Roma – di Davide Mattiello – L’esibizione della borsa semi carbonizzata del giudice Paolo Borsellino nel “transatlantico” di Montecitorio mi turba profondamente: non riesco a non pensare che sia l’ennesima mossa spettacolare della strategia posta in essere da questa destra spudorata, intenta a riscrivere la storia.
Lo scrivo col rispetto che sento non soltanto per la borsa in se’ che è sacra reliquia di un gigantesco sacrificio umano, ma per i famigliari del magistrato, per il Presidente della Repubblica e per la Camera dei Deputati, cuore della nostra ormai pallida democrazia. Ma se è vero che ogni depistaggio che si rispetti muove sempre da pezzi di verità, adoperati in maniera deformata e deformante, è altresì vero che ogni operazione revisionista, che è una forma sofisticata di depistaggio, deve incardinarsi su elementi di verità e di sincera, collettiva, emozione proprio come quelli alimentati dalla borsa del giudice.
Infatti non è possibile non riflettere sulla circostanza che questa esposizione consenta di spostare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica dalle gravi accuse mosse dalla puntata di Report di una settimana fa relative alle ipotizzate manovre del gen. Mori di abusare della Commissione parlamentare anti mafia ed in particolare della strage di Via D’Amelio volte a realizzare il proprio piano di vendetta contro coloro che, soprattutto i magistrati della Procura di Palermo, lo hanno indagato e processato per anni ovvero di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dall’inaccettabile silenzio accondiscendete della Presidente Colosimo a seguito delle deprecabili esternazioni di Giuseppe De Donno e di Mario Mori in Commissione anti mafia, con le quali esibivano sempiterna stima per quel galantuomo di Dell’Utri e disprezzo totale per i magistrati di Palermo, dopo essere stati messi davanti alle intercettazioni delle telefonate tra De Donno e Marcello Dell’Utri e De Donno e Mori.
Grida vendetta, più di Mori, il corto circuito vergognoso tra la simpatia manifestata verso Marcello Dell’Utri e le parole precise, ancorche misurate dal doveroso riserbo per indagini in quel momento in corso, di Paolo Borsellino intervistato il 21 Maggio del 1992 da Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo per la francese Canal Plus, proprio sui rapporti tra Vittorio Mangano, gran mafioso di collegamento tra Milano e Palermo, Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi.
Non è possibile non riflettere sulla circostanza che l’inaugurazione della macabra esposizione arrivi pochi giorni dopo la clamorosa operazione della procura di Caltanisetta che ha mandato a perquisire le case del defunto Tinebra, predecessore dell’attuale capo De Luca, alla ricerca dell’agenda rossa del giudice Borsellino, sulla base di un appunto riferibile niente meno che ad Arnaldo La Barbera, defunto anch’egli e da molti più anni. Un’operazione che, tra l’altro, aiuta una volta di più a far dimenticare che in quei drammatici istanti succeduti all’esplosione in via D’Amelio una delle mani che sicuramente afferrarono la borsa fu quella di un carabiniere, il capitano Arcangioli.
Un’operazione che probabilmente ha puntato tutto su una coppia di illustri defunti perché soltanto i morti possono ancora essere colti di sorpresa da una indagine che è stata bruciata a reti unificate due mesi fa, pur di far sapere istantaneamente a tutto il globo terraqueo che Michele Prestipino, al tempo procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Anti mafia, fosse andato a pranzo con Gianni De Gennaro e Franco Gratteri a chiacchierar di Ponte sullo Stretto, cantieri e infiltrazioni mafiose. Pare per altro che per gli interrogatori a carico di Tinebra e La Barbera siano frenetiche le ricerche del tavolino adoperato nel ’78 per indimenticate sedute spiritiche con finalità anti terroristiche.
Non è possibile non riflettere sulla contraddizione evidente tra l’ossequio mostrato da questa destra nei confronti di Paolo Borsellino e l’attacco profondo portato alla giurisdizione ed al principio di legalità: l’abolizione del reato di abuso di ufficio, l’annacquamento di quello di traffico illecito di influenze, il taglio delle intercettazioni, la mortificazione della magistratura attraverso la riforma (in corso) del CSM, il tentativo di neutralizzare alcune procedure di prevenzione antimafia inserito notte tempo nel decreto Infrastrutture (per ora accantonato grazie ai rilievi del Quirinale), le modifiche al codice degli appalti in forza delle quali il 98% della spesa pubblica oggi è fatta con affidamento diretto e la catena opaca dei subappalti schiaccia in fondo la sicurezza e la dignità di chi lavora.
