Trapani
Sequestrati 6 chili di cocaina e 20 chili di hashish a Trapani
Il più grosso sequestro degli ultimi 15 anni
Redazione6 Giugno 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Trapani – Sabato notte, a Trapani, la Polizia di Stato ha sequestrato oltre 6 chili di cocaina e 20 chili di hashish, trasportati a bordo di un Tiguan proveniente dalla Sicilia orientale e diretto nel trapanese.

    Il conducente del veicolo, un incensurato ventitreenne residente nel siracusano, di professione bracciante agricolo, viaggiava sul tratto autostradale Palermo – Trapani.

    Alla vista di una pattuglia della Polizia Stradale, impegnata in un ordinario servizio di controllo, il giovane ha arrestato la marcia accostandosi a una piazzola di sosta; la condotta sospetta del conducente e il fatto che non fosse in grado di fornire una motivazione della sua presenza in provincia, ha reso necessario l’intervento degli investigatori della Squadra mobile.

    Un primo controllo, in autostrada, ha permesso il rinvenimento di diversi panetti di hashish, per il peso complessivo di 5 chili. Il veicolo è stato poi condotto in Questura e sottoposto a un’accurata perquisizione, che ha consentito il rinvenimento di altri panetti di hashish, molti dei quali occultati in nascondigli
    ricavati dalla carrozzeria del veicolo. Alcuni involucri contenenti hashish sono stati trovati in seguito alla rimozione del cielo del veicolo, altri in vani appositamente predisposti, per complessivi 20 chili hashish Da ultimo, gli operatori, rimuovendo i blocchi fari posteriori, hanno estratto, dai corrispondenti
    incavi, cinque panetti di cocaina, per il peso complessivo di 6 chili e 270 grammi. Si tratta del più grosso sequestro di cocaina operato dalla Polizia di Stato negli ultimi quindici anni. La droga era certamente destinata alle piazze di spaccio del trapanese. Il suo valore di mercato
    si aggira intorno ai 600 mila euro. Il giovane siracusano, tratto in arresto, è stato condotto in carcere. Il 4 giugno scorso, su richiesta della Procura della Repubblica di Trapani, il GIP competente ha convalidato l’arresto e disposto nei confronti dell’arrestato la custodia cautelare in carcere  presso la Casa circondariale di Trapani. Si rappresenta che la responsabilità penale delle condotte elencate sarà definita solo dopo l’emissione di eventuali sentenze passate in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.




  • Alcamo
    Omicidio Antonino Arculeo. Arrestato dalla Polizia di Stato il terzo complice
    Le indagini proseguono alla ricerca di altri eventuali complici
    Redazione28 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Alcamo – Nella serata di ieri, la Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica di Trapani, ha eseguito una misura cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Trapani nei
    confronti di un trentaduenne alcamese, Alessio Parrino, ritenuto responsabile dei delitti di omicidio, distruzione e soppressione di cadavere.

    Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Palermo e da quella di Trapani, con il supporto operativo del Commissariato di Partinico e di Alcamo, hanno consentito di formulare l’ipotesi del coinvolgimento nell’efferato omicidio del partinicese Antonino Arculeo, il cui cadavere semicarbonizzato è stato rinvenuto nel territorio di Calatafimi – Segesta, nella zona  “Terme Gorga”, lo scorso 9 maggio.

    In manette erano già finiti altri due uomini di Partinico

    Nell’immediatezza dei fatti, erano stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto, due uomini di Partinico Dario Milana, 47 anni, e Gioacchino Leto, 35 anni , accusati di concorso in omicidio e distruzione di cadavere e in atto ristretti in carcere su disposione del Gip di Palermo, confermata oggi dal Gip di Trapani, anche a seguito delle indagini svolte su delega della Procura del capoluogo.

    Il movente dell’omicidio

    Dietro quella morte orribile: un inquietante intreccio tra prestiti a tassi usurai e relazioni personali. Le ipotesi al vaglio degli investigatori parlano di un possibile regolamento di conti legato all’attività di prestiti usurai che Arculeo avrebbe portato avanti nel tempo. Ma accanto al movente economico, emergono anche elementi più delicati: da indiscrezioni, l’uomo intratteneva relazioni personali che potrebbero aver contribuito a scatenare il delitto. Un contesto complesso che presenta implicazioni sia finanziarie sia emotive.

    La ricostruzione degli investigatori

    (la vittima Antonino Arculeo)

    Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima, Antonino Arculeo, sarebbe stata colpita con almeno 17 coltellate, in un contesto di estrema violenza, in un luogo isolato dove il corpo è stato dato alle fiamme nel tentativo di ostacolare le indagini e rendere difficile l’identificazione. L’attività investigativa, sviluppata attraverso rilievi tecnici, analisi dei tabulati telefonici, tracciamenti Gps e acquisizione di immagini da sistemi di videosorveglianza, ha permesso di ricostruire le fasi precedenti e successive all’omicidio, consentendo di produrre alla Procura rilevanti risultanze probatorie.

