Voto di testa o voto di pancia?
A poche ore dall’apertura delle urne di domenica prossima ho deciso di rivedere le modalità di voto, anche per chiarirmi ulteriormente le idee. Non lo...
A poche ore dall’apertura delle urne di domenica prossima ho deciso di rivedere le modalità di voto, anche per chiarirmi ulteriormente le idee. Non lo avessi fatto: dopo aver letto e riletto la legge, visto e rivisto alcuni spot semplificativi, sono andato a leggere i nomi dei candidati. Tanti Carneade. A quel punto mi è tornato in mente un episodio legato ad una tornata elettorale per le Europee di anni fa, elezioni nelle quale il nostro collegio è quello Sicilia- Sardegna. Ebbene, in quella occasione, non condividendo la lista dei candidati siciliani, misi la mia x accanto al nome di un candidato sardo che, a scrutinio finale, nel mio paese raccolse un solo voto, il mio. Forse, o forse no, si sarà interrogato sul chi lo avesse scelto e sul perché. Cito questo esempio perché nello scorrere i nomi dei candidati in lista in questi assurdi collegi in cui è stata divisa la Sicilia credo che in tanti paesi della nostra provincia e della provincia di Palermo di Carneadi ne troveranno a iosa. E se non sono Carneadi, sono nomi noti di qualcuno “calato dall’alto”, che con il nostro territorio nulla ha a che dividere. Non è la giusta risposta a chi ha detto più volte che i candidati debbono essere radicati nel territorio perché a loro la gente deve rivolgersi, perché loro ci “hanno messo la faccia” . Di questa candidati la faccia non la conosce nessuno. Se poi consideriamo che nell’effettuare la scelta del candidato dovremo fare attenzione a dove mettiamo la croce della preferenza, se sul candidato a solo, e il voto va al partito, se solo sul partito, e il voto va al candidato, se alla coalizione, che poi si divide proporzionalmente il voto, allora ben si comprende che la zia Peppina e lo zio Ciccino, che spesso come giornalisti tiriamo in ballo per indicare le persone a cui spiegare, con semplicità , le cose, hanno difficoltà serie a effettuare una scelta consapevole. Non è un caso che di fac-simili se ne siano visti pochi in giro e che agli elettori venga detto semplicemente “vota così”. Ma che scelta è, anzi, è una scelta? Ecco, quindi, che per andare a votare (e sono sempre di più quelle che non ci vanno) le persone hanno bisogno di altre motivazioni. E qui che nasce il voto di “pancia”, frutto di stimoli emozionali, con slogan e atteggiamenti che mirano a convincere l’elettore a scegliere un candidato piuttosto che un altro toccando tasti su cui la gente, che sta vivendo un momento di crisi non solo economica ma anche di valori, è suggestionabile. Non cito questo o quel caso, che a utilizzare questi “mezzucci” non è solo una parte politica, ma è chiaro come il sole che con scelte di questo tipo non si va da nessuna parte. Comprendo che è difficile, se non impossibile, individuare una parte politica e/o un candidato da votare e che possa realmente operare per ridare fiducia a un Paese che la fiducia l’ha persa . Ma ora come non mai è necessario che la scelta sia quanto più “di testa” , utilizzando comunque, e convintamente, solo la nostra.
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