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Stop agli smartphone a scuola: proposta Valditara all’Ue
Il ministro dell’Istruzione propone una raccomandazione europea per vietare i cellulari nelle scuole primarie e medie. “È il momento di agire, tuteliamo il benessere degli studenti”
Redazione12 Maggio 2025 - Attualità



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    Bruxelles, – Un’aula senza suonerie, notifiche, scroll compulsivi. È questo lo scenario immaginato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che oggi a Bruxelles ha chiesto ai colleghi europei di voltare pagina: basta smartphone tra i banchi delle scuole primarie e medie. “È giunto il momento di intervenire con decisione”, ha detto, invocando una raccomandazione comune che fermi l’invasione digitale nelle aule d’Europa.

    Una proposta che arriva a meno di un anno dall’introduzione del divieto italiano, in vigore da settembre 2024, e che ora punta a diventare un modello continentale. L’obiettivo? Semplice e ambizioso: proteggere il benessere psicologico e cognitivo di bambini e adolescenti, restituendo alla scuola il suo ruolo di luogo di ascolto, concentrazione e relazioni autentiche.

    Un segnale forte: “Diamo ai nostri figli una pausa”

    “Se vogliamo davvero bene ai nostri figli – ha dichiarato Valditara – dobbiamo garantire loro a scuola una pausa dai cellulari”. Il tono è fermo, la preoccupazione reale. Il ministro cita studi scientifici che documentano l’impatto negativo dell’abuso di dispositivi mobili in età evolutiva: calo di attenzione, perdita di memoria, difficoltà nel linguaggio e nello sviluppo del pensiero critico. “Non possiamo restare a guardare mentre lo smartphone ruba tempo all’apprendimento e alla crescita personale”.

    La proposta prevede eccezioni mirate, come l’uso di supporti tecnologici per studenti con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento, nell’ambito di piani educativi personalizzati.

    Una sfida europea, un fronte comune contro l’iperconnessione

    Non si tratta di un’iniziativa isolata. In Europa, diversi Stati membri stanno già muovendo passi in questa direzione. La Francia ha introdotto limiti severi già nel 2018. Altri paesi – come Belgio, Svezia, Germania – stanno sperimentando soluzioni simili. “Serve un coordinamento a livello Ue – ha sottolineato Valditara – perché i rischi della digitalizzazione precoce non si fermano ai confini nazionali”.

    E i rischi non sono solo scolastici. Il ministro ha citato anche le minacce connesse ai social: cyberbullismo, esposizione a contenuti violenti, pornografia minorile. “Dobbiamo dare ai nostri ragazzi gli strumenti per stare nel mondo digitale, ma prima ancora dobbiamo proteggerli”, ha detto.

    Ampio consenso, ora la parola passa all’Ue

    L’intervento di Valditara ha ottenuto un’accoglienza positiva: nessuna opposizione esplicita, anzi, diversi ministri europei hanno espresso sostegno all’idea di una raccomandazione condivisa. L’ipotesi ora è che si possa avviare un iter formale che porti a una posizione comune dell’Unione. Un primo passo potrebbe essere l’estensione del divieto anche alle scuole superiori, oggi escluse dalla norma italiana.

    Una scuola che ritrova la voce

    In un tempo in cui i ragazzi passano in media oltre 6 ore al giorno davanti a uno schermo, la proposta italiana ha il sapore di una piccola rivoluzione. Non si tratta solo di vietare, ma di restituire spazio all’attenzione, al silenzio, al confronto vero. Nelle aule, nei corridoi, nei cortili.

    Una pausa dai dispositivi, sì. Ma anche un’opportunità per riscoprire cosa significhi davvero imparare, insieme.





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