Chissà se qualcuno ha avvertito la Presidente Colosimo che la data scelta per la inaugurazione della esposizione, il 30 di giugno, coincide con l’anniversario della strage di Ciaculli del 1963, che diede la stura ai lavori della Prima Commissione parlamentare anti mafia, la quale seguì negli anni successivi ben altri percorsi, preparando non già la vendetta rancorosa di un ex generale dell’Arma, ma la più potente reazione dello Stato alla piaga del potere mafioso. Infine chissà se quella borsa in “transatlantico” produrrà in qualcuno l’effetto provocato da quello skateboard fatto correre per tutto il transatlantico dal regista Paolo Sorrentino in una delle scene più suggestive de Il Divo: anche se vi credete assolti, siete per sempre coinvolti.
*Articolo 21.org
Trapani – Per un giorno gli agenti della Polfer di Trapani diventano insegnanti di “legalità e sicurezza”. Presso la stazione ferroviaria del capoluogo, è stato infatti allestito un gazebo della Polizia Ferroviaria, ed è qui che gli agenti del Posto Polfer hanno ricevuto 30 bambini, con i relativi accompagnatori, in occasione di un visita presso l’impianto Ferroviario, organizzata dal” “dopo Lavoro Ferroviario”, assieme all’A.I.A.S. di Castelvetrano.
I piccoli visitatori, sono stati intrattenuti dagli agenti della Polizia ferroviaria che hanno tenuto un incontro sul tema della legalità e della sicurezza ferroviaria, nell’ambito del Progetto “Train… to be cool”, spiegando loro i pericoli e le insidie, talvolta poco noti o sottovalutati, dell’ambiente ferroviario.
Sono stati approfondite tutte le circostanze che possono, a causa della distrazione, portare a trovarsi in una situazione di pericolo, come l’inopportuno uso dei cellulari e l’utilizzo delle cuffie per ascoltare la musica che determina un isolamento dall’ambiente circostante pregiudicando la capacità di risposta ad un eventuale pericolo e alla pericolosa moda, talvolta legata anche ai social network, di scattare selfie in situazioni e ambienti poco sicuri.
Il progetto “Train… to be cool”, ideato nel 2014, dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno – Servizio Polizia Ferroviaria, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione ed il Dipartimento di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha la finalità di mettere a conoscenza i giovani dei pericoli, talvolta nascosti o poco noti, dell’ambiente ferroviario.
E’ stata una mattinata ricca di emozioni per i bambini che hanno raggiunto la stazione a bordo di un convoglio proveniente da Castelvetrano, per poi visitarne gli ambienti FS e i locali posti all’interno della stazione di Trapani e condividere l’esperienza insieme anche ai trainers del Posto Polfer che hanno distribuito gadget e brochure del progetto.
Partanna – Quasi 245 chilometri di percorso con 11 prove speciali per un totale di 65,27 chilometri e 9 controlli a timbro, con la novità delle prove speciali al tramonto.
Il “Rally Valle del Belice – Trofeo della Legalità”, prova valida per il campionato siciliano Rally, è giunto alla sua seconda edizione ed è pronto ad accogliere i partecipanti nel magnifico scenario della Valle del Belice, tra Partanna, città che ospiterà le verifiche, lo Shakedown, la partenza e l’arrivo, e gli altri territori della Valle, da Santa Ninfa a Poggioreale e Salaparuta, fino a Gibellina, luogo simbolo della cultura e capitale italiana dell’arte contemporanea 2026.
Il Rally, che ospiterà anche la competizione riservata alle auto storiche, è in programma sabato 26 e domenica 27 luglio ed è organizzato dall’Automobile Club Trapani in collaborazione con l’associazione Sporting Club Partanna, come accaduto già lo scorso anno, in occasione della prima edizione.
Le verifiche ante-gara sono in programma a Partanna sabato 26 luglio, dalle ore 08.00 alle ore 11.00, mentre lo Shakedown si terrà subito dopo, dalle ore 11.00 alle ore 15.00, sempre a Partanna.
Nel pomeriggio, invece, il via alla competizione con la partenza da Partanna alle ore 18.30, mentre già il primo giorno si terranno due prove speciali, la n.1 e la n.2, entrambe a Gibellina con la prima a partire dalle ore 19.08 e la seconda alle ore 21.23, mentre il riordino è previsto sempre a Gibellina alle ore 19.44 e alle ore 21.14. Domenica 27 luglio, poi, il clou con le rimanenti 9 prove che si terranno su 3 differenti tracciati, ciascuno ripetuto 3 volte.
