Valderice – A Lido Valderice, c’è un villaggio che racconta molto più di quel che mostra. Si chiama Torre Xiare, ed è uno di quei luoghi che portano addosso cicatrici e speranze, degrado e possibilità. Bene confiscato alla mafia nel lontano 2010, oggi è oggetto di un acceso dibattito cittadino: accuse, lamentele, articoli, e poi la replica. Decisa. Concreta. Firmata dal sindaco, Francesco Stabile.
«Leggo le critiche con attenzione – scrive il primo cittadino – e, lo ammetto, anche con un certo dispiacere. Ma è necessario ristabilire i fatti». Il chiarimento è netto: «Il Comune ha ricevuto formalmente l’assegnazione del bene solo nel dicembre scorso», e non nel 2014, come riportato erroneamente da alcune testate. Un dettaglio che cambia tutto, almeno per chi sa cosa voglia dire prendersi carico di un bene così complesso.
Chi lo conosce, sa bene quanto sia vasta e difficile da gestire quell’area. Anni di abbandono e incuria l’hanno segnata profondamente. Ma da quando è passata sotto la responsabilità del Comune, qualcosa ha cominciato a muoversi.
«Abbiamo voluto quel bene. Non ci è stato imposto – sottolinea il sindaco – lo abbiamo chiesto proprio per evitare che restasse in balia del tempo e del degrado». E così, dopo i primi sopralluoghi, le verifiche tecniche e le valutazioni sul campo, l’amministrazione ha messo nero su bianco un primo passo: una delibera di Giunta, la n. 153 del 16 luglio, che porterà a un bando pubblico per affidare la gestione del villaggio a chi sia in grado di valorizzarlo davvero.
La strada, però, è lunga e tutta in salita. Perché riqualificare un bene così ampio richiede risorse che il solo bilancio comunale non può garantire. Da qui la necessità – già in atto – di accedere a finanziamenti regionali, statali ed europei, specifici per i beni confiscati alle mafie. Fondi pensati proprio per trasformare quei luoghi da simboli di potere criminale a spazi di rinascita collettiva.
E mentre si lavora al progetto, Torre Xiare resta chiusa. Serrata da cancelli e catene. «Chi vi accede senza autorizzazione – ricorda Stabile – lo fa in modo illecito». Un passaggio non banale, per evitare che l’attesa si trasformi in abbandono o peggio.
L’idea è chiara e guarda oltre: fare di Torre Xiare un polo di legalità e vita sociale, con attività legate allo sport, alla cultura, al turismo sostenibile. Qualcosa che lasci un segno, non solo sul territorio, ma anche nella memoria collettiva.
«Torre Xiare – conclude il sindaco – è un pezzo della nostra storia. Non sarà lasciata al suo destino. Al contrario, sarà restituita ai cittadini come luogo di riscatto e bellezza. Ci vorrà tempo, certo. Ma la direzione è tracciata».
La risposta del sindaco Francesco Stabile giunge a margine di una vibrata nota di protesta degli abitanti della zona dove insiste la struttura firmata da Marina Angelo, che facendosi portavoce delle istanze dei residenti ha inviato un accorato appello a tutte le istituzioni a prendere in considerazione la possibilità di un intervento immediato sull’immobile, ormai preda di vandali e non solo.
Ecco di seguito la nota
A soli 350 metri dalla spiaggia di Lido Valderice, immersa tra storia e paesaggio costiero, sorge “Torre Xiare”, un tempo residence turistico dotato di piscina, teatro, campi sportivi, camere vista mare e una torre seicentesca protetta dalla Soprintendenza. Un piccolo gioiello, oggi diventato sinonimo di degrado.
Confiscata nel 2010 a Masino Coppola, storico sodale di Matteo Messina Denaro, la struttura era stata simbolicamente strappata alla mafia per restituirla alla collettività. E per un periodo sembrò funzionare: venne aperta al pubblico e poi riconvertita per ospitare le forze dell’ordine. Ma da quando nel 2019 è scaduto il contratto con lo Stato, il silenzio è calato su tutto.
Il residence oggi è abbandonato. Nessuna custodia, nessuna bonifica, nessuna vigilanza. Solo rovi, sporcizia e vandali.
Nel luglio 2021, un incendio divampato nell’area ha sfiorato le abitazioni circostanti, alimentato da sterpaglie lasciate a bruciare prima al sole, poi alle fiamme.
Ogni estate si ripete lo stesso copione: i cittadini confinanti, in particolare quelli di via della Posidonia, lanciano appelli e segnalazioni che si palleggiano tra gli uffici. Nessun intervento strutturale è mai stato eseguito. La paura cresce, mentre la fiducia nelle istituzioni crolla.
L’ANBSC ha confermato di aver affidato il bene al Comune di Valderice nel rispetto della Legge 109/1996. La Regione Siciliana, seppure interpellata, ha dichiarato di non poter intervenire su un bene che non rientra nella sua competenza. Il Comune di Valderice? Ha protocollato la segnalazione. E nulla più.
Nel frattempo, si parla di progetti mai partiti. Addirittura dell’ipotesi (non condivisa dai residenti) di trasformare il bene già pronto all’uso e strategico per la promozione del territorio, in un centro di accoglienza(la Regione ha confermato che è stata bocciata l’ipotesi di farne un campus per studenti). Con la torre vincolata e un teatro che potrebbe ospitare stagioni estive, dunque, anziché valorizzarne le potenzialità turistiche e culturali, il paradosso è evidente.
Torre Xiare è solo uno dei 19.000 beni confiscati ancora inutilizzati in Italia. Secondo dati di Libera, oltre il 50% dei beni sequestrati non viene mai destinato. Spesso mancano fondi, personale, progettazione. Ma il risultato è sempre lo stesso: i cittadini pagano in sicurezza, in salute, e con la rassegnazione. Oggi per recuperare il complesso servono centinaia di migliaia di euro. E per la bonifica? Nessuna risposta chiara.
E allora ci si chiede: chi pagherà questo spreco? Chi ne risponderà? Perché i clan non ci perdono nulla. I cittadini sì in salute, sicurezza, dignità.
I beni confiscati non sono souvenir dello Stato. Sono strumenti di giustizia. Ma se lasciati marcire, diventano beffe.
Servono tempi certi, fondi vincolati, responsabilità diffuse, comunità coinvolte, l’eventuale collaborazione dei privati. Serve una filiera che parta dalla confisca e arrivi davvero al riscatto.
La legalità, infatti, non è un cartello da affiggere sul cancello di Torre Xiare. È un impegno da mantenere, un diritto da garantire.