Dopo due anni di lavori, lunedì 28 aprile riapre la storica sede dell’Istituto Nautico “Marino Torre” a Trapani. Un ritorno atteso che celebra la memoria, la tradizione e il futuro della formazione marittima.
Trapani – il 28 aprile segnerà una data importante per studenti, docenti e tutta la comunità scolastica trapanese: la storica sede dell’Istituto Nautico “Marino Torre”, in viale Regina Elena, riaprirà ufficialmente le sue porte. L’edificio, ristrutturato grazie ai fondi del PNRR, si affaccia sul porto e sul cuore del centro storico, restituendo alla città uno dei suoi simboli educativi più preziosi.
La storia dell’Istituto Nautico di Trapani affonda le radici nel 1810, quando furono istituite le prime scuole di Navigazione e Pilotaggio. Il vero impulso arrivò con il Regio Decreto del 1831, che sancì la nascita ufficiale della Scuola Nautica, sostenuta da armatori e negozianti locali.
Nel 1862, con un nuovo Regio Decreto firmato da Vittorio Emanuele II, la scuola ottenne il riconoscimento statale, diventando un punto di riferimento per la formazione nautica del Regno d’Italia.
Nel 1923 contava già 125 alunni iscritti, ma fu proprio in quell’anno che venne soppressa. Dopo vent’anni di assenza, l’Istituto rinacque nel 1945 grazie al supporto del Banco di Sicilia e di enti locali.
La sede appena rinnovata ospiterà non solo le aule tradizionali, ma anche laboratori tecnologici all’avanguardia e il prezioso Museo del Mare, cuore pulsante della memoria marinara della scuola.
Oggi l’Istituto, parte dell’IIS “Leonardo da Vinci” di Trapani, è articolato nei settori Trasporti e Logistica e include anche una sezione Aeronautica, dimostrando la capacità di adattarsi alle nuove sfide del mondo del lavoro.
“La riapertura della sede storica – ha dichiarato la dirigente scolastica Vita D’Amico – costituisce un nuovo punto di partenza. È un momento di orgoglio, ma anche di grande responsabilità nei confronti della nostra città e della nostra tradizione”.
Parole che richiamano lo spirito di chi, nel 1952, come il preside Leonardo Genovese, riconosceva nel passato non un rifugio, ma un lievito vivo per il futuro.
Lunedì 28 aprile, alle ore 10, è prevista una cerimonia ufficiale per celebrare la riapertura della sede. Un’occasione per studenti, ex alunni, autorità e cittadini di riscoprire le radici e guardare avanti, con lo stesso spirito che ha fatto grande il “Marino Torre”.
La Domenica delle Palme è una delle ricorrenze più simboliche del calendario cristiano, celebrata esattamente una settimana prima della Pasqua. Nel 2025 cadrà il 13 aprile, anticipando la Pasqua del 20 aprile. Con questa festa ha ufficialmente inizio la Settimana Santa, periodo che accompagna i fedeli verso la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo.
Il nome “Palme” si riferisce al gesto compiuto dal popolo di Gerusalemme che, secondo i Vangeli, accolse Gesù agitando rami di palma e stendendo mantelli lungo la via, riconoscendolo come Messia e figlio di Davide.
La celebrazione affonda le sue radici nei racconti evangelici, in particolare nei testi di Matteo (21,1-11), Marco (11,1-11), Luca (19,28-44) e Giovanni (12,12-19). Gesù entra a Gerusalemme in groppa a un asino, compiendo un gesto profetico di umiltà, in netto contrasto con l’immagine del sovrano trionfante su cavallo.
Questo evento rappresenta l’annuncio di un regno di pace, spirituale e universale. I rami di palma, segno di vittoria e salvezza, sono ancora oggi benedetti e portati a casa dai fedeli come simbolo di pace, protezione e fede.
Durante la Domenica delle Palme si celebra una liturgia solenne che prevede:
Benedizione dei rami di ulivo o palma, raccolti e conservati nelle case per tutto l’anno.
Processione che rievoca l’ingresso di Gesù a Gerusalemme.
Lettura del racconto della Passione (con canti e narrazione), primo momento liturgico forte della Settimana Santa.
