Roma – Da Salvini, Giorgetti, Ciucci, presidenti Regioni, Rfi, Anas Firmato al Mit, l’accordo di programma per il Ponte sullo Stretto. Lo annuncia una nota del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’accordo è stato sottoscritto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci, l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana Aldo Isi e l’amministratore delegato di Anas Claudio Gemme. Presente alla firma il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alessandro Morelli.
«Questo accordo rappresenta un ulteriore passo concreto verso la realizzazione di un’opera attesa da decenni, strategica per l’integrazione infrastrutturale del Mezzogiorno e per il futuro della Sicilia. Il Ponte sullo Stretto non è solo un simbolo ma è anche una sfida che stiamo vincendo, con determinazione e visione. La Regione è pienamente impegnata, anche attraverso le opere di connessione, affinché questo progetto diventi realtà entro i tempi previsti».
Castelvetrano – «Il Mit ci ha appena informati che, preso atto degli esiti positivi di prima fase delle valutazioni, delle analisi e delle verifiche geotecniche e strutturali effettuate dalla Regione, ha sospeso il provvedimento di messa fuori esercizio della Diga Trinità di Castelvetrano». Lo annuncia il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, dopo aver ricevuto la comunicazione del Ministero delle Infrastrutture che lo scorso 14 gennaio aveva deciso la chiusura dell’invaso. Nell’attesa che vengano completate le attività di verifica e calcolo, nonché le ulteriori verifiche di sicurezza dei cunicoli di ispezione e di drenaggio, quindi il livello dell’acqua all’interno della diga potrà raggiungere di nuovo quota 62 metri, per un totale di 2 milioni e 500 mila metri cubi.
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Metadescrizione: Il MIT sospende la chiusura della Diga Trinità di Castelvetrano. Il livello dell’acqua tornerà a 62 metri, beneficiando oltre 6.000 ettari di territorio.
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Castelvetrano – Dunque sulla Diga Trinità non ci sta nessun pericolo di crollo. E’ quanto stabilito a seguito delle verifiche tecniche condotte dalla Regione Siciliana con il supporto di esperti del settore, coordinati dal professore Salvatore Miliziano. Tecnici che hanno confermato che, pur trattandosi di un’infrastruttura realizzata nel 1959 e quindi antecedente alla normativa antisismica, non esiste un imminente pericolo di crollo per la Diga Trinità nel territorio di Castelvetrano.
Alla luce di questi esiti positivi, è stata formalmente richiesta al ministero delle Infrastrutture l’autorizzazione a innalzare la quota di invaso a 64 metri, rispetto alla disposizione attuale di svuotamento e di messa fuori esercizio della diga.
Le nuove ispezioni e le verifiche di sicurezza di prima fase, condotte in venti giorni da uno staff di una decina di specialisti, hanno permesso di chiarire che le criticità evidenziate nella precedente relazione tecnica – la quale presentava alcune incongruenze e valutazioni contraddittorie – non trovano riscontro nei più recenti studi. Le indagini effettuate sul coronamento della diga, il prelievo e l’analisi di campioni del nucleo, oltre alle ispezioni delle strutture esistenti cunicoli e gallerie, paratie hanno escluso fenomeni di degrado significativo o elementi di rischio tali da giustificare la chiusura dell’invaso.
La decisione del presidente della Regione, Renato Schifani, di commissariare il dipartimento Acqua e rifiuti per i ritardi nella definizione della vicenda, affidando la gestione dell’emergenza al capo della Protezione civile siciliana, Salvatore Cocina, ha permesso di accelerare notevolmente l’iter tecnico e amministrativo.
«Da quando ho disposto il commissariamento – sottolinea il presidente Schifani – abbiamo rapidamente portato avanti gli approfondimenti tecnici necessari, dimostrando che la diga non presenta situazioni attuali di pericolo tali da giustificare la chiusura. Elevare il livello a 64 metri consentirà di invasare una quantità d’acqua preziosa, fondamentale per garantire almeno un minimo di irrigazione alla zona, estesa seimila ettari, evitando sprechi ingiustificati e un grave danno economico agli agricoltori».
