Petrosino (TP) – Il Biodistretto Terre degli Elimi ha ottenuto un finanziamento di quasi 400mila euro dal Ministero dell’Agricoltura. Un’occasione concreta – come l’ha definita il sindaco di Petrosino, Giacomo Anastasi – per scommettere ancora una volta sul biologico e su un modello di sviluppo che guarda avanti, senza dimenticare le radici.
Il progetto, che prenderà forma nei prossimi due anni, non si limita a “mettere in campo” fondi, ma punta a costruire un ecosistema dove cittadini, produttori e territori si parlano. Come?
Campagne di informazione rivolte ai cittadini per raccontare – in modo chiaro e coinvolgente – perché scegliere il biologico fa bene non solo alla salute, ma anche all’ambiente.
Corsi di formazione per gli agricoltori, per aiutarli a muoversi tra norme europee (come il Regolamento UE 848/2018) e pratiche sostenibili.
Consulenze personalizzate per le aziende agricole che vogliono fare il salto di qualità: marketing, certificazioni, gestione delle risorse.
Fiere, degustazioni, incontri B2B, eventi dove il gusto incontra l’innovazione. Il “Walk Around Tasting”, ad esempio, non sarà solo un assaggio: sarà un’esperienza.
Dietro al nome “Biodistretto Terre degli Elimi” si muove una realtà viva, fatta di 82 aziende agricole, 16 Comuni del Trapanese, artigiani, cantine, ricercatori, operatori del turismo rurale. Un mosaico variegato che racconta l’anima di un territorio che ha fatto della biodiversità una bandiera.
E se pensi che il biologico sia solo una moda, dai un’occhiata ai prodotti che arrivano da queste terre: grani antichi, olive, legumi, agrumi, ficodindia, aglio rosso, e trasformati che raccontano storie di passione e tradizione – vini biologici, farine artigianali, paste di legumi, olio extravergine, biscotti caserecci.
Il Biodistretto è anche parte attiva di “CIBO in Sicilia”, il grande Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in Rete, che coinvolge oltre 1.600 realtà del settore agroalimentare e della pesca. Una rete, appunto, che cresce insieme al territorio.
“Essere già inseriti nell’elenco nazionale dei biodistretti, dopo il riconoscimento ufficiale ottenuto il 29 aprile 2024, è per noi motivo di orgoglio”, dichiarano con voce all’unisono il sindaco Anastasi e il vicepresidente Filippo Salerno. Ma non è solo una medaglia da appuntarsi: è una sfida, un impegno. Soprattutto adesso che – come ricordano i due amministratori – oltre il 30% della superficie agricola del territorio è già coltivata secondo i criteri biologici, in linea con gli obiettivi europei della Transizione Ecologica e della strategia “Farm to Fork”.
Il nuovo finanziamento non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Con questi fondi si punta a rendere il comparto agricolo più competitivo, a coinvolgere giovani e comunità locali, a creare occasioni di crescita anche per chi vive il territorio da turista o da cittadino attento.
Perché l’agricoltura, in fondo, non è solo produzione: è cultura, è identità, è speranza. E in luoghi come la Sicilia occidentale, può tornare a essere davvero un motore di cambiamento. A patto, però, che si continui a camminare – o meglio, a coltivare – insieme.
Trapani – Nel cuore del Polo Universitario di Trapani, oggi – venerdì 9 maggio – si è aperto un dialogo sul futuro del comparto agroalimentare siciliano. Dalle 8:30, studiosi, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati nell’ambito dell’incontro “Impronta Ambientale, Piccole e Medie Imprese e Settore Agroalimentare: il Progetto AGROPEF”, promosso dal Centro di Sostenibilità e Transizione Ecologica (CSTE) dell’Università degli Studi di Palermo.
Il progetto AGROPEF, sostenuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) grazie al Fondo per i Poli Universitari tecnico-scientifici del Sud, punta a rafforzare la transizione ecologica delle imprese agroalimentari, in particolare delle piccole e medie aziende del Mezzogiorno.
Al centro del lavoro del CSTE vi è la metodologia PEF (Product Environmental Footprint), un approccio scientifico che consente di misurare con precisione l’impatto ambientale dei prodotti, individuando le criticità e promuovendo strategie di miglioramento su tutta la filiera.
“Una realtà imprenditoriale orientata alla sostenibilità è la chiave per lo sviluppo duraturo del Sud”, ha dichiarato Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo.
Durante l’incontro sono stati presentati anche i casi studio sviluppati con due aziende siciliane: una realtà vitivinicola e un pastificio artigianale, che hanno sperimentato in concreto l’adozione della metodologia PEF. Esperienze che, come sottolineato dal direttore del CSTE Maurizio Cellura, “dimostrano che innovare si può, e che l’adozione di buone pratiche è replicabile in tutto il comparto”.
Tra gli ospiti anche il Dott. Francesco Cagnola, Project Officer del Milan Urban Food Policy Pact, che ha portato una riflessione sul rapporto tra politiche alimentari urbane e sostenibilità. Uno spunto utile anche per territori come quello trapanese, sempre più attenti alla valorizzazione delle proprie risorse agricole e produttive.
Nel corso dell’appuntamento sono state inoltre illustrate le caratteristiche del Dottorato in Transizione Ecologica, un percorso di alta formazione nato per rafforzare il legame tra ricerca, imprese e territorio, formando una nuova generazione di professionisti capaci di guidare la svolta green.