Trapani – Nella giornata di ieri, presso la Casa Circondariale di Trapani, si è verificato l’ennesimo episodio di protesta da parte dei detenuti del Reparto Mediterraneo. La scorsa settimana si era verificata altra analoga protesta.
Circa 100 detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle proprie celle, generando disordini e una situazione di forte tensione che ha messo a dura prova il personale di Polizia Penitenziaria in servizio.
I detenuti pretendevano la presenza del Magistrato di Sorveglianza e del Provveditore Regionale. Per
contenere la situazione, è stato necessario richiamare tutto il personale disponibile, compresi colleghi liberi dal servizio e agenti provenienti da altri istituti penitenziari limitrofi. Soltanto dopo diverse ore di confronto e interventi intensivi, è stato possibile far rientrare tutti i detenuti nelle rispettive celle, evitando conseguenze fisiche per il personale.
Sono sei le organizzazioni sindacali – SAPPE, SINAPPE, O.S.A.P.P., UILPA, USPP e FNS CISL – che con un documento unitario denunciano “con forza l’insostenibile situazione di sovraffollamento, la grave carenza di organico e la decadenza della struttura fatiscente che affligge la Casa Circondariale di Trapani. La pressione detentiva ha raggiunto livelli critici e si rende necessario un intervento urgente degli organi competenti per prevenire il ripetersi di simili episodi”.
Il personale di Polizia Penitenziaria è stato costretto a operare per oltre 18 ore consecutive, dalle ore 8:00
fino alle 2:00 circa del giorno successivo, sacrificando tempo personale e familiare in nome del dovere e della sicurezza. È inaccettabile che, in uno Stato di diritto, gli agenti siano sottoposti a turni massacranti senza un adeguato supporto e riconoscimento.
“Quanto accaduto a Trapani – scrivono ancora i rappresentati delle sei sigle sindacali di polizia – non può più essere considerato un caso isolato, ma rappresenta il sintomo di un sistema penitenziario in grave crisi, dove a pagarne le conseguenze sono principalmente gli operatori in uniforme. Per la Politica e l’Amministrazione Penitenziaria, purtroppo, sembra venire meno la priorità al benessere e alla
vita familiare del personale”.
Le sigle sindacali ribadiscono la richiesta di interventi immediati, concreti e risolutivi per garantire
sicurezza, dignità e condizioni di lavoro sostenibili all’interno della struttura.
Le organizzazioni sindacali ritengono doveroso precisare che, “pur avendo avuto conoscenza in tempo reale dei fatti accaduti, hanno scelto responsabilmente di non divulgarne subito la notizia. Tale decisione è stata dettata dalla volontà di evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione e, soprattutto, di non mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori impegnati nella gestione dell’evento, in un contesto dove sarebbe bastata una scintilla per compromettere gravemente l’ordine e la sicurezza dell’istituto.
Un contesto operativo ad altissima tensione, gestito con grande professionalità e senso del dovere da parte del personale di Polizia Penitenziaria, che merita un chiaro e concreto riconoscimento per l’impegno e la tenuta dimostrati. Tutto il lavoro di coordinamento sin dall’inizio fino al termine di tutte le operazioni idonea a ripristinare l’ordine e la sicurezza dell’istututo, è stato direttamente seguito dal Comandante di Reparto e dal Direttore con il continuo supporto telefonico del Provveditore”.
Trapani – Riammessi in servizio altri nove agenti di polizia penitenziaria, che erano rimasti coinvolti nell’inchiesta sulle presunte torture alle carceri di Trapani, nei loro confronti era stato adottato il provvedimento di sospensione. E’ stato il segretario regionale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gioacchino Veneziano a darne notizia. “Come ex poliziotto Penitenziario e come sindacalista – ha detto – lo avevo detto pubblicamente a caldo, che il personale di Trapani era sano ed onesto, e che avremmo atteso con serenità gli eventuali sviluppi”.
Complessivamente erano 25 gli agenti coinvolti. Il reato a loro contestato è stato riqualificato, dal Riesame, in lesioni, percosse e maltrattamenti.
“Confidiamo che i soli 11 Poliziotti Penitenziari – conclude Veneziano – che risultano ancora sospesi dal servizio verranno reintegrati così da chiudere una pagina che mai avremmo voluto leggere nei confronti del Corpo di Polizia Penitenziaria in questo caso quello trapanese, auspicando che l’Amministrazione consenta agli stessi di ritornare a lavorare nella sede dove prestavano servizio ”.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trapani e condotta dal Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria ebbe il suo epilogo lo scorso 20 novembre 2024. L’attività investigativa era partita a seguito delle denunce di alcuni reclusi, nel 2021, in merito a presunti maltrattamenti. Gli abusi sarebbero stati consumati nella sezione di isolamento denominata Zona blu. Undici gli agenti arrestati.
“Sono ormai decine le indagini, pressoché in tutta Italia, a carico di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e centinaia gli agenti indagati, sospesi dal servizio e talvolta condannati – aveva dichiarato immediatamente dopo la notizia, Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA.
“Ovviamente, chi sbaglia deve essere individuato e perseguito, ma se a farlo, anche solo in via presuntiva, sono centinaia, diventa evidente la patogenicità del sistema che non solo non protegge, ma evidentemente favorisce e addirittura induce all’errore. Non si può parlare di mele marce, ma è la cesta marcia che fa imputridire tutto ciò che contiene. Dall’inizio dell’anno sono oltre 3mila le aggressioni che ha subito, mentre continua a essere sottoposta a turnazioni e carichi di lavoro massacranti con la privazione di diritti persino di rango costituzionale. Chi detiene le responsabilità politiche e amministrative intervenga tangibilmente, altrimenti si faccia da parte. In qualche caso, siamo certi, operatori e detenuti neppure se ne accorgeranno” – aveva concluso Fazio.