Valderice, Al Molino Excelsior pomeriggio di formazione dell'ANUSCA.
Valderice, 28 gennaio 2012 – Decertificazione. Neologismo un po’ burocratico che, però, una volta tanto si tradurrà in vantaggio per i cittadini ed ...
Valderice, 28 gennaio 2012 – Decertificazione. Neologismo un po’ burocratico che, però, una volta tanto si tradurrà in vantaggio per i cittadini ed in un rapporto più semplice con la Pubblica Amministrazione. Termine che è sintesi di un principio (stabilito in applicazione della legge 183/2012; c.d. legge di stabilità in vigore dal 1° gennaio 2012): le amministrazioni pubbliche e i privati esercenti servizi di interesse pubblico non possono più chiedere ai cittadini certificati i cui contenuti sono informazioni già in loro possesso o nei data base di altre amministrazioni pubbliche cui i richiedenti hanno accesso. In sostituzione di tali certificati i cittadini possono produrre, invece, dichiarazioni sostitutive di certificazioni e dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà . I vecchi certificati andranno richiesti, e rilasciati in bollo, solo se destinati ai rapporti interprivatistici. Di decertificazione si è discusso, nei giorni scorsi, presso la sala conferenze del Molino Excelsior nell’ambito di un pomeriggio di studio organizzato dal comitato provinciale dell’Anusca (Associazione nazionale ufficiali di stato civile ed anagrafe) cui hanno preso parte 90 operatori demografici, provenienti dai comuni della provincia. Piena soddisfazione per l’iniziativa, patrocinata dal Comune di Valderice e sostenuta dalla Prefettura, è stata espressa dal presidente, Filippo Iovino, e dal segretario, Dario Giglio, del comitato provinciale Anusca. V’è ormai piena consapevolezza da parte di tutti gli operatori della Pubblica Amministrazione – ha detto Iovino – che il rapporto con il cittadino vada alleggerito il più possibile dalle incombenze della burocrazia. Le leggi ci sono, gli strumenti informatici anche, sebbene dovrebbero essercene in numero maggiore e più adeguati alla rapida evoluzione dei sistemi tecnologici; c’è ora bisogno di una diffusa cultura in questa direzione, tanto negli uffici quanto tra i cittadini per giungere a questo obiettivo. Noi stiamo facendo la nostra parte».
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