Trapani – “Prendo atto della sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Trapani nell’ambito dell’annosa querelle politica che mi vede contrapposto all’On.le Eleonora Lo Curto, querelle che quest’ultima ha voluto spostare dal piano politico a quello giudiziario”.
“Non è la prima volta che ciò accade se è vero, come è vero, che uno strascico del procedimento odierno si avrà sempre davanti al tribunale di Trapani il prossimo 13 marzo. Allo stato non posso che rilevare che il Tribunale di Trapani ha ritenuto legittimo il diritto di critica e replica politica, tanto mio quanto dell’Assessore Rosalia D’Ali, a fronte degli attacchi politici gratuiti e non richiesti sferrati dalla Lo Curto in danno del sottoscritto, dell’intera amministrazione comunale e della governance dell’Ente Luglio Musicale Trapanese. Ringrazio, per l’ennesima volta, i miei difensori”.
La vicenda risale al 2021 ed è relativa al contesto della polemica scoppiata l’anno prima relativamente al contributo regionale all’Ente Luglio Musicale trapanese. Tranchida era accusato di diffamazione “perché – si legge nel capo d’imputazione – nella sua qualità di sindaco del Comune di Trapani, offendeva la reputazione della Lo Curto”. Fu anche diffuso un comunicato stampa nel quale, secondo l’ex parlamentare, Tranchida “faceva affermazioni offensive”. La questione ruotava attorno ad una breve intervista rilasciata dalla stessa Eleonora Lo Curto all’emittente Telesud nella quale aveva dichiarato che un contributo stanziato dalla Regione Siciliana in favore dell’Ente Luglio Musicale trapanese era stato probabilmente cancellato.
Castelvetrano – Un report giornaliero sullo stato di attuazione dell’attività di riduzione dei livelli idrici della diga Trinità di Castelvetrano, nel Trapanese. L’ha richiesto, con una lettera ufficiale al dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti (Dar), il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
La nota segue la riunione che si è tenuta a Palazzo d’Orleans martedì scorso per affrontare le problematiche connesse alle gravi carenze di sicurezza dell’invaso. È stato il ministero delle Infrastrutture il 14 gennaio – così come emerso nel corso dell’incontro del 21 gennaio in Presidenza – a chiedere al Dar di adeguarsi a quanto previsto dal documento di Protezione civile della diga.
Intanto ogni secondo dalla diga fuoriescono 1500 litri di acqua che percorrono il fiume Delia fino a sfociare in mare, a Mazara del Vallo. E questo succede da circa una settimana. L’invaso, secondo quanto stabilito dal Ministero delle Infrastrutture, deve scendere a 50 metri sul livello del mare. La diga non rispetta i canoni di sicurezza.
Castelvetrano – Non ci va tanto per il sottile il deputato trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, e sulla vicenda che da giorni tiene banco in tutta la Sicilia e nelle stanze che contano a Roma, quella relativa alla messa fuori servizio della diga Trinità di Castelvetrano, dice la sua.
«Il gatto e la volpe, maestri dell’inganno: Renato Schifani e Nello Musumeci. Il primo, attuale presidente della Regione, apprende solo dopo una settimana che da Roma è giunta la lettera che dispone la chiusura della diga Trinità. Il secondo, ministro dalla memoria corta, nel question time in Parlamento, punta l’indice sul “gestore” della diga Trinità, proprio la Regione Siciliana, dimenticando che proprio lui è stato Presidente prima di Schifani. Ma noi, che non siamo altrettanto smemorati come Musumeci, ricordiamo bene quando nel 2019 si dichiarò stupito delle condizioni delle nostre dighe, con problemi strutturali e limitazioni d’invaso».
Il deputato regionale trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, riprende una dichiarazione dell’allora Presidente Musumeci per denunciare sei lunghi anni di colpevole inerzia dei governi di centrodestra. Tanti ne sono trascorsi da quel gennaio del 2019, quando Musumeci annunciava che in un anno, insieme al Dirigente Cocina, oggi a capo della Cabina di regia regionale per la crisi idrica, stavano facendo per la messa in sicurezza delle dighe tutto ciò non era stato fatto nei precedenti 30.
«Il risultato di quelle parole, lo vediamo in questi giorni – dice Ciminnisi –. Sei anni dopo quella dichiarazione, l’Ufficio Dighe ha messo fuori esercizio la diga Trinità per gravi carenze infrastrutturali, certificando, semmai ve ne fosse bisogno, il fallimento del duo Musumeci-Schifani, “amici” a fasi alterne. A farne le spese sono gli agricoltori trapanesi, vittime di una “continuità” politica di cui tutto il centrodestra siciliano, che governa da sette anni, dovrebbe vergognarsi».
