Roma – Oggi, in Italia, la Festa del Lavoro – o Primo Maggio – È un giorno carico di storia, di battaglie sociali, di piazze affollate e di voci che chiedono diritti, dignità e futuro. Ma cosa significa davvero il 1 Maggio nel 2025?
Il Primo Maggio affonda le sue radici nelle lotte operaie di fine Ottocento, quando lavorare dodici ore al giorno era la norma e i diritti erano un sogno lontano. Fu scelto per ricordare lo sciopero generale di Chicago del 1886 e per onorare chi ha pagato con la vita il prezzo delle prime rivendicazioni sindacali. In Italia, è festa nazionale dal 1891.
Ma oggi, chi lavora davvero festeggia? Chi è precario, chi fa turni nei festivi, chi cerca lavoro da mesi o da anni… può sentire propria questa giornata?
Per alcuni, il Primo Maggio è il concertone di Roma, la musica che parla ai giovani e accende riflessioni tra una canzone e l’altra. Per altri è un corteo, una bandiera, uno striscione stropicciato che resiste ancora. Per molti, è semplicemente un giorno di pausa, una grigliata in famiglia, una gita al mare se il tempo lo permette.
Ma c’è anche chi lavora: nei bar, negli ospedali, nei trasporti, nei supermercati che restano aperti. Lavoratori invisibili, spesso sottopagati, che magari non sanno nemmeno cosa significhi “diritto alla festa”.
E forse è qui che “casa” e “Festa del Lavoro” si incontrano. Perché il lavoro stabile è ciò che permette di avere una casa vera, non solo un tetto ma un progetto. Una base da cui partire, un posto da difendere. Senza lavoro, tutto il resto vacilla.
E allora oggi “casa” può anche voler dire questo: un luogo da costruire con dignità, tutele, riconoscimento. Un futuro possibile.
Valderice – La citta pedemontana alle falde di Erice, segna una svolta storica con l’approvazione del Bilancio di previsione 2025/2027, che mette definitivamente fine al precariato comunale. La Giunta Municipale, guidata dal Sindaco Francesco Stabile (nella foto di copertina), ha destinato le risorse necessarie per la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari ancora in servizio, ponendo così termine a una situazione che si protraeva da decenni.
L’impresa, definita dallo stesso Sindaco “ardua e complessa”, ha richiesto una lunga fase di programmazione e concertazione con tutti gli assessori. Il primo cittadino ha sottolineato l’importanza di questa scelta politica, considerandola una promessa mantenuta e un atto di giustizia sociale per i tanti lavoratori che per anni hanno vissuto nell’incertezza.
Valderice è stato uno dei Comuni siciliani con il numero più elevato di lavoratori precari, spesso in misura superiore alle reali esigenze della pianta organica. Il Sindaco Stabile ha ribadito come questa stabilizzazione rappresenti una svolta epocale, poiché restituisce dignità e sicurezza a numerose famiglie.
“Ho voluto comunicare questa decisione politica guardando negli occhi i lavoratori LSU, con fierezza ed emozione, perché questo risultato è il frutto di un impegno serio e costante.“
L’amministrazione comunale non si è limitata a risolvere il problema del precariato, ma guarda già al futuro. La nuova stabilità finanziaria permetterà di valorizzare i dipendenti già in organico e pianificare nuove assunzioni negli uffici strategici, per garantire servizi più efficienti ai cittadini.
Stabile ha infine voluto sottolineare che questa manovra è una risposta concreta dopo oltre 30 anni di incertezze, allontanandosi da logiche populiste e privilegiando l’azione amministrativa basata sui fatti.
Con questa storica decisione, il Comune di Valderice si proietta verso il futuro con maggiore sicurezza, garantendo un’organizzazione più solida e funzionale per affrontare le sfide amministrative dei prossimi anni.