Trapani
Vicari: una corruzione a sua insaputa
Trapani: l'ex sottosegretario e senatrice è stata sentita nel processo dove è imputata. Troncone dell'indagine sulla "tangentopoli del mare" Mare Monstrum. "Ho millantato ma la mia azione politica mai fuori dal perimetro della legalità. Il Rolex regalatomi da Morace per me era un dono natalizio"
Rino Giacalone3 Ottobre 2025 -
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    Trapani – di Rino Giacalone – L’ex senatrice ed ex sottosegretario di Stato Simona Vicari, imputata di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, è comparsa ieri dinanzi ai giudici del Tribunale di Trapani, collegio presieduto dalla giudice Carrara. Si tratta di uno dei processi per corruzione scaturiti dalla maxi indagine dei Carabinieri denominata “Mare Monstrum”, l’inchiesta sulla cosiddetta tangentopoli del mare . Una corruzione a sua insaputa viene da chiosare dopo averla sentita nel processo. Assoluta estraneità ad ogni accusa. Una difesa decisa, anche con un intervento a gamba tesa, per smarcarsi dall’accusa, suo avversario in campo: nel segreto della sua attività politica non c’è alcun patto corruttivo, e ha così svelato di aver millantato “un successo politico che non le era proprio”.

    L’inchiesta ha riguardato una serie di favori e concessioni rilasciate ai Morace e alla loro compagnia di navigazione, la Liberty Lines. In particolare i contributi regionali garantiti, senza tanti controlli, per i collegamenti veloci tra la Sicilia e le isole Minori. I Morace sono emersi come veri e propri deus ex machina del trasporto marittimo , nelle loro mani un monopolio che li avrebbe trasformati in detentori di un forte centro di potere.

    Nel 2017 l’esecuzione delle misure cautelari da parte dei militari dell’Arma su ordine del gip del Tribunale di Palermo (inizialmente l’inchiesta fu incardinata nel capoluogo siciliano per poi essere trasferita, per gran parte, alla competenza di Procura e Tribunale di Trapani) sollevò uno scandalo per i personaggi coinvolti: con gli armatori Vittorio ed Ettore Morace (padre e figlio) anche l’ex sindaco e all’epoca deputato regionale Girolamo Fazio, ed ancora la dirigente dell’assessorato regionale all Mobilità Salvatrice Severino e Giuseppe Montalto, all’epoca segretario particolare dell’assessore regionale Pistorio. Venne stralciata la posizione di Vittorio Morace, poi scomparso, Ettore Morace ha patteggiato in tutti i tronconi dell’indagine trapanese, Fazio è stato condannato e a metà ottobre per lui ci sarà la pronuncia dei giudici di appello, e se confermata la condanna di primo grado il procedimento di interromperò in quanto scatterà per lui la prescrizione (la Procura ha fatto appello contestando la corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, cosa che se accolta non porterà alla dichiarazione di prescrizione del reato). La prescrizione è stata già pronunciata invece per Montalto. Un altro troncone dell’indagine è rimasto invece a Palermo, dove nei mesi scorsi sono stati assolti dall’accusa di corruzione l’ex governatore Rosario Crocetta, il suo segretario Massimo Finocchiaro e l’armatore Ettore Morace, nonché la compagnia navale Liberty Lines ( ex Ustica Lines).

    Il processo a Trapani. Nel dibattimento in corso l’ex senatrice Simona Vicari, oggi uno dei consiglieri più ascoltati dell’attuale presidente della Regione Renato Schifani, è accusata di corruzione per reato contrario ai doveri di ufficio. In occasione della Finanziaria 2017, quando sedeva da sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e Mobilità (premier era Paolo Gentiloni, ministro era Graziano Del Rio), venne introdotto, nel corso dell’iter parlamentare, un emendamento che assicurava per il collegamento navale veloce e a cosiddetto “corto raggio”, l’Iva al 5 per cento, assicurando un vantaggio anche alla Liberty Lines . L’approvazione secondo l’accusa pilotata dalla Vicari, vide Morace “compensare” l’esponente di governo con un Rolex dal valore superiore ai 5 mila euro. Per l’accusa quella la prova della corruzione. Ettore Morace ha patteggiato per essere stato il corruttore dell’allora sottosegretario. L’imputata si è difesa spiegando che per lei era un dono natalizio, ma ha ammesso di aver millantato, con Morace, a suo merito, l’approvazione della norma.

    Ieri la pm Antonella Trainito ha rinunciato all’esame dell’imputata chiedendo al collegio di acquisire i verbali dei due interrogatori resi dalla Vicari nel luglio e nel settembre 2020. L’ex senatrice ha risposto quindi solo alle domande dei suoi difensori, avvocati Roberto Mangano ed Enrico Sanseverino, che hanno anche depositato una memoria di dieci pagine accompagnate da numerosi allegati. A porre le domande è stata anche la presidente del collegio giudicante, giudice Carrara.

    Le risposte della Vicari nella sostanza hanno escluso l’esistenza di patti corruttivi con Ettore Morace.

    “Quell’orologio – ha detto – lo presi pensando ad un dono natalizio, avendolo ricevuto in prossimità delle feste di Natale. Non ho mai pensato che potesse rappresentare altro, all’epoca peraltro ero molto presa nei miei pensieri con i gravi problemi di salute di mia madre, che sarebbe scomparsa da lì a poco. Dovevo mettere più attenzione ma non l’ho fatto”. La ricostruzione dei fatti l’hanno palesata come protagonista di una vicenda maturata “a sua insaputa”. Apparendo come la classica difesa del politico accusato di reati corruttivi. Un favore reso e un orologio ricevuto tutto a sua insaputa? “Puttana Eva – ci ha detto fuori dall’aula durante un veloce scambio di domande e risposte – è accaduto proprio questo”.

