Castelvetrano – Un uomo e una donna sono stati trovati morti in un’abitazione a Castelvetrano (Trapani). Secondo le prime informazioni potrebbe trattarsi di un omicidio-suicidio. L’uomo si sarebbe impiccato dopo aver ucciso la donna che è stata trovata morta nelle scale dell’abitazione.
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Aggiornamento – La vittima dell’omicidio è un romeno di 48 anni, viveva per strada con i suoi cani. Bivaccava in un terreno abbandonato dove c’è una costruzione occupata da diversi clochard, non distante dall’ex macello comunale e da un deposito della Rap, l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Palermo. Gli agenti di polizia hanno contattato il canile municipale per portare via gli animali. La vittima pare vivesse con una donna, portata in ospedale dai sanitari del 118, perché sotto choc. Nella zona ci sono numerose telecamere. Sono in corso le indagini per cercare di risalire all’assassino
Palermo – Un accoltellamento finito con un morto. E’ accaduto in viale dei Picciotti, a Palermo. Da una prima ispezione sul corpo della vittima un cittadino stranieri, emerge, che sarebbe stata colpita almeno sei volte, al torace e all’addome. Le indagini sono condotte dalla polizia che ha raccolto le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza della zona.
Messina – Un altro femminicidio scuote la Sicilia, quello di Sara Campanella, 22 anni, originaria di Misilmeri, uccisa a coltellate in pieno giorno a Messina, davanti a decine di testimoni. Il presunto assassino è un ex compagno universitario, fermato dai Carabinieri dopo ore di ricerche. Il caso ricorda tragicamente l’omicidio di Lorena Quaranta, avvenuto lo stesso giorno cinque anni fa.
Chi ha ucciso Sara era un collega di università. L’avrebbe seguita, poi tra i due ci sarebbe stata una discussione e alla fine lui, innamorato senza essere corrisposto, l’avrebbe accoltellata. Una testimone racconta: “L’ho sentita gridare ‘basta, lasciami’. Poi un uomo ha cercato di rincorrere il killer”. L’ultimo vocale di lei a un’amica: “Il malato mi sta seguendo”.
Da una prima ricostruzione dei fatti, l’indagato ha sferrato due colpi: uno al collo e uno alla scapola.
Sara avrebbe urlato più volte “basta, lasciami”, secondo il racconto di testimoni che hanno assistito al delitto. Uno di loro avrebbe tentato di rincorrere il killer. “Mentre ero in piedi in attesa del bus ho sentito forti grida – ha detto infatti una donna che ha assistito al delitto – e subito dopo ho visto sul marciapiede di fronte una ragazza intenta a fuggire in preda al panico, piangendo in posizione piegata, come in evidente sofferenza”. Poi è arrivato un ragazzo “con un’arma da taglio in mano. Si è allontanato a piedi verso Messina, inseguito da un giovane che era con me alla fermata”.
Il 27enne avrebbe agito per gelosia: fatale una coltellata al collo. Si chiama Stefano Argetino 27 anni originario di Avola. È lui il principale indiziato per l’omicidio di Sara Campanella, la studentessa uccisa a pochi passi dallo stadio Celeste di Messina. I due frequentavano lo stesso corso di laurea in Tecniche di laboratorio biomedico all’Università di Messina. Secondo gli investigatori, il giovane non avrebbe accettato la fine della relazione.
Sara è stata accoltellata da dietro, con un fendente profondo al collo, davanti a numerosi passanti e un autobus pieno di gente. Una scena scioccante, consumatasi poco dopo l’uscita della giovane dal Policlinico universitario.
I Carabinieri del comando provinciale di Messina, guidati dal colonnello Lucio Arcidiacono hanno rintracciato e bloccato nella notte il giovane. Le ricerche sono state intense e continue: la città è stata setacciata fino a quando il giovane non è stato trovato fuori Messina e condotto in caserma.
La madre: “Amore mio, non è vero”. Appena ricevuta la notizia, Maria Concetta Zaccaria, madre di Sara, originaria di Misilmeri per raggiungere l’obitorio del Policlinico. Poco dopo è arrivato anche il padre, Alessandro Campanella, straziato dal dolore. Scene strazianti anche fuori dall’ospedale, dove amici e parenti si sono radunati in lacrime.
“Claudio, il fratello maggiore di Sara, studia Economia a Napoli. È sconvolto”, racconta Lorenzo Romano, amico di famiglia. “Tutti siamo increduli. Non sapevamo nulla di questo ragazzo. Sara era una ragazza solare e buona.”