Roma – “In merito alla situazione della diga Trinità di Castelvetrano, si rileva che il Concessionario e Gestore è la Regione Siciliana. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato, ad aprile 2024, il procedimento per la limitazione – ulteriore rispetto a quella in atto dal 2022 – o la messa fuori esercizio dell’invaso ed ha richiesto l’aggiornamento delle verifiche, che hanno confermato gravi carenze di sicurezza in condizioni statiche, sismiche e di piena; all’esito, il Mit, in data 14 gennaio 2025, ha disposto la messa fuori esercizio dell’invaso, da attuarsi mediante la progressiva riduzione dei livelli idrici secondo modalità e precauzioni gestionali che restano nella responsabilità del Gestore dell’opera”.
Lo ha reso noto il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci in aula alla Camera durante il question time rispondendo a una interrogazione di Davide Faraone (Iv) sulla funzionalità della diga Trinità, nel Trapanese, e sulla prevenzione di nuove crisi idriche in Sicilia.
“In relazione alla gestione emergenziale per il grave deficit idrico nel territorio della Regione Siciliana, il Consiglio dei ministri nella seduta del 6 maggio 2024 ha deliberato – ha aggiunto il ministro – lo stato di emergenza ed ha concesso un primo stanziamento di 20 milioni di euro; successivamente, nella seduta del 9 dicembre 2024, ha integrato il precedente finanziamento con ulteriori 28,1 milioni”.
Inoltre “il 7 giugno scorso è stato approvato il Piano degli interventi urgenti predisposto dal Commissario delegato nei limiti dei primi 20 milioni; si è invece in attesa, da parte del Commissario delegato, della proposta di utilizzo di ulteriori 28,1 milioni. Risulta attualmente al concerto del Ministero dell’Economia e delle Finanze uno schema di ordinanza volta ad autorizzare la Regione Siciliana a versare la somma di circa 71 milioni di euro (con oneri posti a carico del bilancio della stessa Regione) nella contabilità speciale intestata al Commissario delegato, per la realizzazione di misure e interventi ulteriori rispetto a quelli contenuti nel predetto Piano degli interventi”.
“Il ministro Musmeci ci ha di fatto confermato che la diga Trinità di Castelvetrano verrà dismessa”. Lo ha detto Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, nel corso del question time con il ministro della Protezione civile. “Si è purtroppo facili profeti – ha aggiunto – nel prevedere che il prossimo anno la Sicilia si troverà a vivere un vero e proprio dramma idrico. Ci troviamo in una situazione disastrosa ma governo e Regione non pongono alcun rimedio. La rete idrica continua a disperdere il 50% dell’acqua, le dighe sversano in mare le potenziali riserve idriche per l’estate, i pozzi non vengono scavati e i dissalatori a disposizione sono poco più che giocattoli. In più, la chiusura della diga Trinità rischia di annientare le imprese d’olio e di vino che dipendono da essa: già l’anno scorso la loro produzione è diminuita del 40% per la riduzione dell’acqua. Che cosa succederà quando di acqua non ne avranno più? Mentre il governo continua a latitare per il presidente Schifani, invece, gli invasi sono allo stesso livello dell’anno scorso e tutto va bene: è un bugiardo seriale”.
Castelvetrano – Fa discutere la disposizione di messa fuori servizio da parte del Ministero delle Infrastrutture della diga trapanese Trinità.
«Il Ministero per le infrastrutture avrebbe disposto la chiusura o, per dirla con termini tecnici e burocratici, la “messa fuori esercizio”, della diga Trinità. Ho depositato una richiesta di audizione urgente in Commissione perché migliaia di ettari di vigne e olivi ed altre pregiate colture nel Belìce rischiano di rimanere a secco. La Diga Trinità senza acqua vuol dire il tracollo di un pezzo importante della economia dell’intera provincia di Trapani».
I timori sulla “messa fuori esercizio” della diga Trinità espressi dal deputato regionale del M5S, Cristina Ciminnisi, e soprattutto il futuro della infrastruttura e dell’economia agricola belicina, sono oggetto anche di un’interrogazione urgente al Presidente della Regione e agli Assessori per i Servizi di pubblica utilità e all’Agricoltura.
«Le paratie della diga – dice Ciminnisi – sono aperte da giorni e l’acqua delle ultime piogge, attese per placare la siccità, sembra siano state scaricate in mare. Il livello dell’acqua nell’invaso si sta abbassando ben al disotto dei limiti di sicurezza già imposti dall’Ufficio dighe del Ministero per le Infrastrutture. Tutto sembra convergere sulla ipotesi di “messa fuori esercizio” del bacino, e la crisi idrica ed economica dell’agricoltura del comprensorio rischia di tramutarsi in una bomba sociale».
