Trapani – I giudici della Corte d’Appello di Palermo dopo un anno hanno messo fine alla vicenda giudiziaria mandando assolti da tutti i reati Francesco Russo e la compagna Giusy Maltese, difesi dagli avvocati Donatella Buscaino e Giovanni Rizzuti. Già per alcuni capi d’imputazione il gup li aveva assolti.
La Corte d’appello ha accolto in pieno tutte le deduzioni della difesa. La vicenda risale al gennaio 2024, l’imprenditore Russo (già coinvolto nel 2019 nell’operazione antimafia Scrigno ma assolto dal reato di associazione mafiosa) finì ai domicilia con l’obbligo del braccialetto elettronico. Con Russo finì indagata anche la compagna alla quale fu imposto l’obbligo di dimora.
L’operazione nella quale furono coinvolti entrambi, coordinata dalla procura di Trapani riguardava sub appalti illeciti nell’ambito di lavori pubblici eseguiti sull’isola di Favignana. All’inizio all’imprenditore gli venivano contestati quattro episodi di illecito subappalto, un’auto riciclaggio un’intestazione fittizia, un furto d’acqua e quattro episodi di truffa, in tutto 11 reati condannato per il capo due, ossia per un illecito subappalto cedutogli da un altro indagato, assolto adesso dalla corte d’appello.
Indagati nell’inchiesta erano anche un imprenditore di Alcamo e uno del palermitano. Al centro delle indagini, condotte dai Carabinieri figurava l’attività di Russo che, mediante aziende operanti nel settore edile ed agricolo fittiziamente intestate alla propria moglie e, con la connivenza di altri imprenditori eseguiva nelle isole Egadi, in violazione della normativa del “sub appalto”, lavori pubblici di manutenzione che erano stati aggiudicati ad altre aziende del settore. Nel corso delle investigazioni era emerso che i proventi delle attività delittuose sarebbero stati reimpiegati e reinvestiti per acquistare beni immobili e automezzi. Per Russo fu posto ai domiciliari mentre alla moglie il divieto di dimora. Nei confronti dell’imprenditore era stato disposto il sequestro preventivo delle ditte e dei beni a lui riconducibili, nonché della somma di circa centomila euro quale provento dei lavori eseguiti in sub – appalto.
Ora a distanza di oltre un anno si chiude la vicenda giudiziaria che lo aveva visto coinvolto assieme alla moglie