Esattamente cinque anni fa era accaduto a Lorena Quaranta. L’omicidio di Sara avviene nello stesso giorno in cui, nel 2020, veniva uccisa Lorena Quaranta, studentessa di Medicina originaria di Favara, per mano del compagno Antonio De Pace. Anche allora, la tragedia colpì l’Università di Messina, lasciando un’intera comunità sotto shock.
Ancora una giovane vita spezzata. Ancora un presunto ex che uccide per possesso e rifiuto. Ancora una famiglia distrutta. Mentre le indagini continuano e l’Italia si interroga su come fermare la spirale dei femminicidi, la comunità universitaria e l’intero Paese si stringono attorno alla famiglia Campanella.
Sara Campanella, originaria di Misilmeri, frequentava il terzo anno della facoltà di Tecniche di laboratorio Biomedico nell’ateneo messinese faceva anche la tirocinante proprio nell’ospedale dove è stata portata in fin di vita. Dopo la notizia dell’omicidio, tanti studenti e colleghi della vittima sono andati al pronto soccorso disperati.
Il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato, ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, che “c’erano state delle attenzioni da parte di questo giovane, anche in maniera insistente e reiterata nel tempo”. Tuttavia, ha aggiunto, “allo stato delle indagini, non essendo mai queste attenzioni” diventate “né qualcosa di violento, né di minaccioso, né di particolarmente morboso, evidentemente non avevano destato una particolare attenzione da parte della vittima”. Resta però il fatto, si legge nel provvedimento di fermo, che il giovane “con cadenza regolare importunava la vittima, proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, non fermandosi neppure innanzi al rifiuto della ragazza”.
Trapani – Omicidio di Giovanni Anguzza, l’uomo di 65 anni accoltellato da una donna a San Valentino in un B&B a Trapani. Ieri è iniziato l’incidente probatorio. A formulare istanza di incidente probatorio che è stata poi accolta dal Gip, è stato il legale della donna indagata ma libera, l’avvocato Vincenzo Esposito.
Il quesito è stato integrato anche con le richieste del pubblico ministero e del legale della famiglia della vittima, l’avvocato Sebastiano Daniele Gabriele. Tutto questo per ricostruire l’esatta dinamica degli eventi che si sono succeduti lo scorso 14 febbraio: dall’accoltellamento dell’uomo nel B&B, al ritrovamento in strada poi attorno alle 5 dello stesso Anguzza ferito, al suo successivo trasferimento in ospedale in ambulanza, all’intervento chirurgico eseguito al Sant’Antonio Abate, dovuto all’aggravamento delle sue condizioni, fino al suo decesso. Circostanze che ancora non sono del tutto chiare.
Ieri si è tenuta l’udienza per il conferimento dell’incarico ai periti di parte della procura: il Professore Antonia Argo medico legale e Carra esperto nell’esame di materiale biologico dell’Istituto medicina legale del policlinico “Giaccone” di Palermo per l’esecuzione dell’esame autoptico sulla salma di Giovanni Aguzza, prevista per martedì prossimo presso l’Ospedale di Trapani. Il legale della donna ha nominato come consulente tecnico di parte, il Professore Paolo Procaccianti, mentre il legale della famiglia della vittima, il dottore Giovanni Scalzo. L’esame autoptico dovrà stabilire le cause del decesso di Giovanni Anguzza, cioè fino a che punto le ferite inferte dalla donna, sono state letali e se Anguzza poteva essere salvato. Pare infatti che l’uomo prima di essere sottoposto ad intervento chirurgico sia rimasto sul lettino per almeno due ore. Ma anche questo dovrà essere accertato dagli investigatori.
Entro 60 giorni dovranno essere consegnati gli esiti e sentiti i periti. Il legale della donna ha lanciato una campagna di raccolta fondi per le spese del consulente a causa delle condizioni disagiate della stessa indagata. Ad oggi ha risposto una sola associazione “Nuova Sorgente Onlus” tra le più attive sul territorio a fornire aiuto ai bisognosi.
L’accoltellamento dell’uomo scosse profondamente la quiete di Trapani il giorno di San Valentino. Ad infliggere i colpi mortali all’indirizzo di Anguzza fu una donna di Macerata, con la quale la vittima aveva trascorso la notte nella struttura ricettiva. Ancora non chiara la causa, un litigio ma non si sa ancora bene per cosa, poi degenerato nell’accoltellamento. In un primo momento Anguzza aveva raccontato di essere stato aggredito per strada da un magrebino. Ma la sua versione era crollata: le telecamere di sorveglianza acquiste dalla polizia avevano immortalato il momento in cui l’uomo usciva barcollante dal B&B per poi accasciarsi al suolo.