Si parte dal Cretto di Burri, alle ore 10.57 e si prosegue con la Canalotto dalle ore 11.36 per proseguire con la Cassaro alle ore 12.10. Quindi, si ricomincia con il secondo turno di prove speciali: Cretto di Burri alle 13.59, Canalotto alle 14.38 e Cassaro alle 15.12. Infine, le ultime 3 con la Cretto di Burri alle ore 17.01, la Canalotto alle ore 17.30 e la Cassaro alle ore 18.14. Tre, invece, i controlli a timbro: a Santa Ninfa, Poggioreale e Salaparuta, mentre l’arrivo è previsto a Partanna a partire dalle ore 19.
“Il Rally della Valle del Belice non è solo una gara, ma un viaggio attraverso emozioni condivise – sono le parole di Giovanni Pellegrino, presidente dell’Automobile Club Trapani -, un ponte che collega generazioni e territori. Da quelli che furono paesini arroccati a dolci distese di colline, ogni curva del tracciato racconta una storia. La Stele di Consagra, l’installazione eretta sulla strada che conduce alla città di Gibellina nuova e che si erge maestosa come il portale della Valle del Belice, rappresenta un faro di speranza e rinascita. È un monumento che non è solo un tributo alla storia, ma anche un simbolo di resilienza e rinascita. È qui, sotto la sua ombra imponente, che si intrecciano storie di un passato ricco di tradizioni e la visione di un futuro radioso. Non è semplicemente un punto di riferimento geografico, ma un vero e proprio faro — un invito universale a esplorare, a sognare e a credere”.
Palermo – “La mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine”: questo ripeteva Falcone, sollecitando coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, a ogni livello. La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza”.
Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 33° anniversario della strage di Capaci, ricordando l’importanza di “tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali”.
Ancora una volta, a fare da sfondo alle manifestazioni – quella “ufficiale” della Fondazione Falcone, presieduta dalla sorella del giudice, Maria Falcone, e quella “alternativa” organizzata da diverse associazioni – non mancano le polemiche tra due anime dell’antimafia che non si sono mai amate. Anime molto distanti che, nei giorni scorsi, si sono scambiate frecciate a distanza.
E se Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso il 19 luglio in via D’Amelio, parteciperà al corteo promosso da Cgil e associazioni come Libera e Next Gen, che si muoverà alle 15 da piazza Verdi, Maria Falcone accoglierà ministri e istituzioni al Museo del presente a Palazzo Jung, che sarà inaugurato domani in tutti i suoi spazi.
La lunga giornata di Palermo è cominciata alle 9, quando 200 studenti siciliani sono saliti sulla motovela “MareNostrum Dike”, partita da Napoli per il viaggio “Un mare di legalità”. L’imbarcazione, dal forte significato simbolico, veniva utilizzata dagli scafisti per la tratta dei migranti.
Alle 9.30 poi appuntamento al Museo del Presente presenti tra gli altri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello della Cultura Alessandro Giuli, la presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo, magistrati e autorità civili e militari.
Stamane le cerimonie sul luogo della strafe, alle 13.15 alla caserma Lungaro della Polizia verranno deposte corone di fiori in memoria delle vittime dell’attentato di Capaci.
Diverse le iniziative organizzate anche al Palazzo di giustizia dove si terrà la seconda edizione di Tribunale chiama scuola, evento promosso da Ordine degli avvocati, Associazione nazionale magistrati e Rete per la cultura antimafia nella scuola. Dalle 9 gli studenti di 59 scuole palermitane si sono alternati in letture e riflessioni, alle 11.30 in piazza della Memoria cerimonia con giudici avvocati, studenti universitari e delegazioni scolastiche.
Ancora in tribunale alle 15 si discuterà di “Strategie criminali e strumenti di contrasto”. Parteciperanno tra gli altri, Francesco Lo Voi , procuratore della Repubblica di Roma, Maurizio de Lucia, procuratore di Palermo e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.
Come ogni anno, alle 16 ci si ritroverà sotto l’Albero Falcone dove alle 16.45 si esibirà Giovanni Caccamo e alle17.00 interverrà di Maria Falcone.
Alle 17.30 l’ex magistrato Piero Grasso leggerà i nomi delle vittime delle stragi di Capaci e Via d’Amelio e alle 17:58, l’ora della strage, un trombettiere della Polizia di Stato suonerà il silenzio.
