Trapani
Processo Scialandro. La Replica di Spada: “Non ho chiesto alcun intervento di Bonanno”
Riportiamo integralmente la nota inviata dall'avvocato Esposito
Redazione31 Maggio 2025 - Cronaca



  • Bulgarella contro Tranchida Cronaca

    Trapani – In relazione all’articolo pubblicato ieri , a firma di Rino Giacalone, dal titolo “Gli affari di Bonanno e la mafia di prossimità”, cronaca dell’ultima udienza del processo scaturito dall’operazione “Scialandro”, tramite l’avvocato Giacomo Esposito abbiamo ricevuto una nota dal sig. Benito Spada, indicato dal maggiore Vito Cito, teste nel dibattimento, a proposito di suoi due incontri con il sig. Pietro Armando Bonanno, conclamato mafioso e oggi imputato nel processo.

    La nota viene così integralmente pubblicata

    “Il Sig. Benito Spada ha conosciuto il Sig. Bonanno Pietro come cliente dell’attività Spada s.r.l., che vende abbigliamento di qualità in Trapani alla Via Fardella n. 356.
    È accaduto nell’anno 2023 che il Sig. Bonanno Pietro acquistasse un abito da sposo presso l’attività del mio cliente: per inciso, l’attività in questione come anche il Lido “ Nais” sono riconducibili ai familiari del Sig. Benito Spada che non ne è quindi l’effettivo titolare.
    Accadeva nell’anno 2023 che alcuni pregiudicati si presentavano presso il Lido “Nais”, ed uno di questi pretendeva di entrare gratuitamente, nonostante in quel frangente si stesse svolgendo una festa privata.
    Visto il comportamento dei suddetti individui, i titolari del “Nais” chiedevano l’intervento dei Carabinieri che sopraggiungevano sui luoghi con due pattuglie. Di lì a qualche giorno, il Sig. Benito Spada incontrava il Bonanno all’interno della sua macelleria non già – per come è dato leggere al fine di chiedere aiuto – ma semmai per regolare i rapporti di dare e avere per l’acquisto del vestiario. In quell’occasione il Sig. Bonanno sua sponte domandava al mio cliente se fosse vero che aveva avuto dei problemi nel locale con tale Vito “cucciolo”; sentito ciò, il mio cliente rispondeva che in effetti il suddetto individuo aveva creato problemi ma che la cosa era finita lì. Per quanto precede, è di tutta evidenza che il mio cliente mai ha chiesto aiuto al citato Bonanno e che così sia avvenuto lo dimostra concludentemente la chiamata al 112: dunque è da escludere che il Sig. Spada si sia rivolto ad un pregiudicato piuttosto che alle forze dell’ordine.
    Se poi il Sig. Bonanno, di sua iniziativa, contattò un parente del suddetto individuo ciò non è da ricondursi ad una richiesta del Sig. Spada”.




  • Trapani
    Quattro amici a Custonaci
    Processo Scialandro. Mafia: prosegue dinanzi al Tribunale la testimonianza del maggiore Vito Cito
    Redazione8 Marzo 2025 - Cronaca



  • Toga da magistrato appesa in aula di tribunale, con la scritta "La legge è uguale per tutti" in evidenza Cronaca

    Trapani – Non tutte le ciambelle riescono col buco, e anche questo avevano messo in conto coloro i quali secondo la Procura antimafia di Palermo facevano parte della cosca mafiosa di Custonaci. Qualcosa non riusciva ma tante altre cose finivano sotto il loro controllo. Particolari che sono stati oggetto ancora nell’udienza di oggi scaturita dall’operazione antimafia “Scialandro” e che si sta svolgendo dinanzi al Tribunale, collegio presieduto dal giudice Daniela Troja con a latere i giudici Marroccoli e Cantone.

    Sentito il Maggiore dei carabinieri Vito Cito

    Per la seconda udienza consecutiva ha deposto come testimone uno degli investigatori che ha firmato l’informativa, il maggiore dei Carabinieri, Vito Cito, appartenente al Roni del comando provinciale di Trapani. Scorrendo alcune delle tantissime intercettazioni, il maggiore Cito si è soffermato su alcune delle conversazione tra gli indagati che hanno avuto come oggetto l’affidamento diretto di appalti pubblici, come i lavori per il lungomare della frazione di Cornino, la fornitura di servizi alla collettività, come quello idrico, l’intestazione fittizia di beni, ma anche i rapporti con la politica e la pubblica amministrazione. Questo resta un aspetto di grande rilevanza, già per la circostanza che nella giunta comunale all’epoca guidata dal sindaco Giuseppe Morfino, sedeva come vice sindaco Carlo Guarano, tra i condannati nell’altro troncone processuale tenutosi col rito abbreviato.

