Caltanissetta
Caltanissetta, affari all’ombra della mafia. La dia confisca beni per 9 milioni all’imprenditore Giuseppe Li Pera [VIDEO]
Si tratta di un impero milionario costruito in oltre 30 anni di attività e di rapporti con il gotha dell'imprenditoria mafiosa
Redazione21 Gennaio 2025 - Cronaca
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    Caltanissetta – Colpire i beni dei mafiosi o di chi fa affari con essi, è l’obiettivo primario delle forze dell’ordine che combattono le organizzazioni criminali mafiose nel Paese. I beni confiscati sono uno degli strumenti più efficaci per colpire le mafie, attaccandole nei loro patrimoni e nelle relazioni di forza con le quali ingabbiano i contesti territoriali. Lo stesso Papa Francesco nel 2017  ai componenti la Commissione antimafia aveva detto “beni confiscati sono palestre di vita”.

    Esistono tre diverse categorie di beni confiscati, ognuna delle quali ha delle peculiarità normative e di reimpiego:

    • i beni mobili (conti corrente, titoli azionari, natanti e beni registrati, opere d’arte e molto altro);
    • i beni immobili (terreni, appartamenti, ville, locali commerciali, solo per fare qualche esempio pratico)
    • e le aziende (nel loro complesso di proprietà immobiliari e quote societarie), che coprono i più vasti ambiti dell’impresa produttiva, dalle semplici attività commerciali fino agli impianti di produzione edilizia o di energia fotovoltaica.

    Eseguito il provvedimento di confisca di beni

    L’ultima attività del genere è stata messa in atto dalla Dia di Caltanissetta. Eseguito il provvedimento di confisca di beni di pertinenza  dell’imprenditore Giuseppe Li Pera, 73enne imprenditore originario di Polizzi Generosa sulle Madonie, ma da anni residente a Caltanissetta, coinvolto nella storica inchiesta “Mafia e appalti”.

    Il provvedimento ha interessato l’intero capitale sociale ed il complesso di beni strumentali di 3 ditte e quote di partecipazioni in altre 5 società di capitali, 7 immobili, 4 autoveicoli e 22 rapporti bancari per un valore stimato pari a oltre 9 milioni di euro. 

    Origine del provvedimanto

    Il provvedimento trae origine da una articolata e complessa attività investigativa condotta dal Centro Operativo di Caltanissetta, che ha ripercorso la carriera dell’imprenditore dalla metà degli anni ’80 ai giorni nostri, accertandone la pericolosità sociale e un’ascesa economico-imprenditoriale costellata da costanti e continui rapporti intrattenuti con il gotha dell’imprenditoria mafiosa.

    complesso reticolo societario

    Le investigazioni hanno delineato un quadro d’insieme caratterizzato da un complesso reticolo societario, solo apparentemente svincolato da connessioni con il mondo della criminalità organizzata, ancorché lo stesso imprenditore, già dal 2007, risultava condannato definitivamente per il reato di cui all’art. 416 bis c.p., al termine di un complesso percorso giudiziario, le cui origini risalgono al 1991, nell’ambito di una nota indagine su mafia e appalti. In tale sistema era emersa anche la figura dell’imprenditore, il quale, alla fine degli anni ’80, quale dipendente di una grossa società del nord Italia, attiva nel settore delle grandi opere, non soltanto si prodigò in favore di quella società per ottenere illeciti vantaggi in termini di aggiudicazione e gestione degli appalti in Sicilia ma, grazie alla sua vicinanza al contesto mafioso dell’epoca, ne trasse personale illecito arricchimento tramite imprese allo stesso intestate o a lui direttamente riconducibili tramite prestanome. Un impero milionario costruito in oltre trent’anni di attività imprenditoriale e rapporti d’affari, intrattenuti anche con diversi boss mafiosi di vertice della mafia siciliana.





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