Vicenda Denise Pipitone, il gip di Marsala archivia l'indagine
Non è stata accolta la richiesta
Il gip di Marsala, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l’indagine sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, sparita da Mazara del Vallo l’1 settembre del 2004. Non accolta l’opposizione alla richiesta della procura sulla posizione di Anna Corona, presentata dall’avvocato Giacomo Frazzitta, legale della mamma Piera Maggio. Gli indagati erano 4 tra cui l’ex moglie del padre naturale di Denise, Anna Corona, che rispondeva di sequestro di persona e due falsi testimoni accusati di false informazioni al pm.
Un colpevole a tutti i costi, a prescindere dalla verità non serve a nessuno. Al sistema giudiziario, ai familiari della piccola Denise, all’opinione pubblica, «che da sempre segue con estremo interesse ed empatia la drammatica vicenda di cronaca». E’ netto il gip di Marsala che in un provvedimento di 30 pagine spiega perché, accogliendo la richiesta della Procura, ha deciso di archiviare l’indagine sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, sparita nel nulla a Mazara del Vallo l’1 settembre del 2004.
Per la Procura di Marsala non sono emersi elementi sufficienti
Dalle «indagini lunghe e incredibilmente vaste» della procura non sono emersi elementi sufficienti a sostenere un’accusa in giudizio, dice il gip che va oltre scrivendo «che non è dato neppure immaginare come potrebbe essere formulato dal pubblico ministero, anche sommariamente, un capo di imputazione nei confronti della Corona». «Ogni ipotesi accusatoria a suo carico - spiega - appare al momento assolutamente insuscettibile di essere vagliata in giudizio e, ancor meno, di condurre a una affermazione di responsabilità .
Nella archiviazione
il giudice parla di «condizionamento e inquinamento probatorio che può derivare ed è derivato dalla trattazione mediatica del caso di cronaca e dei suoi risvolti giudiziari». Il riferimento è ai due falsi testimoni che hanno inventato di essere a conoscenza diretta di particolari sulla scomparsa della bambina che incastravano l’ex moglie del padre naturale e che invece, hanno dimostrato i pm, li avevano appresi dalla televisione. «Con tali considerazioni - prosegue il giudice - non si intende certo incoraggiare il silenzio o la reticenza di chi - anche col privilegio del dubbio - possa fornire informazioni di qualsiasi tipo potenzialmente utili alle indagini; al contrario: si ritiene fermamente che sia compito della magistratura vagliare con scrupolo qualsivoglia pista percorribile nella ricerca della verità , anche e soprattutto a distanza di così lungo tempo dai fatti, quando oqni ‘appigliò investigativo appare meritevole di approfondimento». «Ma se neIl’incoraggiare chi sa a ‘parlarè un notevole contributo può derivare (laddove non sia sufficiente il senso civico), ed è nella specie derivato, proprio dalla diffusività dei media, deve tuttavia sottolinearsi come purtroppo, nel caso di specie, quello che la Procura ha definito il ‘corto circuito mediatico/giudiziario che si è venuto a crearè abbia anche ingenerato, molto pericolosamente, ‘false piste e inutili speranze».
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