    Ora si vuole accertare eventuali altri complici

    Le indagini proseguono per accertare eventuali responsabilità di altre persone e per definire il movente del delitto che sembrerebbe essere legato a motivi economici e alla ragionevole possibilità che i correi intendessero sottrarre alla vittima una cospicua somma di denaro, che l’uomo portava con sé la sera dell’omicidio, essendo documentato il maldestro tentativo di somministrargli un integratore di melatonina con la verosimile intenzione di stordirlo. Per il Gip, che ha accolto in pieno le risultanze investigative, Per il Gip, che ha accolto in pieno le risultanze investigative rassegnate dalla Polizia, il Parrino avrebbe messo in atto il piano per uccidere Arculeo insieme agli altri due complici, Leto e Milana. Parrino una volta arrestato è stato condotto presso la Casa Circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

    La nota della questura

    Si rappresenta che la responsabilità penale delle condotte elencate sarà definita solo dopo l’emissione di eventuali sentenze passate in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

    La vicenda

    Antonino Arculeo, 74 anni di Partinico era scomparso da casa a Partinico il 7 maggio scorso ed era stato trovato morto il venerdì successivo a Calatafimi. Ai due indagati, fermati, la polizia è arrivata dopo la denuncia dei figli della vittima che avevano segnalato l’allontanamento del padre e raccontato che l’auto di Arculeo, la sera della scomparsa, era stata coinvolta in un grave incidente ad Alcamo e che uno dei due uomini che erano in macchina era scappato via.

    Dalle indagini era emerso che a bordo c’erano Leto, che aveva fatto perdere le sue tracce, e Milana che, invece, era andato in ospedale per rendersi irreperibile poche ore dopo. Leto, convocato alla polizia, ha anche tentato la fuga, ma gli investigatori, che ne seguivano gli spostamenti, hanno scoperto che si trovava a Lamezia Terme.

    Il giorno successivo l’uomo si è presentato in commissariato a Partinico e ha guidato gli agenti sul luogo del ritrovamento del corpo di Arculeo. Il corpo di Arculeo era stato ritrovato bruciato, con diverse ferite di arma da taglia e con alcuni morsi di animali.

    Alla polizia ha ammesso di aver preso parte all’omicidio insieme a Milana, sostenendo che sarebbe stato il complice a uccidere la vittima a coltellate e che poi ne avrebbe bruciato il corpo e si sarebbe disfatto dell’arma: un coltello da cucina.




  • Palermo
    Appello processo droga “Trapani bene” pene parzialmente ridimensionate
    La Corte di fatto ha confermato la struttura dell’organizzazione e la gravità delle accuse
    Redazione14 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – La Corte d’Appello di Palermo, presidente giudice Sergio Gulotta ha emesso nel pomeriggio di oggi  – 14 Maggio 2025 – la sentenza di secondo grado nei confronti di imputati già condannati in primo grado dal Tribunale di Trapani e coinvolti nell’inchiesta sul traffico di droga effettuata dagli investigatori della Squadra Mobile denominata operazione “Trapani bene”.

    La sentenza odierna ha parzialmente modificato le pene inflitte in primo grado dal tribunale di Trapani per quasi tutti gli imputati.

    Il principale imputato, Massimiliano Voi, ritenuto a capo dell’organizzazione, ha visto  la propria condanna ridotta da 30 anni a 26 anni e 8 mesi di reclusione. Riduzioni anche per gli altri imputati: Mariano Galia condannato a 13 anni e 4 mesi, Annibale Baiata a 12 anni e 6 mesi, Giuseppe Rinaudo a 8 anni, Antonio Voi a 8 anni e 9 mesi, Crispino Erice a 3 anni e 6 mesi con una multa di 16.000 euro, e Francesco Paolo Salerno a 3 anni con una multa di 9.000 euro

    La Corte ha inoltre dichiarato estinti per prescrizione i reati contestati a Maria Papa, Giuseppa Costa, Francesco Fiorino e Antonio Voi per alcuni capi d’imputazione. Revocate anche le sanzioni accessorie per alcuni degli imputati e ridotta la durata dell’interdizione dai pubblici uffici da perpetua a cinque anni per Crispino Erice.

