Palermo
Indagini latitanza Matteo Messina Denaro, nel registro degli indagati un altro medico
Convocato dagli investigatori come persona informata sui fatti, ha respinto ogni accusa
Laura Spanò18 Dicembre 2024 - Cronaca
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    Palermo – Nelle indagini sulla ricerca dei favoreggiatori della trentennale latitanza del boss defunto Matteo Messina Denaro, spunta un altro medico che è stato iscritto nel registro degli indagati, si tratta di Antonino Pioppo, 69 anni, oggi direttore della clinica oculistica dell’ospedale Civico ma che ha rivestito lo stesso incarico all’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello.

    Le indagini sono partite dal ritrovamento di due ricette nel covo del boss a Campobello di Mazara. Erano firmate da Pioppo che, convocato dagli investigatori come persona informata sui fatti, ha respinto ogni accusa. Non sapeva chi fosse realmente l’uomo che si presentò come Andrea Bonafede e che aveva visitato nel 2016 e nel 2020 nel suo studio privato.

    Matteo Messina Denaro per lo strabismo all’occhio sinistro si è rivolto a diversi medici e strutture sanitarie. Nell’87 allora venticinquenne e con la sua identità, dato che non era ancora latitante, era stato a curarsi in Spagna, a Barcellona, alla clinica Barraquer. L’attività è stata svolta dagli agenti dello Sco della polizia. Sono in corso perquisizioni negli ospedali Villa Sofia e Civico di Palermo. L’attività investigativa è coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Al centro delle indagini la rete di connivenze che ha aiutato il capomafia anche in ambienti sanitari.

    Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono: sono solo alcune delle false identità che durante la latitanza avrebbe usato Matteo Messina Denaro, scoperte dalla Procura di Palermo che ha chiesto agli ospedali Villa Sofia e Civico la documentazione sanitaria intestata a ben 15 pazienti ritenendo che le relative generalità possano essere state utilizzate dal capomafia.

    Gli altri possibili nomi usati dal boss sarebbero: Melchiorre Corseri, Vito Fazzuni, Giuseppe Gabriele, Giovanni Giorgi, Giuseppe Indelicato, Simone Luppino, Giuseppe Mangiaracina e Alberto Santangelo. I dati relativi ai potenziali alias appartengono a persone esistenti, tutte, tranne una, del Trapanese, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, e nate tra il 1961 e il 1973, età abbastanza compatibili con quella del boss, nato il 26 aprile del 1962. Gli inquirenti hanno delegato la polizia ad acquisire negli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo, in banche dati e in altre strutture ospedaliere della città prescrizioni, ricette e documentazione sui ricoveri riferibili alle 15 identità.




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