Trapani – Chi non lo ha provato, non può capire cosa significa un sorriso spento o negato a causa della mancanza dei denti. Ma soprattutto il dolore patito per poter ritornare ad avere quel sorriso e la delusione di non esservi riuscita a causa della leggerezza di dottori poco affidabili o addirittura truffaldini.
E’ quanto accaduto ad una serie di pazienti siciliani e trapanesi che si erano affidati alle cure delle cliniche Visodent. Cliniche sponsorizzate con un’ottima campagna di marketing e un’offerta: visite gratuite per un controllo. In pratica il sistema per trattenere i clienti oltre il primo appuntamento era proporre subito un finanziamento accessibile. Alla fine, tutto è avvenuto in queste settimane, queste cliniche che promettevano di ridare a tutti un sorriso si sono rivelate per quello che in realtà erano: una truffa. Sono tutti scomparsi, medici, infermieri, avvocati, amministratori, lasciando centinaia di pazienti disperati. I loro racconti sono da horror.
Per la signora si tratta di due anni di calvario, alcuni impianti falliti, un sorriso negato e cinque mila euro di finanziamento andati in fumo. L’odissea della signora Francesca Lamia di Trapani inizia nell’agosto 2023 quando decide di rivolgersi alla clinica Visodent di Trapani. Quella che doveva essere una semplice visita di controllo per un “provvisorio” staccato, si trasforma in un vero incubo, costellato di interventi falliti, diagnosi contrastanti e una frustrante ricerca di risposte.
La prima visita che la signora Lamia effettua rivela una “parodontite e una gengivite avanzate”, che le rende i denti “mobili”. La soluzione proposta è drastica: rifare l’intera arcata superiore. Un canino occulto, scoperto tramite radiografia, complica il quadro. Inizialmente, le viene detto che il canino prima dell’inserimento di sei impianti, dovrà essere rimosso. L’inserimento viene eseguito da un medico diverso da quello della prima visita. Qui nasce la prima, clamorosa contraddizione: il nuovo medico decide di non rimuovere il canino occulto, sostenendo che servirà da sostegno per gli impianti. Una decisione che si rivelerà fatale.
Dopo qualche mese, un impianto salta. L’assistente, incredula, esclama: “Dobbiamo ricominciare tutto da capo!”. Iniziano una serie di rinvii, di scuse e la “scomparsa” del dottore che aveva eseguito l’intervento. Vengono addotte diverse giustificazioni, la signora Lamia in ogni caso non lo rivedrà più. I mesi intanto diventano quasi due anni e la situazione non si risolve. La paziente, esasperata, chiede un confronto con un responsabile. Riesce a parlare con il dottor Allitto di Messina, il quale, senza mai visitare la signora Lamia e guardando solo la radiografia, sentenzia: “Dobbiamo rifare tutto”. Alla domanda sul motivo del fallimento dell’impianto, la risposta è solamente “rigetto”. La signora allora Cchiede delucidazioni sul destino degli altri impianti e sui costi, avendo già pagato 5 mila euro. La risposta è: “Vediamo, non lo so”.
La paziente torna dopo altri mesi e trova un terzo medico a questo punto minacciando una denuncia, la paziente ottiene la verità: “Purtroppo questi impianti sono stati messi male”. La situazione è disastrosa: su sei impianti, solo cinque sono rimasti, e di questi, due devono essere rimossi perché “non hanno aderito bene all’osso”. Il canino occulto, non può essere rimosso, in contraddizione con la diagnosi iniziale. La prospettiva finale è agghiacciante: tenere in bocca solo tre impianti e rimettere una protesi mobile. La paziente, furiosa, minaccia la denuncia e il rimborso totale dei soldi.
A novembre 2024 dopo aver minacciato azioni legali e il rimborso dei soldi versati, la paziente viene messa in contatto con l’amministrazione e l’avvocato della clinica. “Sono cose che capitano” le viene detto. Alla fine, viene promesso il rimborso completo. La paziente, ormai decisa a chiudere ogni rapporto con la clinica, fornisce il numero del suo avvocato. Un membro del personale, in privato, le suggerisce di non arrendersi e le conferma l’incompetenza di chi le ha eseguito il lavoro, rivelando che molti si “improvvisano implantologi” senza avere le competenze necessarie.
Da quel momento, la paziente si è rivolta al suo avvocato, dando il via a una battaglia legale per ottenere giustizia e recuperare quanto perso, non solo in termini economici, ma anche di salute e serenità.
Roma – La stagione del 730 è iniziata e milioni di italiani stanno utilizzando lo Spid per accedere ai servizi della pubblica amministrazione. Ma proprio in questo periodo, aumenta il rischio della pericolosa truffa del “doppio Spid”, che mette a rischio rimborsi e pensioni. Scopri come riconoscerla, evitarla e cosa fare se sei già vittima.
Il “doppio Spid” sfrutta una debolezza del sistema: è possibile attivare più identità digitali valide con lo stesso codice fiscale, usando semplicemente indirizzi email e numeri di telefono diversi. I truffatori rubano documenti d’identità e selfie attraverso sms falsi (smishing), creando così un secondo Spid fraudolento. Con questa identità parallela possono incassare rimborsi fiscali o pensioni, modificare dati bancari e persino firmare documenti digitalmente a tua insaputa.
Gli sms fraudolenti simulano comunicazioni ufficiali di enti come l’Inps e contengono link che conducono a siti falsi. Una volta aperto il sito, ti viene chiesto di inserire dati sensibili come documenti di identità o video-selfie. Fai attenzione: nessuna istituzione pubblica ti chiederà mai dati personali tramite sms.
Se hai inviato documenti o cliccato su link sospetti:
Mazara del Vallo – Scoperta dalle fiamme gialle una truffa ai danni del servizio sanitario. Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trapani hanno concluso un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Marsala relativa a una truffa in danno del Servizio Sanitario Nazionale
I finanzieri hanno denunciato un farmacista e una dipendente accusati di truffa e falsità materiale nei confronti del sistema sanitario nazionale.
Le indagini portate avanti dagli investigatori delle fiamme gialle della Tenenza di Mazara hanno scoperto che il professionista avrebbe simulato la cessione di farmaci a ignari pazienti, falsificando le relative prescrizioni mediche per beneficiare in modo illegittimo dei rimborsi del servizio sanitario nazionale per circa 5 mila euro.
Il professionista è stato bloccato in auto dai militari della tenenza di Mazara del Vallo con uno scatolone pieno di medicine senza i bollini farmaceutici, le cosiddette fustelle. Anche in casa sono stati trovati altri medicinali non consegnati ai pazienti.
Nei controlli con le ricette elettroniche sarebbe stato accertato il raggiro. I farmaci trovati appartengono, infatti, alla categoria “A”, cioè sono classificati come essenziali e a totale carico del sistema sanitario, permettendo ai pazienti, grazie alla prescrizione medica, di godere dell’esenzione dal pagamento del cosiddetto “ticket”.
Il professionista, nel vano tentativo di giustificare quanto successo ha regalato farmaci ai pazienti indicati nelle false prescrizioni mediche, facendo loro firmare apposite dichiarazioni in cui si asseriva che vi erano stati degli errori nell’emissione delle ricette oggetto delle indagini.