     




  • Trapani
    Scandalo cimitero Trapani. Torna libero l’ex necroforo
    Rimane ai domiciliari l'operaio Grimaudo
    Laura Spanò2 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Trapani – Il tribunale del Riesame, giudice Antonia Pappalardo, ha disposto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’ex necroforo del cimitero di Trapani, Mario Pizzurro, coinvolto nell’inchiesta effettuata dalla squadra mobile del capoluogo, sul presunto malaffare legato alla gestione dei servizi cimiteriali

    Pizzurro era stato arrestato lo scorso 14 aprile con Emanuele Renato Grimaudo muratore, che resta ai domiciliari.

    Il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare emessa dal Gip di Trapani. “Il quadro indiziario a carico del mio assistito è stato fortemente ridimensionato – ha dichiarato l’avvocato Fabio Sammartano – non è mai stata raccolta alcuna prova concreta riguardo a episodi di malaffare, né tanto meno al ricevimento di denaro illecito da parte del signor Pizzurro. Nessun elemento dimostra che abbia mercanteggiato la sua funzione pubblica”.

    L’avvocato ha poi aggiunto che, alla luce di questa decisione, “l’amministrazione comunale di Trapani dovrà ora revocare senza indugio il provvedimento di sospensione dal servizio”. Ed ancora: “Valuterò assieme al mio assistito eventuali iniziative legali contro chi ha dato via al l’indagine con affermazioni gravi ed ingiuste al solo scopo di perseguire utilità imprenditoriale”.

    Nei giorni scorsi, il Tribunale aveva già annullato le misure interdittive nei confronti dei titolari di tre agenzie funebri, anch’essi coinvolti nell’indagine.




  • Trapani
    “Il caffè del becchino”. Ecco i nomi
    Trapani: corruzione al cimitero. Due ai domiciliari, tre divieti all’esercizio d’impresa
    Rino Giacalone14 Aprile 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Trapani – Si chiama Mario Pizzurro il necroforo finito oggi ai domiciliari per corruzione. Con lui anche un operaio, Emanuele Renato Grimaudo. Pizzurro è dipendente del Comune di Trapani e di recente è stato trasferito a svolgere le mansioni di accalappiacani. La misura cautelare firmata dal gip del Tribunale di Trapani, giudice Giancarlo Caruso, prevede anche tre interdittive all’esercizio di impresa per dodici mesi: destinatari sono stati gli impresa di onoranze funebri, Vito Dolce, già noto per essere stato per anni esponente politico di Forza Italia e per un periodo presidente della Sau, l’ex municipalizzata del trasporto urbano a Trapani, Vito Polisano e Giuseppe Colletta. Indagato, raggiunto da avviso di garanzia è il medico legale dell’Asp Paolo Meduri. In totale sono una ventina gli indagati, in particolare coloro i quali hanno deciso di accettare le scorciatoie proposte dal Pizzurro per tumulazioni veloci del caro estinto.

    L’indagine partita nel 2023

    Una indagine cominciata nel 2023 e che è proseguita sino a maggio 2024. Tutto è partito da una denuncia firmata dal dirigente del Comune di Trapani incaricato dei servizi cimiteriali, ma poi si è aggiunta la denuncia di chi da un giorno all’altro recandosi al cimitero non ha più trovato le sepolture dei propri cari, estumulazioni compiute senza alcun avviso. Da qui sono emersi gli episodi di corruzione. C’era chi pagando quella che gli stessi impresari funebri indicavano essere “il caffè del necroforo”, otteneva tumulazioni più care rispetto al normale tariffario ma veloci. Una bustarella che andava dai 50 ai 300 euro, tutto dipendeva anche dalle possibilità economiche del “beneficiario” del favore. Nel solo periodo d’indagine Pizzurro avrebbe intascato circa 8 mila euro, ma considerato che l’abitudine pare non fosse recente, il guadagno fuori busta potrebbe essere maggiore.

    Le cortesie a Pizzurro

    Le “cortesie” a pagamento di Pizzurro e Grimaudo avrebbero riguardato anche altro, come per esempio i lavori all’interno delle cappelle cimiteriali: fatte in orario di chiusura del cimitero, in modo da sfuggire a sguardi indiscreti e in questo caso i proprietari delle cappelle dovevano pagare solo il necroforo, senza versare nemmeno un euro degli oneri previsti a favore del Comune. Un raggiro che ancora non è stato esattamente quantificato, ma le mancate entrate per le casse comunali pare non essere di poco conto. Il medico dell’Asp è indagato perché sospettato di aver redatto false attestazioni circa la decomposizione delle salme estumulate, in qualche caso una delega ad accertare conferita allo stesso necroforo.