La Regione attende ora il via libera formale dal ministero, con fiducia in un esito positivo. L’autorizzazione all’innalzamento della quota consentirebbe già nelle prossime ore di trattenere una maggiore quantità d’acqua, sfruttando le precipitazioni previste, con effetti immediati sulla riserva idrica disponibile per i mesi a venire. «Siamo fiduciosi in una risposta celere – conclude Schifani – perché ogni giorno di attesa significa acqua persa. Il nostro obiettivo è garantire una gestione efficiente delle risorse idriche, a tutela del territorio e della comunità».
L’intervento sulla diga prevede due fasi distinte, che erano state un impegno preso dal presidente Schifani in occasione della riunione svoltasi a Roma, presso il ministero lo scorso 29 gennaio. Concluso questo primo step, si passa adesso agli interventi più urgenti per migliorare la sicurezza e al progetto complessivo di riqualificazione dell’infrastruttura. Il secondo intervento di riqualificazione sismica richiederà tempi più lunghi e risorse finanziarie maggiori, per garantire la piena funzionalità dell’invaso e la sua conformità agli standard di sicurezza più recenti.
In pratica in queste settimane, migliaia di metri cubi d’acqua, sarebbero stati dispersi in modo irresponsabile. A un ritmo vertiginoso di 100.000 metri cubi di acqua al giorno, lo specchio d’acqua è stato in queste settimane svuotato e sversato in mare, in seguito alla decisione del Ministero delle Infrastrutture di mettere fuori servizio la diga. La scelta di svuotare il bacino era stata presa a seguito di preoccupazioni riguardanti la tenuta antisismica della diga, considerata ormai obsoleta e pericolosa. Lo svuotamento del lago Trinità avrà però ripercussioni significative sull’economia locale, in particolare sul settore agricolo.
Oggi il pericolo è rientrato ma l’acqua ormai sversata no!
Roma – Si è appena conclusa al ministero delle Infrastrutture, a Roma, una riunione sulla diga Trinità di Castelvetrano. All’incontro, al quale era presente il presidente della Regione Renato Schifani, accompagnato dal capo della Protezione civile siciliana Salvo Cocina, hanno partecipato la coordinatrice della Struttura tecnica di missione del Mit Elisabetta Pellegrini e il direttore generale per le Dighe Angelica Catalano.
In piena sintonia di collaborazione istituzionale, si è delineato il percorso amministrativo che la Regione seguirà di concerto con il Ministero per superare le criticità attuali a tutela delle produzioni del territorio e per programmare successivi interventi per la normale funzionalità dell’invaso.
In particolare, con immediatezza, la Regione procederà a dare incarico a un consulente specializzato per un approfondimento sulle condizioni strutturali del corpo diga e dell’invaso nel suo complesso, nonché per una rivalutazione delle verifiche statiche e sismiche atte a garantire la sicurezza dell’infrastruttura con il minimo quantitativo di acqua senza rischio per la popolazione e, infine, per individuare gli interventi più urgenti da attuare. Questa fase dovrebbe essere completata entro un mese.
Un secondo step, con tempi e risorse finanziarie maggiori, riguarderà il progetto complessivo di messa in sicurezza totale della diga.
Castelvetrano – Un report giornaliero sullo stato di attuazione dell’attività di riduzione dei livelli idrici della diga Trinità di Castelvetrano, nel Trapanese. L’ha richiesto, con una lettera ufficiale al dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti (Dar), il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
La nota segue la riunione che si è tenuta a Palazzo d’Orleans martedì scorso per affrontare le problematiche connesse alle gravi carenze di sicurezza dell’invaso. È stato il ministero delle Infrastrutture il 14 gennaio – così come emerso nel corso dell’incontro del 21 gennaio in Presidenza – a chiedere al Dar di adeguarsi a quanto previsto dal documento di Protezione civile della diga.
Intanto ogni secondo dalla diga fuoriescono 1500 litri di acqua che percorrono il fiume Delia fino a sfociare in mare, a Mazara del Vallo. E questo succede da circa una settimana. L’invaso, secondo quanto stabilito dal Ministero delle Infrastrutture, deve scendere a 50 metri sul livello del mare. La diga non rispetta i canoni di sicurezza.