    La memoria difensiva

    “Non mi sono mai resa responsabile di un volgare mercimonio della mia funzione pubblica”. “Desidero manifestare – ha scritto nella sua memoria difensiva – l’assoluta estraneità ai fatti contestati , fatti gravi e che mi ripugna vedermi attribuiti, in quanto nei lunghi anni in cui ho adempiuto ai doveri di deputato regionale, parlamentare nazionale e Sotto segretario di Stato, ho improntato la mia azione politica e la mia funzione alla massima trasparenza, alla massima correttezza e sempre nel rispetto della legge”. A dimostrazione di non essersi mai piegata a favori illeciti e di avere pieno rispetto nei doveri della magistratura, ha citato le sue dimissioni da sottosegretario a poche ore dall’esplodere dello scandalo. “Anche per potere meglio esercitare il mio diretto di difesa”.

    Tra i testi che la sua difesa è prossima a citare c’è anche l’allora ministro Graziano Delrio.

    La Vicari, che ha detto di avere conosciuto l’armatore Ettore Morace, “mi fu presentato dall’on. Marcello di Caterina”, ha ricostruito l’iter che ha portato all’approvazione dell’emendamento. E passaggio per passaggio ha indicato che in nessun atto parlamentare compare il proprio nome.

    “Io – ha detto – mi sono occupata di riunire nella fase preliminare alla legge di bilancio, le associazione di categoria armatoriali, per ripianare una situazione che aveva anche provocato un richiamo dell’Unione Europea, che aveva avviato nel 2006 una procedura di infrazione, per il calcolo dell’Iva nei trasporti marittimi, di corto e lungo raggio. Nel primo caso l’Iva era esclusa, nel secondo caso era al 10 per cento”. L’assenza del calcolo dell’Iva di fatto impediva ai titolari dei trasporti a corto raggio di detrarre l’imposta di valore aggiunto da qualsiasi acquisto per potenziare i servizi. Da qui la disparità di trattamento evidenziato dall’Ue. “Con me Morace non ha mai parlato di percentuali. Mi sono approcciata con il gabinetto del mio ministero con una relazione che applicava l’Iva al 10 per cento senza differenza tra corto e lungo raggio, ma il Consiglio dei ministri approvò quella proposta di legge senza recepire la mia relazione. Nella fase dell’iter parlamentare saltò fuori l’emendamento che applicava l’Iva al 5 per cento (favorendo più gli armatori che lo Stato ndr) ma l’iniziativa mai è stata mia”.

    La Vicari l’ha ricondotta ad altri esponenti del Governo e dell’allora maggioranza, ha fatto un lungo elenco di nomi. Quasi da far venire giù, a testimoniare, un intero Governo, quello guidato allora da Paolo Gentiloni.

    “Il mio ministero trasmise a quello dell’Economia circa 50 emendamenti alla Finanziaria, compreso anche quello dell’Iva per il trasporto marittimo. Nella fase dell’iter parlamentare venne fuori proprio dal Mef, attraverso il consulente del sottosegretario Baretta, dott. Terraciano, la proposta di emendare la Finanziaria introducendo l’Iva al 5 per cento, accolta dalla relatrice on. Guerra”. Favori solo per la Liberty Lines? “Assolutamente no – ha risposto l’ex senatrice – i trasporti non erano solo quelli marittimi ma anche quelli fluviali, lacuale e lagunari, da qui ho anche dedotto l’interesse del sottosegretario Baretta, di origine veneziane. Ho contato ben 19 compagnie armatoriali interessate”. La Vicari ha inoltre evidenziato che nella fase della discussione parlamentare per il suo ministero venne incaricato un altro sottosegretario a partecipare alle audizioni in commissione: “Io di questo e di altri emendamenti alla Finanziaria 2017 non me ne sono mai occupata”.

    Le intercettazioni

    “Sono le parole di Morace – ha evidenziato laVicari – ad escludere un mio coinvolgimento, quando seppe che la mia proposta dopo l’incontro con le associazioni armatoriali, era quella di porre l’Iva al 10 per cento, la commentò con una affermazione che elegantemente può essere tradotta come una grande fregatura”. C’è però un’altra intercettazione. Dopo l’approvazione della Finanziaria 2017, con l’emendamento dell’Iva al 5 per cento, la Vicari chiamò Morace per intestarsi l’obiettivo raggiunto. La sua risposta, in attesa del giudizio processuale, risulta quasi disarmante e disonorevole, ma lei non si è tirata indietro dal fornirla. “Fu un atto di millanteria politica- ha risposto così alla difesa e al collegio giudicante – l’attività politica induce spesso a intestarsi iniziative politiche quando hanno una particolare ricaduta sul territorio, anche se non sono proprie, politicamente si pensa a intestarsi qualcosa che possa avere un ritorno elettorale, ho millantato, la mia azione era utile a intestarsi quel successo e chiudere con una problematica che risaliva al 2006″.”Ma quando chiamai Morace – ha ancora detto – lui già sapeva tutto”, questo per dire che i collegamenti politici dell’armatore erano certamente più diretti con altri parlamentari.

    E poi quel Rolex datole in regalo

    “Oggi ne riconosco la leggerezza mostrata nel riceverlo, per me era un dono di Natale, pensando che era l’omaggio ad un politico che aveva preso a cuore la problematica, forse dovevo mettere più attenzione”

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