Palermo – Il pg della Corte d’assise d’appello di Palermo ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo per Ernesto Favara, 65 anni, ex pescatore di Castelvetrano, processato per l’omicidio della moglie Maria Amatuzzo. La donna, una ventinovenne palermitana, venne uccisa con 28 coltellate inferte in varie parti del corpo, nel pomeriggio del 24 dicembre 2022, nell’abitazione di Marinella di Selinunte che fino a poco tempo prima aveva condiviso con il marito.
Il prossimo 17 marzo, interverranno i legali di parte civile e la difesa. Il processo di primo grado, svoltosi davanti la Corte d’assise di Trapani, si è concluso il 22 luglio dello scorso anno con la condanna Favara alla pena dell’ergastolo. La Corte ha escluso la sola aggravante dei «motivi abietti e futili», ma ha confermato la premeditazione.
Subito dopo il delitto, Favara venne arrestato dai carabinieri, per strada, vicino casa, mentre aveva ancora in mano il coltello sporco di sangue. Maria Amatuzzo, qualche mese prima di essere uccisa, aveva lasciato il marito (attualmente sotto processo, in Tribunale, a Marsala, anche per maltrattamenti familiari) ed era andata a vivere con un altro uomo, Liborio Cammarata. La vigilia di Natale 2022, la vittima sarebbe stata attirata dal Favara nell’abitazione di Marinella di Selinunte con un pretesto.
Ummari (Trapani) – Dodici anni fa l’omicidio di Padre Michele Di Stefano, sconvolse tutta la comunità diocesana trapanese. Oggi il vescovo Pietro Maria Fragnelli ha officiato la santa messa in ricordo di Padre Di Stefano, alla presenza del parroco di Ummari, Pietro Santoro.
Erano presenti il Sindaco Tranchida, gli Assessori Pellegrino e Virzi, il comandante della stazione dei carabinieri dí Fulgatore, i familiari di don Michele e tantissimi parrocchiani dí Ummari, Fulgatore, in quest’ultima frazione padre Michele aveva vissuto la sua vita da sacerdote sempre vicino alla gente. Padre Di Stefano fu parroco della frazione di Fulgatore per 41 anni prima di essere trasferito a Ummari.
Padre Michele nato a Calatafimi, fu assassinato la notte tra lunedì 25 e martedì 26 Febbraio, a colpi di bastone nella canonica della chiesetta del borgo vicino Fulgatore. mentre dormiva nell’appartamento attiguo alla chiesa Gesù, Maria e Giuseppe.
Ad ucciderlo fu Antonio Incandela, 33 anni, fermato il 17 aprile del 2013. Secondo quanto riferito dall’arrestato, sarebbe rimasto irritato da alcune severe omelie del sacerdote. Incandela, dopo l’omicidio aveva simulato una rapina portando via denaro e portafoglio del sacerdote.
L’uomo confessò l’omicidio al termine di un lungo interrogatorio condotto dai carabinieri, dal procuratore di Trapani Marcello Viola e dal sostituto Massimo Palmeri. Indicando come movente quello di un rancore che ha radici antiche, in quanto il parroco era suo professore di religione ai tempi delle scuole medie. Ha così agito per dare una lezione al parroco che in una omelia aveva fatto riferimento a delle “mele marce” che avevano l’abitudine di appiccare il fuoco. Avendo dei precedenti per incendio, ha creduto si riferisse a lui.
Il corpo di Padre Michele fu scoperto solo l’indomani nel primo pomeriggio. La sorella Pina lo aspettava a pranzo, a Calatafimi, ma dalla sorella non ci arrivò mai. Il cognato Vito Accardo, preoccupato, rintracciò un agente di commercio che viveva nei pressi della canonica e lo mandò a cercare.
Il sacerdote fu trovato morto nel suo letto, con sangue dappertutto.
Le indagini dei carabinieri scattarono immediatamente. Davanti a quel corpo inerme martoriato senza pietà investigatori e magistrati promisero che non avrebbero smesso di lavorare fino a quando chi aveva compiuto quello scempio non fosse stato assicurato alle patrie galere e così fu. Indagini certosine e che si protrassero fino al 17 aprile giorno dell’arresto di Incandela.
Palermo – Al via domani (27 febbraio 2025), davanti alla seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo, il processo per l’omicidio di Maria Amatuzzo, 29 anni, palermitana uccisa a coltellate, nel pomeriggio del 24 dicembre 2022, nella sua abitazione di Marinella di Selinunte che fino a poco tempo prima aveva condiviso con il marito, Ernesto Favara, 65 anni, ex pescatore di Castelvetrano.
