”, almeno così Barone è stato sentito dagli investigatori, raccontare a Maranzano.

    L’investigatore della Dia rispondendo alle domande della pm Beux, si è parecchio soffermato sulle dinamiche della famiglia mafiosa di Custonaci, sul ruolo di Giuseppe Costa (già condannato per il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo), di Mario e Vito Mazzara (quest’ultimo conclamato killer di Cosa nostra), di Roberto Melita (che avrebbe avuto il ruolo di fido “scudiero” di Costa).

    Il sovrintendente della Dia ha anche fatto cenno al circuito di relazioni con esponenti di altre famiglie, tra i nomi emersi quello dei Minore e del castellammarese Mariano Asaro.

    Numerose le intercettazioni telefoniche e ambientali riassunte dall’investigatore , dalla viva voce degli indagati sono stati scoperti gli interessi, illeciti,della consorteria mafiosa, nel territorio compreso tra Trapani, Valderice e Custonaci. Un serrato controllo del territorio, e una certa vitalità dell’organizzazione mafiosa, a dispetto di chi ancora oggi ne sostiene l’inesistenza e la sconfitta

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