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Castelvetrano | Cronaca

Trovata lettera di Matteo Messina Denaro, alla sorella Rosetta

03 Marzo 2023 13:53, di Laura Spanò
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L'occasione fu l'operazione Eden dove frono arrestati la sorella Patrizia e il nipote Francesco

Come i latitanti mafiosi, anche Matteo Messina Denaro per comunicare usava i 'pizzini'. Uno di questa aassomiglia piĂą ad una lettera ed era indirizzata a Rosalia "Rosetta" la sorella arrestata stamane dai Ros.

Era il 15 dicembre 2013, due giorni prima il 13 giorno di Santa Lucia squadra mobile e Dia avevano arrestato Patrizia Messina Denaro nell'ambito dell'operazione antimafia “Eden”, in quella occasione era stato arrestato anche il nipote del cuore dell'ex boss, Francesco Guttadauro. Matteo Messina Denaro prese carta e penna e scrisse a Rosetta (arrestata oggi) un paio di righe che i carabinieri hanno ritrovato in queste settimane di indagini.

“Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie, trattati come se non fossimo della razza umana, siamo diventati un’etnia da cancellare. Eppure, siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato prima piemontese e poi romano che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali volevamo restare”. Una sorta di inno alla mafia quello dell'allora latitante stragista. Ed ancora: “Hanno costruito una grande bugia per il popolo. Noi il male, loro il bene. Hanno affossato la nostra terra con questa bugia. – proseguiva – Ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e delle donne che soffrono per questa terra. Si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciare passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo ed un giorno sono convinto che tutto ci sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quel che ci ha tolto la vita”.

Decine i pizzini scoperti dopo l'arresto dell'ex latitante. Messaggi arrotolati, sigillati con il nastro adesivo, spesso avvolti in piccoli pacchetti, e indirizzati a destinatari indicati con nomi in codice di "Fragolone, soprannome della sorella Rosalia, Fragolina, Condor, Ciliegia, Reparto, Parmigiano, Malato, Complicato, Mela".

Pizzini che venivano veicolati attraverso una catena di fedelissimi, che Messina Denaro, nei suoi scritti, definiva 'tramiti'. Nel sistema del latitante finora ancora più impenetrabile di quello degli altri capi, però, c'era una falla. Per anni Messina Denaro ha adottato mille cautele, prima fra tutte quella di non Iasciare traccia dei biglietti che venivano rigorosamente distrutti dopo la lettura. Stavolta però il boss è stato il primo a non osservare la regola "avendo la necessità di dialogare in termini più brevi e con minori precauzioni con i suoi familiari, - scrive il gip - e talvolta di conservare la posta, soprattutto quella in uscita, come promemoria delle innumerevoli faccende che gli venivano sottoposte".

Un errore che ha commesso anche la sorella Rosalia che, si legge nella misura cautelare, "ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione a Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara". Errori che hanno consentito ai carabinieri di acquisire "preziosissimi elementi probatori da cui potere documentare con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna nel corso di diversi anni".

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