Italia
Papa Leone XIV, uno stemma e un motto per raccontare la sua anima
“In Illo uno unum”: nel cuore trafitto la visione di una Chiesa unita
Redazione10 Maggio 2025 - Attualità



  • Attualità

    Città del Vaticano – Un giglio bianco, un libro chiuso e un cuore trafitto da una freccia. Non sono solo simboli araldici: sono segni, parole, immagini che raccontano un’anima. Papa Leone XIV ha svelato oggi il suo stemma e il motto ufficiale, confermando quelli che già lo accompagnavano da vescovo. E, nel farlo, ha consegnato al mondo un messaggio chiaro: il suo pontificato camminerà sulle orme di Sant’Agostino, all’insegna dell’unità, della comunione e dell’ascolto.

    Il cuore, trafitto dalla Parola

    Lo stemma, come un mosaico di senso, si divide in due: in alto il cielo azzurro con un giglio bianco – simbolo di purezza e di dedizione alla Vergine Maria – in basso un libro chiuso, su cui poggia un cuore trafitto da una freccia. È l’eco viva della conversione di Sant’Agostino, toccato nel profondo dalla lettura delle Sacre Scritture. “Vulnerasti cor meum verbo tuo”, scriveva: “Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola”.

    È lì che Papa Leone XIV ha voluto ancorare il suo sguardo spirituale. In quella ferita, che non è dolore ma apertura, si riconosce il senso stesso della fede: lasciarsi cambiare da Dio.

    Un motto che è un abbraccio

    Il motto scelto – “In Illo uno unum” – affonda le radici in un sermone agostiniano sul Salmo 127. “In Colui che è uno, siamo uno”: poche parole, un’immagine potente. Perché se c’è una cifra che il Papa ha voluto fin dall’inizio del suo pontificato, è proprio questa: essere insieme, nel rispetto delle differenze, ma dentro una comunione profonda che ha un solo centro: Cristo.

    In un’intervista rilasciata nel 2023, Robert Prevost – allora priore generale degli agostiniani – spiegava così il suo pensiero:

    “Unità e comunione non sono solo concetti spirituali, sono il modo in cui vivo, penso, decido. È una visione della Chiesa che mette insieme ascolto, condivisione, cammino comune. Ed è anche la visione del Sinodo, con le sue tre parole chiave: comunione, partecipazione, missione”.

    Un pontefice con radici agostiniane

    Con questo stemma e questo motto, Leone XIV si presenta non solo come guida della Chiesa, ma anche come figlio di una tradizione antica e viva. Quella di Agostino, che ha fatto dell’amore per la verità e del desiderio di unità i pilastri della sua vita.

    È una scelta di coerenza, ma anche di delicatezza: ogni dettaglio sembra parlare il linguaggio dell’interiorità. Il cuore, trafitto ma vivo. Il libro, chiuso ma pieno di misteri da aprire insieme. Il giglio, fragile ma luminoso.

    Papa Leone XIV inizia così il suo cammino. Senza proclami, ma con una simbologia silenziosa e potente. E una promessa implicita: cercare, ogni giorno, ciò che ci unisce.





  • “La pace sia con voi, Dio ama tutti”, l’abbraccio di Leone XIV alla Chiesa e al mondo
    Dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, il primo affaccio di Robert Francis Prevost, finora prefetto del Dicastero per i Vescovi, eletto dai cardinali in Conclave come 267.mo Pontefice della Chiesa universale
    Redazione8 Maggio 2025 - Attualità



  • Attualità

    Città del Vaticano –  Alle 19.23 Leone XIV ha rivolto a Roma e al mondo dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana questo saluto:

    “La pace sia con tutti voi!

    Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!

    Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma!

    Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!

    Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere Successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari.

    Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato.

    Alla Chiesa di Roma un saluto speciale! [applausi] Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore.

     




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