Scopri la leggenda del carruzzune a Trapani, il gioco spensierato che ha segnato un’epoca. Tra discese mozzafiato, estenuanti spinte…. e ingegno fai-da-te, un viaggio nostalgico nelle estati dei trapanesi
Il Ricordo Scatenato delle Corse Spericolate
Ci dispiace per il grande Renato Zero e la sua bellissima canzone Il Carrozzone, ma a Trapani ‘U ‘Carruzzune‘ era tutta un’altra cosa! Scopriamolo insieme, con lo spirito scanzonato di chi ricorda i vecchi tempi con un sorriso e un pizzico di nostalgia.
Mentre Renato cantava di vita, teatro e malinconia, a Trapani ‘u carruzzune’ era il vero protagonista delle estati scatenate e delle corse spericolate nei vicoli della città. Era l’emblema dell’ingegno e della sana incoscienza di noi ragazzi: quattro tavole di legno, un asse con due cuscinetti a sfera riciclati da chissà dove, e via, a tutta velocità giù per le discese!
Dimenticatevi i giochi elettronici, i tablet e i social: qui si parlava di arte, meccanica e un pizzico di follia. Il carruzzune non era solo un passatempo, era un rito di iniziazione. Ogni quartiere aveva i suoi piccoli ingegneri, esperti nel recuperare materiali di fortuna: assi di vecchi mobili, ruote di fortuna e chiodi arrugginiti che, contro ogni regola di sicurezza, reggevano il tutto.
La costruzione era un affare di gruppo, dove il più grande dirigeva i lavori e il più piccolo si prestava come cavia per il test di velocità. Le prime discese erano da brivido: niente freni, solo i piedi strisciati per rallentare e un’incredibile fiducia nella Madonna di Trapani!
Le discese più epiche avvenivano nelle strade in pendenza, tra urla, risate e ginocchia sbucciate. Vincere una gara di carruzzune non significava solo essere il più veloce, ma anche saper schivare i passanti, evitare di schiantarsi contro un marciapiede e soprattutto arrivare interi alla fine del percorso.
E se qualcuno si ribaltava? Nessun problema! Bastava una risata, una bottiglia d’acqua fresca e la promessa di costruire un carruzzune ancora più resistente per la prossima corsa.
Oggi i carruzzuni sono quasi scomparsi, sostituiti da smartphone e videogiochi. Ma chi ha vissuto quegli anni sa che niente può eguagliare l’adrenalina di una corsa senza freni, il vento in faccia e la sensazione di libertà assoluta.
Forse, un giorno, torneremo a vedere qualche bambino con un vecchio carruzzune scendere per le strade di Trapani, tra la curiosità dei turisti e lo sguardo complice di chi, in fondo, non ha mai smesso di essere un ragazzo.
Perché, diciamocelo, Renato Zero aveva ragione: “Il carrozzone va avanti da sé“. Ma a Trapani, quando il carruzzune partiva, era tutta un’altra storia!
Non importava nulla di graffi e sbucciature alle ginocchia, anzi! Erano considerate vere e proprie medaglie al valore dagli stoici, eroici e incoscienti ragazzi di allora, simboli di imprese leggendarie e corse memorabili che valevano più di qualsiasi trofeo.