    Il sistema consolidato

    Un sistema consolidato di gestione privata della cosa pubblica, esercitata, in alcuni casi, attraverso la costrizione dei privati cittadini, a dare e promettere e danaro in cambio di sepolture veloci, in altri, attraverso patti illeciti in cui il privato, consapevolmente, pagava per accedere ai servizi cimiteriali attraverso corsie preferenziali. Pizzurro avrebbe agevolato alcuni fiorai trapanese, segnalando loro la presenza di fiori freschi, appena deposti, che venivano prontamente prelevati dagli spazi cimiteriali, per essere in seguito rivenduti. Con le immagini di una video camera nascosta, i poliziotti della Squadra Mobile, diretti dalla dirigente Silvia Cascino, hanno colto Pizzurro e l’operaio aprire la sera un varco laterale del cimitero ad un furgone a bordo del quale venivano poste le ghirlande e fiori appena deposti nel camposanto.

    Le ipotesi di reato documentate

    Nel corso dell’indagine sono state documentate ben 25 ipotesi delittuose – di cui 10 episodi corruttivi – in riferimento ai quali sono stati segnalati alla locale Procura altrettanti privati cittadini, che avrebbero consapevolmente contratto con il necroforo il pactum sceleris utile ad assicurare ai loro cari procedure di sepoltura “accellerate”, in cambio di denaro; in altre tre vicende, altrettanti soggetti privati sarebbero stati indotti a corrispondere denaro, al fine di conseguire l’ingiusto vantaggio di accedere all’esecuzione dei servizi cimiteriali con tempistiche velocizzate.




  • Marsala
    Marsala. Ferisce un connazionale forse per un materasso, un arresto
    La lite è avvenuta tra due clochard, la vittima rimane in prognosi riservata
    Redazione12 Aprile 2025 - Cronaca



  • automobile polizia di marsala Cronaca

    Marsala – Un ferito in gravissime condizioni e un arresto. E’ il bilancio di una rissa per futili motivi avvenuta oggi nella zona di contrada Strasatti a Marsala tra due nordafricani. Uno dei due al culmine della lite pare per un materasso ha ferito con una coltellata il connazionale che è stato trasportato in gravissime condizioni all’ospedale Abele Ajello di Mazara. Un fendente all’addome. Ora l’aggressore un tunisino di 43 anni senza fissa dimora, è stato arrestato da agenti della polizia e il fermo è stato convalidato.

    La cronaca

    La lite per motivi banali, forse per un materasso o una coperta. Una discussione che poi come al solito è degenerata con l’aggressore che ha colpito con un coltello da cucina il connazionale raggiunto da un fendente all’addome. L’uomo è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico resta in prognosi riservata. A portare all’aggressore, le testimonianze e le immagini di videosorveglianza della zona. All’arresto sono intervenuti gli investigatori del Commissariato di Marsala e della Squadra Mobile di Trapani. L’aggressore è stato fermato con l’accusa di tentato omicidio aggravato e si trova in custodia, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

    La Nota della Questura

    Nei giorni scorsi, i poliziotti del Commissariato di Marsala e della Squadra Mobile di Trapani, grazie ad una puntuale ricostruzione della dinamica degli eventi ed alla fulminea identificazione dell’autore del fatto di sangue, operavano con successo, dopo pochissime ore dall’accaduto, il fermo di indiziato di delitto a carico di un cittadino extracomunitario originario della Tunisia, privo di fissa dimora e
    sprovvisto di un valido ed idoneo titolo di soggiorno sul territorio italiano, per il reato di tentato omicidio aggravato perpetrato ai danni un suo connazionale, anch’egli allo stato irregolare in Italia.

    In particolare, il citato accoltellatore tunisino veniva fermato dagli investigatori della Polizia in quanto gravemente indiziato di aver sferrato con un coltello da cucina di notevoli dimensioni, un fendente, ritenuto dagli inquirenti potenzialmente fatale, all’addome di un suo conoscente, un tunisino che dimorava in Contrada Strasatti, a seguito di un alterco sfociato tra i due soggetti per futili motivi legati ad una asserita contesa sulla proprietà di un materasso o di una banale coperta.

    Il malcapitato, a causa della grave ferita riportata, veniva trasportato all’Ospedale di Mazara del Vallo in condizioni critiche, con prognosi riservata sulla vita per poi essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Nel corso della serrate indagini condotte dagli agenti del Commissariato di P.S. lilibetano e
    della Squadra Mobile di Trapani, durante le quali venivano assunte le dichiarazioni di più testimoni e trovati innumerevoli riscontri, veniva dissipato ogni dubbio sulla responsabilità penale dell’aggressore tunisino e sul movente del brutale accoltellamento. In particolare, la tempestiva acquisizione e l’accurata analisi dei filmati estrapolati dagli impianti di videosorveglianza presenti sui luoghi dell’evento criminoso hanno permesso di ricostruire i singoli momenti della progressione delittuosa, riuscendo così gli Agenti della Polizia di Stato ad acquisire essenziali fonti di prova per incriminare l’autore del
    sanguinario episodio.

     

     

     

     

     

     





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