    La mancata costituzione di parte civile e il fastidio per certa Stampa locale

    Proprio scorrendo la parte diciamo “politica” il maggiore Cito ha citato alcune intercettazioni dalle quali è emerso con chiarezza di toni, anche aspri, e non certo leggeri nelle espressioni usate, il fastidio per la cronaca giornalistica della testata Alqamah.it e del giornalista Rino Giacalone, allorquando con un articolo venne resa nota la mancata costituzione del Comune di Custonaci, come parte civile, nel processo che vedeva imputato il riconosciuto capo mafia di Custonaci Giuseppe Costa. Una costituzione che era stata annunciata ma che non venne esercitata. Una vicenda che era stata anche oggetto di una interrogazione in Consiglio comunale da parte dell’opposizione all’epoca rappresentata dall’odierno deputato regionale di Fdi Giuseppe Bica. L’articolo e gli interventi consiliari vennero qualificati – nella migliore delle parole usate – come vespaio mediatico, ma le intercettazioni hanno svelato che la mancata costituzione di parte civile non era stata una dimenticanza, o peggio ancora la conseguenza, lamentata dal sindaco Morfino, di una mancata comunicazione da parte dell’autorità giudiziaria che a suo dire avrebbe dovuto notificare la richiesta di rinvio a giudizio. All’epoca Morfino ebbe anche a lamentarsi della stampa “che non aveva dato notizia dell’avvio del processo contro Costa”.

    Il contenuto delle intercettazioni

    Ma ieri in aula il maggiore Cito ha fatto cenno al contenuto di una intercettazione dove a parlare con i suoi soliti “quattro amici” era il vice sindaco Carlo Guarano che in particolare così parlava con uno degli attuali imputati accusati di mafia, Mario Mazzara, peraltro imparentato con Giuseppe Costa: “che vuoi compare io ero riuscito a metterci una pietra sopra…Costa quale danno d’immagine poi aveva provocato”. Il nome di Costa è “pesante”, si tratta della stessa persona che è stata anche condannata per aver partecipato al sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, fu uno dei suoi “carcerieri” nel periodo in cui il ragazzino, figlio del pentito Santino Di Matteo, venne nascosto nella frazione di Purgatorio, prima di essere ucciso per ordine di Brusca. Guarano, lo stesso intercettato a sparlare dei giudici Falcone e Borsellino, o a pretendere che i familiari del giudice Capponnetto dovevano pagare una targa posta in Municipio, da una parte dicevano di combattere Cosa nostra mentre ne facevano parte, e si sperticavano di risate, ancora durante una conversazione è stato sentito esprimere propositi rancorosi contro l’attuale sindaco di Custonaci Fabrizio Fonte, all’epoca esponente dell’opposizione politica al sindaco Morfino, e Giuseppe Bica: “Fonte è pericoloso ci sta rompendo la minchia ” e Mazzara di rimando proponeva che “bisognava alzargli contro le mani”.

    Il controllo degli appalti

    Il controllo degli appalti è stato un altro aspetto toccato dal maggiore Cito. Oggetto delle intercettazioni le conversazioni tra Baldassare Bica e il sindaco Morfino, e ancora quelle con Carlo Guarano e l’imprenditore Marceca, quest’ultimo sebbene debitore con il Comune di Custonaci doveva risultare affidatario di alcune opere. Una figura emersa quella di un ex dipendente comunale, Baldassare Campo (il figlio componente della Giunta Morfino) che secondo le indagini si muoveva addirittura “quasi sembrando che il sindaco fosse lui”.

    I “quattro amici”

    Quando i “quattro amici ” si incontravano, in una occasione furono sentiti dire che “possiamo parlare tutti assieme perché tutti una cosa noi siamo”. “Rapporti equivoci” infine sono stati definiti quelli tra un ispettore all’epoca in servizio alla Dia, Nicola Asta, ora in pensione, con gli imprenditori Marceca e Bica, scoperti “a fare viaggi in Marocco dove si occupavano di affari nel mondo della lavorazione marmifera. Infine il capitolo della distribuzione idrica in città. Un affare finito nelle mani di un altro soggetto frattanto condannato per mafia, Paolo Magro: “lui faceva da autista di una ditta e riceveva da Guarano e Morfino le indicazioni di dove portare l’acqua”.




  • Custonaci
    Mafia, oltre 70 anni di carcere inflitti a 10 imputati
    Cosa nostra riorganizzata a Custonaci, condanne severe
    Rino Giacalone24 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Condanne operazione antimafia Scialandro Cronaca

    Custonaci –  E’ stata pronunciata poco fa la sentenza al termine del processo svoltosi col rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Palermo e dove erano imputati alcuni degli indagati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Scialandro”, scaturita dall’operazione congiunta di Dia, Polizia e Carabinieri che nell’ottobre 2023 portò ad arresti e avvisi di garanzia, fra Paceco, Custonaci, Valderice e Trapani, per associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni.

    Comune di Custonaci parte civile:

    Il Comune di Custonaci è stato l’unica amministrazione ammessa come parte civile, considerato anche che il cuore dell’indagine ha riguardato proprio questo territorio, dove Cosa nostra aveva rimesso in piedi la propria organizzazione. Tra i condannati Giuseppe Costa, ha avuto inflitti 4 anni e 10 mesi, personaggio già condannato anche per aver partecipato al sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, poi ucciso per vendetta contro il padre , tra i più importanti collaboratori di giustizia nel far sgominare il clan corleonese. Queste le altre condanne, per oltre 70 anni di carcere: Gaetano Barone di Valderice, 7 anni e 4 mesi, Santo Costa, 7 anni e 4 mesi, Luigi Grispo di Erice, 4 anni e 4 mesi, l’ex vice-sindaco di Custonaci, Carlo Guarano, 8 anni e 4 mesi, Andrea Internicola, 2 anni, il custonacese Paolo Magro, 8 anni, Giuseppe Maltese e Vito Manzo, 8 anni, e Roberto Melita, 8 anni e 4mesi.





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