Per l’omicidio, lo scorso 22 luglio, Favara è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Trapani, presieduta da Enzo Agate, che ha escluso la sola aggravante dei “motivi abietti e futili», ma confermato la premeditazione. Il «fine pena mai» era stato invocato dal pm della Procura di Marsala Stefania Tredici. Prima della camera di consiglio, l’avvocato difensore Margherita Barraco aveva depositato una memoria con la quale chiedeva (senza successo) la derubricazione in omicidio preterintenzionale. Una tesi alquanto improbabile, considerando il numero (ben 28) di coltellate inferte alla giovane.
Marsala – Giallo a Marsala, dopo la morte dell’anziana donna di 84 anni Anna Peralta uccisa dal figlio, finito in carcere per omicidio preterintenzionale, ora la Procura liljbetana ha aperto un fascicolo e disposto l’autopsia per chiarire cosa ha portato alla morte un 59enne il cui corpo senza vita è stato trovato ieri per terra, nel suo appartamento, di Marsala.
L’allarme è scattato giovedì pomeriggio, quando una zia dell’uomo, che viveva nello stesso stabile, non avendo più notizie del nipote, ha deciso di forzare la porta dell’appartamento insieme ad alcuni parenti. Una volta entrati, la scoperta: l’uomo era riverso a terra, vestito con una felpa e senza pantaloni. Erano presenti ematomi sulle gambe, elemento che ha spinto gli inquirenti a disporre l’autopsia per fare piena luce sulle cause della morte.
Tutte le ipotesi sembrano aperte anche quella di una probabile morte naturale forse la più accreditata al momento. L’uomo quando è stato trovato indossava solo la felpa, mentre sulle gambe presentava diversi ematomi.
La Procura con l’esame autoptico vuole chiarire in ogni caso le cause che hanno determinato la morte dell’uomo che viveva in un appartamento, alla periferia di Marsala, in via Aurelio Saffi, una parallela della via Oberdan, strada questa in cui abitava Anna Peralta, l’anziana morta in ospedale per le percosse del figlio. Al momento però è solo una coincidenza.
Marsala – Il gip di Marsala Sara Quittino ha convalidato il fermo di Girolamo Peraino, il 51enne di Marsala accusato dalla Procura, coordinata da Fernando Asaro, dell’omicidio preterintenzionale della madre, Anna Peralta. La donna è deceduta in ospedale la settimana scorsa per una emorragia interna provocata, secondo la tesi dell’accusa, dalle percosse subite dal figlio durante una lite.
Tra madre e figlio, che vivevano insieme, i rapporti sarebbero stati molto conflittuali da tempo a causa, pare, delle continue richieste di denaro che Peraino, tossicodipendente, faceva alla donna.
L’anziana era stata ricoverata perché aveva ingerito una grossa quantità di farmaci forse per togliersi la vita. Visitandola, i medici si sono, però, accorti dell’emorragia. La Procura, accertate le lesioni alla milza della Peralta, ha aperto una inchiesta che è sfociata nel fermo del 51enne.
Marsala – Svolta nelle indagini sulla morte di Anna Peralta, 84 anni, di Marsala che in un primo momento si era scritto fosse stata buttata giù dal balcone dal figlio.
La donna è infatti deceduta all’ospedale “Paolo Borsellino” dopo tre giorni di ricovero per avvelenamento da farmaci. Tuttavia, secondo le prime ricostruzioni, a causare la morte sarebbero state le gravi lesioni riportate in seguito alle percosse subite dal figlio nelle giornate precedenti al ricovero. L’uomo infatti disoccupato e tossicodipendente aveva picchiato la madre per avere i soldi per comprare la droga.
La donna stanca dei sorprusi aveva tentato di suicidarsi ingerendo una quantità di farmaci che l’hanno però portato al ricovero in ospedale dove poi è deceduta. Ma la vera causa della morte da come è stato accertato sarebbero state le percosse ricevute dal figlio nei giorni antecendenti il ricovero.
L’uomo, Girolamo Peraino, un 51enne, è stato fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale. In attesa della decisione del Gip durante l’udienza di convalida, i carabinieri lo hanno trasferito al Pietro Cerulli di Trapani.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Marsala e condotte dai carabinieri della locale Compagnia, sono ancora in corso per chiarire ogni dettaglio della vicenda e ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.
“È obbligo rilevare che l’odierni indagato è, allo stato, solamente indiziato di reato, pur gravemente, e che la sua posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza”.