Trapani
Dedicata al giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto, la barca a vela della legalità affidata alla Lega Navale Italiana
Domenica 26 la cerimonia di intitolazione
Laura Spanò21 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Trapani – Cerimonia di intitolazione domenica 26 gennaio alla memoria del magistrato GianGiacomo Ciaccio Montalto della barca a vela “Vega” confiscata nell’ambito delle attività di contrasto all’immigrazione clandestina. “Abbiamo mantenuto una promessa, un impegno nei confronti di tutta la comunità trapanese – dice Piero Culcasi, presidente della Lega Navale Italiana, sezione Trapani – un doveroso atto di memoria collettiva”. La cerimonia è prevista alle 10 presso la sede della Lega Navale.

    Vega è l’imbacazione sequestrata in una operazione antimmigrazione

    Vega, è il nome di registrazione dell’imbarcazione, che affidata alla Lega Navale di Trapani è stata sottoposta a interventi di ristrutturazione e rimessaggo da parte dei soci della lega navale per renderla nuovamente governabile in mare e destinata ad attività sociali e sportive, alcune delle quali sono state svolte in collaborazione con l’Ufficio esecuzioni penali esterne, di Trapani, nell’ambito di progetti di promozione della legalità. Nell’ottobre scorso Vega ha regatato tra i contendenti della VII edizione del Trofeo “GianGiacomo Ciaccio Montalto” con a bordo un equipaggio di magistrati, ufficiali della guardia di finanza, carabinieri e capitaneria di porto.

    Chi era GianGiacomo Ciaccio Montalto

    GianGiacomo Ciaccio Montalto era un uomo di grandi valori e aveva un profondo senso del dovere. La lotta alla mafia e in particolare gli intrecci tra massoneria deviata e mondo imprenditoriale politico, ha visto in lui un precursore, svolgendo per primo indagini finanziarie e patrimoniali. Ciaccio Montalto nel corso della sua carriera si era occupato di inchieste delicate, come quella sulle distrazioni di denaro legate alla ricostruzione post terremoto del Belice. Ma c’erano anche le inchieste sull’inquinamento del golfo di Cofano, uno dei più bei paesaggi della Sicilia messo a rischio dagli scarichi illegali e anche dal tentativo di costruirvi negli anni ’70 una raffineria di petrolio, sponsorizzata dalle famiglie mafiose locali; c’erano le inchieste sui soldi sporchi nelle banche, gli appalti truccati. La mafia di quegli anni è la stessa di oggi. Una mafia che non spara più ma che si è infiltrata nelle istituzioni, nell’impresa, nelle banche come ai tempi di Ciaccio Montalto, che era andato a bussare alla porta di alcune di queste prendendosi e portandosi in ufficio gli assegni dei boss, i guadagni dei traffici di droga, delle raffinerie di eroina impiantate nel trapanese, degli appalti.

    L’omicidio di Ciaccio Montalto:

    La mafia che uccise Ciaccio Montalto è la stessa che oggi potente ha saputo proteggere Matteo Messina Denaro. Nonostante le numerose minacce Ciaccio Montalto, non si arrese mai, continuando a lavorare con disciplina e rigore. Attualissime rimangono ancora ora le indagini di quel giudice che prima di essere ammazzato stava per essere trasferito a Firenze. Gian Giacomo Ciaccio Montalto, marito e padre di tre bambine, fu ucciso a sangue freddo a 42 anni, il 25 gennaio del – 1983 a Valderice. Il giudice Ciaccio Montalto è una delle prime vittime eccellenti nel segno dell’aggressione voluta dal boss Totò Riina.




  • Custonaci
    Colosimo: “Ricordiamo il sangue innocente di Giuseppe Di Matteo”
    Stamane il ricordo del piccolo nel corso di una cerimonia a Custonaci
    Redazione11 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Custonaci – La città di Custonaci stamane ha ricordato il piccolo Giuseppe Di Matteo.

    A Custonaci la memoria diventa impegno civile per le nuove generazioni. Anche quest’anno, si è tenuta terrà la manifestazione “Un Angelo al Galoppo”, per ricordare il piccolo Giuseppe Di Matteo barbaramente assassinato dalla mafia l’11 gennaio del 1996 all’età di 12 anni. La sua unica colpa era quella di essere il figlio di un collaboratore di giustizia. Nella villetta intitolata proprio al piccolo Di Matteo, che fu anche prigioniero nel corso del lungo sequestro, per circa due mesi, nella frazione di Purgatorio, è stata svelata un’installazione artistica,  realizzata da Martina Angelo, frutto di un progetto della democrazia partecipata, alla presenza degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Lombardo Radice – Enrico Fermi” e delle autorità civili, religiose e militari.

    Un’opera artistica per non dimenticare l’orrore e la ferocia di Cosa nostra. Custonaci, questa mattina, ha ricordato il piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido nel 1996. Aveva 12 anni. La sua colpa? Quella di essere figlio di un collaboratore di giustizia. La mafia decretò la sua condanna a morte e lo fece nel modo più brutale.

    Questa mattina, nella villetta dove venne tenuto prigioniero il ragazzino dopo il sequestro, nella frazione di Purgatorio, è stata scoperta l’opera “Un angelo al galoppo”realizzata da Martina Angelo.

    Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia. “Oggi ricordiamo il sangue di un innocente tra gli innocenti; quello di un bambino: Giuseppe Di Matteo. La sua storia è la fotografia della crudeltà della mafia.  L’efferatezza di un omicidio che incarna il male e scuote, giorno dopo giorno, le nostre coscienze”. Così sui social la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, nel ricordo del bambino ucciso dalla mafia l’11 gennaio del 1996 a San Giuseppe Jato.





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