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Traffico di mezzi militari, arresti anche a Trapani

04 Ottobre 2017 15:09, di Redazione
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Sgominata un'organizzazione criminale specializzata nel trasferire mezzi militari dismessi dall'Italia alla Somalia, senza rimuovere le dotazioni bell...

Sgominata un'organizzazione criminale specializzata nel trasferire mezzi militari dismessi dall'Italia alla Somalia, senza rimuovere le dotazioni belliche. Arrestati, in esecuzione della ordinanza cautelare disposta dal gip Mario Profeta su richiesta della Dda di Firenze, tre somali e un italiano, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di materiali di armamento. Gli arresti sono stati eseguiti tra Firenze, Pisa e Trapani. In alcuni casi, per eludere i controlli doganali, i mezzi militari venivano smontati e le singole parti fatte passare per pezzi di ricambio per poi essere assemblate nuovamente in Somalia. L'organizzazione criminale operava grazie all'aiuto di una rete di complici italiani, che risultano indagati, tra i quali autodemolitori, trasportatori e spedizionieri, attivi in Sicilia, Toscana, Campania, Calabria ed Emilia-Romagna. I veicoli dismessi acquistati dell'Esercito italiano venivano trasferirli in Somalia aggirando la normativa italiana che equipara i veicoli militari a materiali di armamento - vietandone la cessione e l'esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali - e violando le normative internazionali che hanno disposto l'embargo verso la Somalia. Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, i mezzi trasferiti nel Paese africano non venivano demilitarizzati, cioè privati delle caratteristiche per essere usati in uno scenario di guerra, come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende invisibili di notte. Inizialmente venivano caricati su container e poi inviati in Somalia via mare. In seguito, per eludere i controlli, il gruppo ha cambiato strategia: i mezzi venivano smontati e tagliati in pezzi che venivano fatti passare per pezzi di ricambio e spediti, corredati di false fatture o false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali, per essere rimontati al loro arrivo. In altri casi i veicoli venivano riverniciati per nasconderne la loro natura militare. Poiché l'imbarco dall'Italia era diventato sempre più difficile a causa dei controlli, nell'ultimo periodo la banda utilizzava il porto di Anversa dove i veicoli venivano trasferiti via terra a bordo di tir coperti.

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