In molte comunità italiane la giornata è vissuta come un’occasione di incontro, con mercatini, scambi di ramoscelli, e celebrazioni all’aperto.
Essendo legata alla Pasqua, la Domenica delle Palme non ha una data fissa. Varia ogni anno in base al calendario lunare ecclesiastico.
Nel 2025, come già anticipato, sarà celebrata il 13 aprile. In questa giornata, milioni di cristiani nel mondo si ritrovano per celebrare un momento centrale della loro fede, in attesa del Triduo Pasquale: Giovedì Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo.
La Domenica delle Palme è una commemorazione religiosa ed è anche un momento di riflessione profonda sul significato del sacrificio e della speranza. È una festa carica di emozione, che accompagna i credenti nel cammino verso la Resurrezione, ricordando che la vera vittoria non è nel potere, ma nell’amore e nella pace.
Paceco – L’aglio rosso di Nubia è una delle eccellenze gastronomiche più preziose della Sicilia. Con il suo aroma inconfondibile e le straordinarie proprietà benefiche, rappresenta una scelta di qualità sia in cucina che per la salute. Ma perché è così speciale rispetto agli altri tipi di aglio? Scopriamolo insieme.
L’aglio rosso di Nubia prende il nome dall’omonima frazione del comune di Paceco, in provincia di Trapani. Coltivato nei terreni salmastri della Riserva Naturale Integrale delle Saline di Trapani e Paceco, beneficia di un microclima unico che ne esalta sapore e caratteristiche.
La tunica esterna di colore rosso intenso è il primo segno distintivo. Ma è il profumo, intenso e persistente, a renderlo riconoscibile tra mille. In cucina, sprigiona un sapore deciso che non sovrasta gli altri ingredienti.
Una delle peculiarità dell’aglio rosso di Nubia è la sua capacità di conservarsi a lungo, anche fino a un anno, senza perdere aroma o proprietà.
Ricco di allicina, un principio attivo naturale, l’aglio rosso ha effetti positivi su pressione sanguigna, sistema immunitario e infiammazioni.
Contiene composti solforati e flavonoidi che aiutano a contrastare l’invecchiamento cellulare e riducono il rischio di malattie croniche.
Dalla pasta con le sarde al pesto trapanese, l’aglio rosso di Nubia è protagonista della cucina siciliana. Ma trova spazio anche in ricette moderne e creative, come oli aromatizzati e chutney.
Per preservarne le qualità, meglio usarlo crudo o aggiungerlo a fine cottura. Può essere conservato intero, in trecce, oppure sott’olio.
Grazie alla sua importanza storica e qualità organolettiche, l’aglio rosso di Nubia è oggi Presidio Slow Food. Una garanzia di autenticità e sostenibilità.
Acquistarlo significa sostenere le comunità rurali siciliane e preservare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente.
Scegliere l’aglio rosso di Nubia vuol dire portare in tavola un ingrediente unico, sano e ricco di storia. Un piccolo gesto che valorizza il territorio e offre benefici reali al nostro organismo.
Palermo – Domenica 30 marzo, il cuore di Palermo si animerà con una manifestazione senza precedenti: associazioni, studenti, artisti e cittadini sfileranno per le vie del centro storico in difesa della lingua siciliana. Il corteo partirà alle 10:30 da piazza Verdi e attraverserà via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele, per concludersi a piazza Bologni con esibizioni musicali, canti e “cunti” rigorosamente in siciliano.
L’iniziativa inaugura ufficialmente la “Simana dû Sicilianu”, una settimana di eventi (dal 31 marzo al 7 aprile) dedicati alla promozione della lingua, ancora oggi spesso emarginata e considerata un semplice dialetto. Ma la realtà è ben diversa.
Secondo l’UNESCO, il siciliano è una vera e propria lingua madre, con una storia letteraria secolare. Eppure, continua a essere considerato un idioma di “serie B”. Gli organizzatori denunciano un arretramento storico senza precedenti, aggravato dalla mancanza di riconoscimento istituzionale e da un uso sempre più raro, specie nei contesti formali.
