Trapani
Non le urla ma la politica del confronto
Trapani: lettera aperta dell’on Camillo Oddo
Redazione20 Settembre 2025 - Politica
  • Camillo Oddo in un ritratto all’aperto, con giacca scura e camicia biancaPolitica

    Trapani – Non le urla ma la politica del confronto Trapani: lettera aperta dell’on Camillo Oddo.

    Riceviamo e pubblichiamo ​

    Se la politica è confronto, e la politica è confronto, è arrivato il momento di prendere atto che a Trapani c’è chi vuole piegare il confronto, e quindi la politica, ad evidenti e concreti interessi di parte. Se le istituzioni si fondano e si poggiano sulle regole, sulle leggi e sulle procedure, c’è chi punta ad occuparle con una logica aziendalistica ed ancor di più marcatamente padronale, che ha come alleato un sentimento pseudopopulistico che prova a fare breccia nelle difficoltà e nelle incertezze di questi tempi, lanciando fumo negli occhi e tentando di carpire la buonafede altrui, ad iniziare di parte della tifoseria dei mitici colori granata.
    Entrando nel merito: non è uno scontro personale tra il Sindaco Giacomo Tranchida ed il Signor Valerio Antonini. E’ una rappresentazione dei fatti di comodo, che ha nell’ex Assessore Barbara uno dei fautori, per evitare di affrontare realmente le questioni sul campo.

    Parentesi: vale a poco dire, non avevo capito. Perché se non hai capito vuol dire che non eri idoneo a svolgere quel ruolo. Se hai capito tardi, consolidi i tuoi limiti, se vieni folgorato sulla via di Damasco, lasci più di un sospetto sul tuo agire. Si possono arringare le folle senza contraddittorio ma c’è sempre un limite. Tanto che introdurrei, visto che si fa spesso cenno alla Magistratura, invocando un suo intervento, un nuovo reato, quello dell’abuso dell’intelligenza altrui.

    Chiusa parentesi. Lo slogan “Tranchida dimettiti!” ha un non detto, che è il seguente: vogliamo prenderci il Comune, con tutti gli annessi e connessi. Vogliamo piegare le norme, le convenzioni, gli atti, a nostro piacimento, perché siamo portatori d’interessi forti, che non possono attendere i tempi della burocrazia, che non possono seguire la strada dei documenti e delle procedure ufficiali. Dietro la sbandierata filosofia del fare, c’è la logica del voler fare come mi pare e piace.

    Mi sovviene un grande film di Francesco Rosi “Le Mani sulla Città”. Per raggiungere questo obiettivo è necessario demonizzare chi democraticamente sta svolgendo la sua funzione, è necessario utilizzare la fetida politica del sospetto.

    Provo ad anticipare un’obiezione. Ma la politica del sospetto e della delegittimazione dell’avversario è quello che alcuni hanno fatto in questi anni. Non sono d’accordo, non è stato così. Ma anche se fosse… Si risponde ad una distorsione con un’altra distorsione eguale e contraria? Ma ci si rende conto che si stanno mettendo in discussione le fondamenta delle istituzioni locali? Ci si rende conto che si sta mettendo a dura prova il tessuto connettivo di una comunità, che si tratta la politica come il Teatro del grottesco di pirandelliana memoria, rischiando, di questo passo, che chiunque possa vantare la vittoria al prossimo appuntamento elettorale si ritroverà a gestire macerie sociali ed una città assolutamente lacerata?
    Non si può costruire un progetto politico con il sistema del “O con me o contro di me”. Non si costruisce un progetto politico con la logica pattizia del “Io do una cosa a te e tu ne dai una a me”. E soprattutto non è credibile un progetto politico basato solo sui fisiologici malumori di una parte della cittadinanza, cavalcando i problemi senza avere credibili e reali soluzione. Chi lo fa si assume la responsabilità di offuscare l’identità culturale e politica di un territorio. Ed è la manovra in corso. Senza pensare che l’identità di un territorio è patrimonio comune, senza distinzioni di appartenenza politica. S’illude chi pensa di utilizzare la Tigre di Carta perché verrà travolto.

    Chi fa parte e rappresenta forze politiche di governo a livello nazionale dovrebbe evitare di rincorrere soluzioni azzardate, senza reale prospettiva, fondate sui desiderata di una sola persona. Questo non è pragmatismo, questo è caudillismo. Ma Trapani non ha bisogno di un caudillo. Non siamo in America Latina.
    Chi sta meritoriamente amministrando questa città, questo territorio, ha il diritto-dovere di andare avanti, di ulteriormente aprirsi alle esigenze della sua comunità, di continuare nelle soluzioni di cambiamento, considerato anche l’entità dei finanziamenti ottenuti dopo anni di faticoso e impegnativo lavoro, che stanno per tramutarsi in importanti opere ed interventi concreti. Nel contempo, ha anche il diritto-dovere di difendere il mandato elettorale e l’istituzione che sta governando. Non si può lasciare spazio ad una deriva di questo genere e ad un degrado che rischia di intaccare gli aspetti del vivere civile e in maniera squallida e farsesca, addirittura la sfera privata. Non si può assistere a questa barbaria politico-culturale. E non è più il caso di cadere nelle provocazioni di chi vorrebbe essere riconosciuto come forza politica. La storia politica di Trapani insegna che la sua classe dirigente più avveduta ha saputo tenere testa a potenti di ogni risma. Ecco perchè riuscirà ancora oggi a rispondere con idee, ma soprattutto con valori ed ideali a chi intende avvelenare i pozzi della democrazia

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