Torino – Il 18 febbraio 1861 segna una delle date più significative della storia d’Italia: a Torino, si svolse la prima seduta del Parlamento dell’Italia unita. Questo evento epocale sancì la conclusione di un lungo e complesso processo di unificazione nazionale, riunendo sotto un’unica bandiera le molteplici regioni della Penisola, fino ad allora divise da confini politici e culturali.
L’Unità d’Italia fu il risultato di decenni di lotte, sacrifici e ideali condivisi da patrioti e statisti che sognavano un Paese libero e indipendente. La convocazione del primo Parlamento italiano rappresentò il culmine di questo sogno, trasformando un’aspirazione in una realtà concreta. Torino, la prima capitale del Regno d’Italia, divenne il simbolo della nascita della nuova nazione, accogliendo con orgoglio e solennità questo storico momento.
Scelta come prima sede istituzionale del neonato Regno, Torino assunse un ruolo centrale nella costruzione del nuovo assetto politico e amministrativo. Le sue strade e piazze furono testimoni di celebrazioni cariche di entusiasmo e speranza, mentre i cittadini accorrevano per assistere all’inizio di un’epoca di rinnovamento e crescita per l’intero Paese.
Con la sua prima seduta, il Parlamento italiano assunse ufficialmente il compito di rappresentare i cittadini della nuova nazione, delineando le fondamenta di un sistema democratico destinato a evolversi nel tempo. Deputati e senatori, provenienti dalle diverse regioni, si riunirono per dare voce alle istanze di un popolo finalmente unito, discutendo le politiche necessarie per consolidare il neonato Stato.
Oggi, questa data rimane un simbolo di unità, determinazione e progresso per l’Italia. Celebrare il 18 febbraio significa ricordare il sacrificio di coloro che hanno reso possibile la nascita di una nazione solida e indipendente, rafforzando il senso di appartenenza e di orgoglio nazionale.
Mentre il tempo avanza, il ricordo di quel giorno continua a ispirare le generazioni future, ribadendo il valore della coesione, della democrazia e dell’identità italiana. Il 18 febbraio 1861 è , il punto di partenza di un viaggio che ancora oggi definisce il destino della nostra amata Italia.
Roma – Numerose Associazioni di familiari di vittime di mafia e terrorismo e singoli familiari di vittime esprimono forte preoccupazione, ed anche indignazione, per quanto proposto all’articolo 31 del ddl sicurezza attualmente in discussione in Parlamento.
“In un paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati, depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi e altre fenomenologie criminali della stessa specie – scrivono in una nota – che sono stati immancabilmente accompagnati da responsabilità non solo morali e spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza, il solo pensiero di fornire ancora più poteri a tale personale, ivi compreso il potere di delinquere, pare non solo una offesa alla Costituzione repubblicana ma anche eversivo”. E poi proseguono.
“La storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia (o nei depistaggi che ne sono stati il séguito), a partire da Portella della Ginestra e a seguire tutte le altre, Peteano, Brescia piazza della Loggia, Milano piazza Fontana, Bologna stazione centrale, Italicus, rapido 904, Capaci, Palermo via d’Amelio, Bologna Pilastro, Firenze via dei Georgofili, Roma basilica san Giovanni e basilica san Giorgio al Velabro, Milano via Palestro. E poi omicidi, tanti, troppi, da Peppino Impastato a Nino Agostino, da Umberto Mormile ad Attilio Manca, da Antonino Scopelliti a Bruno Caccia, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Mauro Rostagno, e non basterebbe una pagina per proseguire ricordandoli tutti”.