Trapani – Anche la seconda dei tre indagati a cui è stata applicata la misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulle truffe a sfondo sessuale e reimpiego dei soldi in criptovalute e bitcoin, davanti al Gip del tribunale di Trapani, giudice Massimo Corleo, ha dichiarato di essere stata raggirata. Quindi anche lei come l’ex comandante dei vigili urbani di Castellammare del Golfo, Giuseppe Giordano sarebbe stata una delle vittime del vasto giro di truffe.
Cornelia Valentina Craparu, 45enne rumena residente a Piombino, in Toscana, ha risposto al Gip Corleo, facendo una ricostruzione abbastanza simile a quella del castellammarese Giordano. Quest’ultimo, dopo l’interrogatorio, è stato scarcerato e sottoposto soltanto all’obbligo di dimora nella cittadina del Golfo. Anche il legale della 45enne, l’avvocato Gabriella Fusco, attende una risposta positiva dal Gip di Trapani alla sua richiesta di alleggerimento della misura cautelare o di remissione in libertà.
Intanto proseguono le indagini. Gli inquirenti stanno ancora lavorando sulle schede telefoniche e sulle carte prepagate degli indagati. Molto probabile che i legali di Giordano e Capraru, per dimostrare che i loro assistiti siano vittime piuttosto che aguzzini, predispongano l’intervento di esperti informatici.
L’operazione dei carabinieri, oltre all’ex comandante della polizia municipale di Castellammare del Golfo e alla donna rumena residente a Piombino, ha coinvolto altre sette persone, raggiunte da avviso di garanzia. Tutti sono accusati a vario titolo di: estorsione, truffa, diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.
Un’organizzazione internazionale quella scoperta dagli investigatori dei carabinieri che coinvolgeva italiani e stranieri. Alcuni degli indagati infatti, tranne qualcuno, risiedono in Costa D’Avorio. L’addescamento delle vittime avveniva in rete, tra i social, le vittime quasi sempre gente che si trovava in particolari condizioni economiche o affettive che poi venivano puntualmente ricattate.
Articolato il sistema delle truffe messo in atto da queste dall’organizzazione con a capo non solo uomini ma anche donne. Più di cento le truffe accertate in tutta Italia e anche all’estero. Determinante per la ricostruzione degli episodi contestati, il contributo della componente specializzata dell’Arma. La Sezione Criptovalute dei carabinieri, che ha permesso di ricostruire come gli indagati, operando online da terminali ricadenti nelle province di Trapani, Livorno e Cosenza sarebbero stati in grado di commettere estorsioni e truffe. Un giro di affari illeciti che ammonterebbe a oltre due milioni di euro. Le vittime venivano agganciate sulla chat di social poi riagganciati su altre chat private. Insomma un sistema vorticoso che ha fruttato parecchio agli organizzatori. E le indagini non si sono cocluse.