Trapani – di Rino Giacalone – Luigi Ciotti? Non ho dubbi, dovrebbe avere consegnata la tessera di giornalista ad honorem causa. La sua suola delle scarpe è consumata, come quella che ogni giornalista dovrebbe avere. Con lui e grazie a lui sono centinaia i chilometri percorsi per le vie delle città, alla ricerca di quella verità che non è nascosta ma basta solo cercarla per trovarla.
I suoi ottanta anni rappresentano oggi per Noi tante cose, la prima di tutti aver saputo essere eretici, di scegliere la parte dove stare. Luigi Ciotti ha il merito di averci aperto gli occhi sulla difesa della legalità, oggi ci dice che un’altra lezione da imparare presto è quella del saperci indignare dinanzi alla legalità che è stata annacquata. Ci sono tanti pozzi che sono stati inquinati, per restituire alla collettività l’idea che tanto di tutto quello che è stato fatto è sbagliato. Certuni vogliono rimettere indietro gli orologi della storia, con il loro senso di legalità che è conseguenza piena delle peggiori illegalità.
L’anima trapanese di don Luigi Ciotti è in questa considerazione. Trapani dove Cosa nostra è diventata sentimento culturale, quello che serviva a portare alla negazione della sua esistenza, Trapani dove Cosa nostra ha trasformato l’illegalità in legalità, Trapani dove Cosa nostra ha sempre saputo sparare bene quando è stato ora di sparare e votare bene quando è stato ora di votare, portando a sedere sui banchi di Governo chi dava lavoro ai mafiosi, cacciava via prefetti, pretendeva che i poliziotti lasciassero perdere la ricerca dei latitanti e degli appalti truccati. Luigi Ciotti è stato il primo ad avere netta percezione di questo stato di cose, perché si è reso conto che da qui doveva cominciare come è cominciato, il cammino dell’Italia per sfuggire via alle peggiori trame criminali. Un cammino che non si è concluso. E che trova ostacolo in chi ogni giorno tira fuori le favole sulle mafie che a Trapani non ci sono e che l’antimafia è peggio della mafia.
Trapani il 21 marzo 2025 ha accolto i familiari delle vittime innocenti delle mafie, nella celebrazione della XXX giornata nazionale a loro dedicata. “Il vento della memoria semina la giustizia”. Scopriamo ogni giorno che il vento non è sufficiente, ne serve molto di più. Le mafie non sono più solo mafie, sono diventate altro, sono corruzione, depistaggi, il mascariare, sporcare, l’altro. E quel che è peggio che affianco ad ogni azione di questo genere c’è subito chi dipinge tutto di verità mettendo a fianco la parolina legalità.
Ed allora il regalo di compleanno per Luigi è consegnargli la promessa che questa legalità non ci appartiene, non è nostra. Non è legalità permettere ai mafiosi di continuare a fare i mafiosi indossando l’abito dei manager, hanno dismesso coppole e lupare, non è legalità far morire in mare le persone che fuggono via da guerre e carestie, non è legalità girarsi dall’altra parte mentre gli echi delle guerra sono arrivati alle nostre spalle, non è legalità attaccare l’informazione ogni giorno, e non è legalità produrre una informazione che si è messa il bavaglio o che inventa di sana pianta notizie.
Gli 80 anni di Luigi Ciotti coincidono con una nuova Resistenza responsabile. Questo è per Luigi il nostro regalo.