Roma – C’è chi la Sicilia la racconta, e chi la abita. Claudio Gioé fa entrambe le cose. Questa sera lo ritroviamo su Rai 1, nei panni del suo Saverio Lamanna, con le repliche della terza stagione di Màkari nell’attesa della data certa dell’uscita di Makari 4. Non è solo una serie tv, è un viaggio in una terra che conosce il sole e il mistero, tra ulivi, crimini irrisolti e cuori mai davvero guariti.
Nel primo episodio che torna stasera in tv, il passato bussa alla porta con insistenza. Anzi, con due nomi precisi: Antonia e Serena. Due ex fidanzate, due ferite ancora aperte. Ma non è solo una questione di cuori infranti: c’è una lite tra figli che scatena tutto, come se sotto la cenere covasse ancora quel triangolo mai spento del tutto. E così, tra gelosie e rancori, la quiete del giornalista-detective viene di nuovo spazzata via.
Claudio Gioé nasce a Palermo, il 27 gennaio del 1975. Cresce nel cuore della città, studia al Liceo Classico Garibaldi – lo stesso di tanti cervelli in fuga – e poi fa le valigie per Roma. Ma non per inseguire il mito della fama: lui cerca lo studio serio, la disciplina. Si forma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, sotto la guida di un mostro sacro come Luca Ronconi.
Il suo primo film è The Protagonists di Guadagnino, ma l’Italia lo scopre nel 2000 con I cento passi: è Salvo Vitale, amico fraterno di Peppino Impastato. Uno di quei ruoli che non si dimenticano, e che segnano un percorso.
Da lì in poi, Gioé diventa il volto di un’Italia che lotta, resiste, cerca giustizia. È Antonio Ingroia accanto a Paolo Borsellino, è Totò Riina ne Il capo dei capi, è il vicequestore in Squadra antimafia. In Il tredicesimo apostolo sfiora il soprannaturale, in Sotto copertura veste i panni del commissario Michele Romano. E di recente? Ha fatto rivivere un’icona come Mike Bongiorno in una miniserie che ha sorpreso tutti.
Ma è Màkari, dal 2021, a consacrarlo davvero nel cuore del pubblico televisivo. Saverio Lamanna non è un eroe, ma un uomo vero: ironico, disilluso, pieno di vita. Uno con cui ti verrebbe voglia di bere un bicchiere in una piazzetta di provincia, parlando di libri e fallimenti.
C’è poi il Claudio che il grande pubblico conosce meno. Quello che scrive, dirige, sperimenta. Il teatro è casa sua. Ha portato in scena Caligola Night Live, ha firmato Marat/Sade al Teatro Biondo di Palermo, ha scavato nei testi con la tenacia di chi non si accontenta. I premi non mancano – come il Nastro d’Argento per La meglio gioventù – ma ciò che conta davvero, nel suo percorso, è la coerenza.
E poi c’è la vita fuori dai riflettori. Negli ultimi tempi, si parla molto della sua relazione con Pilar Fogliati: attrice, regista, talento che non passa inosservato. I due sembrano condividere non solo la passione per il mestiere, ma anche uno sguardo sul mondo, fatto di cinema d’autore, palcoscenici veri e tanta voglia di verità.
Claudio Gioé non è mai stato un volto da copertina. E forse proprio per questo piace così tanto. In un’epoca dove l’immagine corre più veloce del pensiero, lui resta fedele a se stesso: sobrio, elegante, intenso. Uno che sa aspettare il momento giusto per parlare – e quando lo fa, vale la pena ascoltarlo.