La richiesta è chiara: riconoscere il siciliano come lingua co-ufficiale della Regione Siciliana. Questo significherebbe promuoverne l’uso in ambiti pubblici come la scuola, la sanità e i servizi amministrativi. Anthony Graziano, portavoce di Trinacria, spiega:
“Difendere la nostra lingua significa rafforzare le radici e proiettarci verso il futuro. Il bilinguismo è una risorsa, non un limite”.
Secondo i dati ISTAT, il siciliano perde il 4% dei parlanti ogni cinque anni. Una tendenza allarmante, che si può invertire solo con una presa di posizione netta e condivisa.
Tra gli eventi in programma:
Il messaggio è forte e semplice: “Usiamo il siciliano ovunque, senza vergognarci”. Un invito alla consapevolezza e all’orgoglio linguistico e culturale.
Difendere la lingua siciliana non è un atto nostalgico, ma un gesto concreto per valorizzare l’identità siciliana in chiave contemporanea. La Simana dû Sicilianu rappresenta un’occasione per riappropriarsi di una voce comune, da usare con naturalezza, rispetto e orgoglio.
La Pasqua in Sicilia non è solo una festa religiosa: è un’esperienza di colori, sapori e condivisione che unisce tradizione e creatività. Nel 2025, il ritorno alla semplicità incontra l’innovazione con idee originali per celebrare al meglio questa ricorrenza. Se sei alla ricerca di idee Pasqua Sicilia 2025 per sorprendere amici e familiari con regali smart, sostenibili e legati al territorio, questo articolo fa per te.
Le colombe artigianali al pistacchio di Bronte o i cannoli decorati con QR code che raccontano la storia del produttore sono tra le novità più apprezzate del 2025.
Dalle uova di cioccolato modicano alle creazioni vegane degli artigiani etnei, il cioccolato diventa simbolo di gusto e consapevolezza, spesso legato a progetti etici o sociali locali.
Un regalo sostenibile e profumato: piantine di rosmarino, origano e lavanda in vasetti in terracotta, perfette per chi ama il balcone o il giardino.
Dalle nuove edizioni illustrate sulla Settimana Santa a Enna alle storie dei riti pasquali di Trapani, un’idea regalo che nutre l’anima e valorizza le tradizioni locali.
Un’alternativa al classico uovo: un box gourmet con pane di tumminia, marmellate di agrumi, ricotta salata e vino da dessert, da regalare o gustare in compagnia.
Tour delle processioni, visite guidate in borghi come Erice o Caltagirone, oppure laboratori di ceramica e dolci pasquali: l’esperienza diventa il vero regalo.
La Pasqua 2025 è l’occasione perfetta per regalare qualcosa che racconti la Sicilia: autentico, sostenibile e carico di significato. Che sia un dono materiale o un’esperienza, l’importante è farlo con cuore.
Hai altre idee smart per la Pasqua? Scrivile nei commenti o condividi questo articolo con chi ama la nostra terra!
La Sicilia rende omaggio a una delle sue più amate specialità dolciarie con la nascita del Museo del Cannolo e dei Prodotti Tipici. Il progetto prende vita a Piana degli Albanesi, nel cuore delle Terre Normanne, a pochi chilometri da Palermo. Un’iniziativa che punta a valorizzare il celebre cannolo siciliano, simbolo dell’identità gastronomica isolana, e a promuovere le eccellenze agroalimentari del territorio. Il Museo cannolo Piana Albanesi sarà pronto per l’estate 2025, con un percorso esperienziale tra gusto, storia e innovazione.
Il Museo sorgerà all’interno di Palazzo Manzone, edificio seicentesco nel centro storico di Piana degli Albanesi, che verrà restaurato e messo in sicurezza grazie a un investimento pubblico da 1,1 milioni di euro. Il progetto, sostenuto dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e dal GAL Terre Normanne, vuole essere un punto di riferimento per la promozione delle tipicità locali e per la riscoperta delle antiche ricette.
Il museo non sarà solo uno spazio espositivo, ma una vera e propria esperienza immersiva. Il percorso includerà:
Obiettivo del museo è anche quello di rafforzare la rete dei produttori locali, stimolando il turismo enogastronomico e incentivando il consumo consapevole dei prodotti tipici siciliani. Grazie a materiali informativi, un sito web dedicato e attività promozionali, il Museo del Cannolo sarà una vetrina permanente sulla qualità e l’autenticità delle eccellenze del territorio.
