La pasta è un simbolo della cucina italiana, e in Sicilia rappresenta molto più di un semplice piatto: è una tradizione radicata nella cultura e nella convivialità. Nella provincia di Trapani, ad esempio, uno dei formati più tipici è la busiata, una pasta fresca attorcigliata a mano e spesso condita con il celebre pesto alla trapanese, a base di pomodoro, mandorle, aglio e basilico. Per ottenere una cottura perfetta di questa e di altre specialità regionali, è essenziale partire da un elemento fondamentale: l’acqua. Ma perché è meglio utilizzare acqua fredda invece che calda?
L’acqua calda domestica attraversa la caldaia o lo scaldabagno, e questo può comportare alcuni rischi. Il contatto con le incrostazioni di calcare può favorire la presenza di batteri resistenti alle alte temperature, mentre l’uso di agenti chimici anticalcare nelle tubature potrebbe contaminare l’acqua. Anche se non esistono studi definitivi sui possibili effetti, per sicurezza è sempre meglio scegliere acqua fredda.
Per preparare piatti tipici come le busiate, la cottura gioca un ruolo chiave. Partire con acqua fredda permette di controllare meglio il processo di ebollizione, garantendo una cottura omogenea e una pasta con la giusta consistenza. Un piccolo accorgimento che può fare la differenza soprattutto quando si tratta di ricette tradizionali, dove ogni dettaglio è importante per rispettare i sapori autentici.
Se l’obiettivo è ridurre i tempi di cottura senza utilizzare acqua calda dal rubinetto, si può adottare una soluzione pratica: il bollitore elettrico. Un modello con capacità di 1,8-2 litri porta l’acqua a ebollizione in pochi minuti, consumando meno energia rispetto ai fornelli a gas. Una volta bollente, l’acqua può essere trasferita nella pentola, accelerando il processo di cottura senza rischi per la qualità dell’acqua.
Dalla preparazione delle busiate fatte a mano alla scelta dell’acqua giusta per la cottura, ogni passaggio è fondamentale per rispettare le tradizioni culinarie siciliane. Partire con acqua fredda non è solo una scelta di sicurezza, ma anche un modo per assicurarsi una pasta cotta alla perfezione, proprio come vuole la tradizione trapanese.
Se c’è una cosa che a Trapani mette tutti d’accordo è che il pesto alla trapanese è un’istituzione. Pomodori freschi, basilico profumato, mandorle croccanti, aglio e olio extravergine d’oliva: pochi ingredienti per un’esplosione di sapore. Ma c’è un dettaglio che divide le famiglie, gli amici e persino le nonne: meglio il pecorino o il parmigiano?
Se chiedete a un trapanese doc, vi dirà senza esitazione: il vero pesto alla trapanese si fa con il pecorino! Questo formaggio dal sapore deciso e leggermente piccante esalta la dolcezza del pomodoro e la freschezza del basilico, dando al piatto un carattere forte e autentico. Dopotutto, siamo in Sicilia, terra di pecorino, e la tradizione non si discute!
Dall’altra parte, c’è chi preferisce il parmigiano: più delicato, meno invadente, ma comunque capace di dare cremosità al pesto. I puristi gridano allo scandalo, ma la verità è che molti chef e appassionati di cucina scelgono questa variante per un gusto più equilibrato e meno aggressivo.
Se siete indecisi, ecco qualche consiglio:
Pecorino o parmigiano, l’importante è che il pesto alla trapanese sia fatto con amore e con ingredienti di qualità. Perché alla fine, quello che conta è godersi un bel piatto di pasta, magari con un bicchiere di buon vino siciliano e una vista sul mare di Trapani.