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DDL Sicurezza: il Consiglio dell’Ordine, No a norme che mettono a rischio le fonti giornalistiche
Lo sottolinea il consigliere Rai Roberto Natale
Redazione4 Aprile 2025 - Attualità



  • sicurezza contro libertà d'informazioneAttualità

    Roma -È terminato dopo circa mezzora il Consiglio dei ministri chiamato a esaminare un decreto legge in cui dovrebbe confluire il disegno di legge sicurezza con i correttivi sui punti su cui sono stati sollevati rilievi da parte del Quirinale.

    Scontri tra forze dell’ordine e i manifestanti in piazza del Pantheon a Roma contro il decreto sicurezza. le forze dell’ordine hanno respinto i manifestanti che cercavano di forzare il blocco verso palazzo Chigi dopo avere lanciato delle bottiglie.

    “E’ motivo di forte preoccupazione anche per il giornalismo Rai il ddl”. Lo sottolinea il consigliere Rai Roberto Natale.

    “All’articolo 31 il testo – sottolinea Natale – prevede infatti che “le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al DIS, all’AISE e all’AISI la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”.

    Il documento del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti

    “Come ha ben evidenziato il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti in un documento votato all’unanimità, “per la Rai tale norma, che va in deroga alle regole sulla privacy, comporterà l’obbligo di fornire informazioni senza limiti, con il concreto rischio, per i giornalisti che ci lavorano, di aggiramento del segreto professionale che tutela le fonti”. Il provvedimento – prosegue – va in direzione esattamente contraria a quanto chiede il Media Freedom Act europeo, che sollecita gli Stati membri a provvedere “affinché i fornitori di media di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista editoriale e funzionale e forniscano in modo imparziale una pluralità di informazioni e opinioni al loro pubblico”.  Invece, una volta di più, si punta ad assoggettare l’informazione Rai, come se il giornalismo d’inchiesta fosse un pericolo dal quale guardarsi anziché un fiore all’occhiello del quale il servizio pubblico può ancora vantarsi. Governo e Parlamento italiani hanno tempo per provvedere, prima che siano gli organismi internazionali a ripristinare i diritti della libera informazione”.

    Cosa prevede il testo

    Il testo prevede un obbligo di assistenza e collaborazione con i Servizi segreti a carico delle “società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e per i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità”. Per l’emittenza televisiva, e in particolare per la Rai, tale norma, che va in deroga alle regole sulla privacy, comporterà l’obbligo di fornire informazioni senza limiti, con il concreto rischio, per i giornalisti che ci lavorano, di aggiramento del segreto professionale che tutela le fonti. Segreto oggi già messo in discussione dalle iniziative di alcune Procure che continuano a sequestrare computer e cellulari dei giornalisti con provvedimenti che la Cassazione più volte ha annullato in quanto illegittimi.

     




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