«Il Governo Schifani sia chiaro con gli agricoltori – continua Ciminnisi -: l’ipotesi di definitiva chiusura è vera? in caso di messa fuori esercizio della diga, i nostri agricoltori dove prenderanno l’acqua per irrigare i campi?». «Domande legittime e risposte doverose che comunque – conclude Ciminnisi – non cancelleranno le fallimentari politiche di gestione dell’acqua del passato e, da ultimo, dalla inconsistente cabina di regia avviata dal presidente Renato Schifani».
Favignana – Sottoscritto dal Comune di Favignana e dal Consorzio InfraTech il contratto per il primo stralcio dei lavori di messa in sicurezza del Porto. L’opera, si inserisce nel piano di rilancio della portualità minore della Sicilia, attuato dall’allora governo Musumeci.
L’intervento, finanziato dalla Regione Siciliana con un investimento di 26 milioni e 350 mila euro, rappresenta una svolta epocale per il porto di Favignana.
Il progetto prevede la costruzione di una nuova diga foranea radicata a est rispetto all’attuale porto. Specie quando a predominare è il maestrale, lo scalo marittimo principale delle Egadi non può infatti garantire condizioni ottimali per l’approdo di traghetti e aliscafi, determinando restrizioni e disagi per i quotidiani e intensi traffici fra la Sicilia e l’intero arcipelago. Verrà anche attuato un dragaggio e messo a punto un nuovo sistema di ricircolo dell’acqua all’interno del porto stesso. Massima cura anche per l’arredo e la finitura, in linea con il pregio ambientale e paesaggistico della più grande delle isole dell’arcipelago delle Egadi. Insomma sarà un porto all’altezza del valore internazionale e della bellezza senza tempo dell’isola. Come tanti altri fra progetti e prospettive infrastrutturali per la Sicilia, anche il potenziamento del porto di Favignana era rimasto dimenticato in un cassetto a spese di una delle perle del turismo siciliano. Ora finalmente potrà vedere la luce dando lustro all’intero arcipelago. Dopo anni lo scalo di Favignana riqualificato e più funzionale potrà certamente offrire ai propri residenti infrastrutture decorose, assicurare l’attracco di tutte le imbarcazioni a prescindere dalle condizioni meteorologiche, accogliere meglio le migliaia di visitatori e turisti che nel corso dell’anno arrivano sull’isola, attratti dal mare cristallino e dalla bellezza dei luoghi.
Alla firma hanno presenziato il sindaco Francesco Forgione, il segretario generale Gianpaolo Di Giovanni, l’ingegnere Giuseppe Marino, capo dell’Ufficio del Genio Civile di Trapani, l’architetto Motisi, responsabile unico del procedimento, il vice sindaco Ignazio Galuppo e l’assessore ai Lavori Pubblici Tommaso La Rosa.
Palermo – Il 14 gennaio 1968 il violento sisma che devastò la Valle del Belìce. Nelle celebrazioni per ricordare le vittime si discute ancora dei ritardi nelle opere di ricostruzione in tutta la Valle che comprende 17 Comuni tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo. A 57 anni dal terremoto che sconvolse la Valle, in alcuni comuni mancano ancora le opere di urbanizzazione primaria, altri vuoti per via del grande esodo verso il nord soprattutto di giovani, con le case che si sono svuotate e l’agricoltura sempre più in crisi.
«Ricordiamo, con profonda commozione e rispetto, il cinquantasettesimo anniversario del tragico terremoto che colpì il Belìce nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, causando lutti e sofferenze che hanno segnato per sempre la storia della nostra terra. Quella tragedia non è solo un ricordo doloroso, ma anche un monito per tutti noi a non abbassare mai la guardia di fronte ai rischi naturali e a impegnarci costantemente per la sicurezza e il benessere delle nostre comunità».
Aggiunge Schifano: «La Regione è al fianco della popolazione di quella valle, custode della memoria di un territorio che ha saputo risollevarsi con dignità e determinazione. La catastrofe del 1968 ci ha insegnato l’importanza della solidarietà e della collaborazione. È nostro dovere, oggi più che mai, trasformare quel dolore in uno stimolo per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. Il mio pensiero va alle vittime di quella terribile notte, alle loro famiglie e a tutti coloro che, con impegno e speranza, hanno contribuito alla rinascita di questa terra».