CronacaMilano – Ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia William Alfonso Cerbo, uno dei vertici del clan catanese dei Mazzei, e ha confermato in più verbali delle ultime settimane l’esistenza, ricostruita dalle indagini della Dda di Milano e dei carabinieri del Nucleo investigativo, di «un’alleanza» tra Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, che sarebbe stata attiva tra Milano e Varese per fare “affari» e con legami anche col mandamento di Castelvetrano (Trapani), quello di Matteo Messina Denaro.
La novità è emersa nella maxi udienza del procedimento “Hydra» di stamani a carico di 146 persone, davanti al gup Emanuele Mancini, nel corso della quale, come preannunciato, il procuratore Marcello Viola e i pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane hanno depositato atti di nuove indagini integrative, tra cui appunto i verbali del nuovo pentito Cerbo e riscontri con intercettazioni.
William Alfonso Cerbo, detto Scarface è nato a Catania il 19 agosto 1982 ed è ritenuto organico al clan catanese capeggiato da Santo Mazzei e di fatto ai vertici del consorzio mafioso lombardo con ruoli direttivi. Cerbo, “inserito nei gangli dei Mazzei ‘carcagnusi’”, inoltre erediterà lo scettro di comando dell’ala catanese dopo la lupara bianca che ha colpito il boss Gaetano Cantarella.
La scelta di collaborare di William Cerbo, per quel che risulta, è legata in particolare a questioni familiari e alla presenza di figli piccoli. Da settimane ormai il boss ha lasciato il suo appartamento vicino a Citylife per trasferirsi in una località protetta.
Le indagini, passate anche per una decisione del gip che bocciò gran parte degli arresti poi però confermati da Riesame e Cassazione, hanno documentato un presunto «sistema mafioso lombardo», ossia una ipotizzata «alleanza» tra «appartenenti» a Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, all’ombra di Messina Denaro, morto nel settembre 2023 e che era stato arrestato a gennaio dopo oltre 30 anni di latitanza.
Tra gli imputati del maxi procedimento, infatti, figura Paolo Aurelio Errante Parrino, parente del boss. A Viola e Cerreti, tra l’altro, nei mesi scorsi era anche stata rafforzata la scorta per minacce ricevute legate a queste indagini.