La conclusione dei lavori è prevista entro giugno 2025. Il Museo del Cannolo sarà così pronto ad accogliere visitatori da tutto il mondo, offrendo un’esperienza culturale e sensoriale unica nel suo genere, nel segno del sapore autentico della Sicilia.
Trapani – Ci accingiamo alla settimana Santa e la Città si prepara a vivere uno degli eventi più attesi : “La Processione dei Misteri”. L’Unione Maestranze ha ufficializzato oggi il percorso che le sacre rappresentazioni seguiranno per le vie della città.
Come da tradizione, il corteo partirà dalla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, cuore della manifestazione religiosa. Da qui, le sacre statue attraverseranno le principali strade cittadine in un cammino che durerà oltre 24 ore.
Ecco il tragitto ufficiale:
Dopo una sosta in Piazza Vittorio Emanuele, la processione riprenderà il cammino lungo:
Il corteo religioso si concluderà con il rientro alla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, luogo simbolo della Processione dei Misteri.
La Processione dei Misteri di Trapani è uno degli eventi più suggestivi della Settimana Santa in Sicilia. Il lento cammino dei sacri gruppi scultorei, accompagnato dalle marce funebri, richiama ogni anno migliaia di fedeli e turisti. Questo rito, che affonda le sue radici nel XVII secolo, rappresenta un momento di grande devozione e identità per la comunità trapanese.
L’organizzazione di questo evento è curata con grande dedizione dall’Unione Maestranze, che coordina le varie confraternite coinvolte nella processione. I preparativi iniziano mesi prima, con la manutenzione delle statue e l’allestimento degli abiti dei portatori, per garantire il massimo splendore alla manifestazione.
La Processione dei Misteri è un appuntamento imperdibile per chiunque voglia vivere un’esperienza di fede e tradizione unica. Il nuovo percorso conferma la volontà di mantenere intatta l’essenza di questo evento storico, coinvolgendo il cuore della città in un lungo viaggio tra devozione e cultura
Se c’è un luogo capace di raccontare la storia millenaria della Sicilia, questo è sicuramente uno dei borghi più affascinanti dell’isola. Immerso in un paesaggio dominato dall’Etna, tra antiche pietre laviche e architetture medievali, questo borgo custodisce segreti, tradizioni e un fascino senza tempo.
Passeggiando per le sue strade, si ha la sensazione di essere sospesi nel tempo. Il centro storico è un autentico gioiello architettonico, dove il nero intenso della pietra lavica si mescola con il calore delle abitazioni storiche. Le chiese imponenti, i palazzi nobiliari e le strette viuzze raccontano di un passato glorioso, quando il borgo era un crocevia di culture e commerci.
Wikipedia
Tra le attrazioni più suggestive, spiccano le antiche chiese, veri scrigni d’arte sacra. La più celebre custodisce affreschi, sculture e dettagli in pietra lavica che incantano i visitatori. Il borgo è anche ricco di musei e collezioni private, che conservano reperti e testimonianze del suo glorioso passato medievale.
foto wikipedia
A rendere questo borgo ancora più straordinario è la sua posizione privilegiata. Circondato da vigneti e uliveti, offre panorami mozzafiato sul vulcano e sulle vallate circostanti. Durante le diverse stagioni, il paesaggio cambia veste: in inverno le cime innevate creano un contrasto magico con il nero della lava, mentre in estate il verde intenso della vegetazione avvolge il borgo in un abbraccio rigenerante.
Non si può visitare questo borgo senza lasciarsi conquistare dai sapori della cucina locale. I prodotti tipici raccontano la storia di una terra generosa: dai formaggi stagionati ai salumi artigianali, passando per il vino rosso corposo, che nasce proprio dalle vigne cresciute sulle terre vulcaniche. I dolci tradizionali, spesso a base di mandorle e pistacchio, sono una vera delizia per il palato.
Il borgo è facilmente raggiungibile da Catania in circa un’ora di auto, percorrendo la SS284. Per chi preferisce i mezzi pubblici, è possibile prendere un treno dalla stazione di Catania fino alla fermata locale, oppure optare per autobus di linea che collegano il borgo ai principali centri della regione.
Questo incantevole borgo non è altro che Randazzo, una delle mete più autentiche della Sicilia. Con il suo fascino medievale, il legame profondo con l’Etna e le sue tradizioni ancora vive, Randazzo è una destinazione imperdibile per chi ama la storia, la natura e la buona cucina.
La pasta è un simbolo della cucina italiana, e in Sicilia rappresenta molto più di un semplice piatto: è una tradizione radicata nella cultura e nella convivialità. Nella provincia di Trapani, ad esempio, uno dei formati più tipici è la busiata, una pasta fresca attorcigliata a mano e spesso condita con il celebre pesto alla trapanese, a base di pomodoro, mandorle, aglio e basilico. Per ottenere una cottura perfetta di questa e di altre specialità regionali, è essenziale partire da un elemento fondamentale: l’acqua. Ma perché è meglio utilizzare acqua fredda invece che calda?
L’acqua calda domestica attraversa la caldaia o lo scaldabagno, e questo può comportare alcuni rischi. Il contatto con le incrostazioni di calcare può favorire la presenza di batteri resistenti alle alte temperature, mentre l’uso di agenti chimici anticalcare nelle tubature potrebbe contaminare l’acqua. Anche se non esistono studi definitivi sui possibili effetti, per sicurezza è sempre meglio scegliere acqua fredda.
Per preparare piatti tipici come le busiate, la cottura gioca un ruolo chiave. Partire con acqua fredda permette di controllare meglio il processo di ebollizione, garantendo una cottura omogenea e una pasta con la giusta consistenza. Un piccolo accorgimento che può fare la differenza soprattutto quando si tratta di ricette tradizionali, dove ogni dettaglio è importante per rispettare i sapori autentici.
Se l’obiettivo è ridurre i tempi di cottura senza utilizzare acqua calda dal rubinetto, si può adottare una soluzione pratica: il bollitore elettrico. Un modello con capacità di 1,8-2 litri porta l’acqua a ebollizione in pochi minuti, consumando meno energia rispetto ai fornelli a gas. Una volta bollente, l’acqua può essere trasferita nella pentola, accelerando il processo di cottura senza rischi per la qualità dell’acqua.
Dalla preparazione delle busiate fatte a mano alla scelta dell’acqua giusta per la cottura, ogni passaggio è fondamentale per rispettare le tradizioni culinarie siciliane. Partire con acqua fredda non è solo una scelta di sicurezza, ma anche un modo per assicurarsi una pasta cotta alla perfezione, proprio come vuole la tradizione trapanese.
Tradizioni – Il Mercoledì delle Ceneri rappresenta l’inizio della Quaresima, un periodo di 40 giorni dedicato alla riflessione e alla penitenza in preparazione alla Pasqua. Una celebrazione antica che affonda le sue radici nella tradizione cristiana.
Questa giornata segna la fine del Carnevale e l’inizio della Quaresima, tempo di digiuno e preghiera. Il nome deriva dal rito liturgico che caratterizza la celebrazione: il sacerdote impone sulle teste dei fedeli le ceneri benedette, ottenute bruciando i rami d’ulivo della Domenica delle Palme dell’anno precedente. Questo gesto simbolizza la caducità della vita umana e la necessità di pentimento.
La data del Mercoledì delle Ceneri cambia ogni anno in base alla Pasqua, che si celebra la prima domenica dopo la luna piena successiva all’equinozio di primavera. Di conseguenza, il periodo di Carnevale varia anch’esso in funzione di questa festività mobile.
Il Martedì Grasso, ultimo giorno di Carnevale, era storicamente l’occasione per consumare i cibi più ricchi prima dell’inizio della Quaresima, periodo in cui si praticavano digiuni e astinenze alimentari. Questo contrasto tra abbondanza e penitenza riflette il significato spirituale del passaggio tra le due fasi.
La Quaresima è un tempo di raccoglimento interiore, digiuno e preghiera, che prepara i fedeli alla celebrazione della Resurrezione di Cristo. La Chiesa invita a praticare atti di carità e ad abbracciare uno stile di vita più sobrio e consapevole.