Diversi gli appuntamenti organizzati anche al Giardino della Memoria, un’area sottostante l’autostrada che fu teatro della strage, curato da Tina Montinaro, vedova del capo-scorta di Falcone. Centinaia di studenti verranno coinvolti in laboratori artistici e spettacoli. Prima che diventasse un metodo, il lavoro del pool antimafia di Palermo dovette fare i conti con gli scettici. Il gruppo messo su da Rocco Chinnici, ucciso nell’83, e poi guidato da Antonino Caponnetto fino all’88, venne persino additato di fare “turismo giudiziario”, che consisteva nel seguire da vicino le indagini, andare nei luoghi dove portavano gli elementi man mano acquisiti.
“Ci spostavamo ovunque – ricorda Giuseppe Di Lello, che del pool di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fece parte insieme a Leonardo Guarnotta e al giovane Ignazio De Francisci -, contravvenendo alla prassi di delegare burocraticamente le indagini fuori da Palermo a giudici di altri distretti, che nulla sapevano delle nostre inchieste e che raramente potevano esserci d’aiuto. Questo nuovo modo di operare ha dato credibilità al pool e ha portato a notevoli risultati”.
Una “rivoluzione” che si sarebbe potuta fare anche prima, se la mafia non fosse stata considerata “un fenomeno oscuro – aggiunge Di Lello – e impenetrabile. Invece, siamo entrati nelle banche, che Cosa nostra riteneva dei santuari impenetrabili; nelle Camere di commercio, esaminando gli intrecci societari”. Quel gruppo di pionieri istruì il primo maxiprocesso che nell’86 portò alla sbarra 475 imputati. “Lo Stato ci diede una mano – spiega Di Lello – trasferendo a Palermo investigatori di primo livello, alcuni dei quali sacrificarono la loro vita. Il nostro lavoro fu preceduto dalle intuizioni di magistrati impareggiabili, come Cesare Terranova e Gaetano Costa”.
Nel novembre 1985 (in coincidenza con il deposito dell’ordinanza di rinvio a giudizio dei 475), all’ufficio istruzione arriva Ignazio De Francisci, che allora aveva 33 anni. De Francisci era legato all'”estroverso e gioviale” Paolo Borsellino, che un anno dopo andò a dirigere la procura di Marsala.
“Rimasi con Falcone – dice – che aveva un carattere diverso, era riservato, un po’ timido. Prudente e realista, da lui imparai moltissimo. Falcone e Borsellino si completavano perfettamente e quelli sono stati gli anni più importanti della mia ultraquarantennale carriera”.
Quando nell’89, in piena stagione dei veleni, Falcone passò alla procura (era appena entrato in vigore il nuovo Codice), De Francisci, su suggerimento dell’amico, lo seguì: “Arrivai nel febbraio ’91, un mese prima che Giovanni si trasferisse a Roma, nel pieno scontro tra lui e il procuratore Pietro Giammanco. Non sapevo molto dei loro dissidi, ma il clima era incandescente. Quando Falcone lasciò la procura, rimasi ‘ostaggio’ dei suoi nemici: non avevo alcuna intenzione di riposizionarmi sulla linea del capo”.
De Francisci ricorda il documento firmato da otto sostituti e inviato al Csm per chiedere la rimozione di Giammanco: “Questo episodio viene spesso ignorato, ma fu un momento importante. Il Consiglio superiore non decise alcun trasferimento, perché, dopo la strage di via D’Amelio, Giammanco chiese di andare in Cassazione”. De Francisci, da poco in pensione dopo l’incarico alla procura generale di Bologna, ricorda l’ultimo incontro con Borsellino: “Avvenne il giorno prima della sua morte. Era appena tornato da Roma e venne in procura, in anticamera ci accennò a quello che aveva appena saputo da Gaspare Mutolo e che avrebbe dovuto verbalizzare”. Non ci fu il tempo.
Palermo – Il capoluogo di regione si colora d’Africa nell’ultima domenica di marzo, con la splendida vittoria dei keniani Moses Cheruiyot e Morine Gesare Michira nel Giro Podistico Internazionale di Palermo – III Trofeo della Legalità, evento organizzato dall’ASD Sicilia Running Team.
Sotto un sole inatteso, oltre 600 atleti si sono dati battaglia su un circuito cittadino di 10 km che ha fatto da cornice al cuore pulsante della città, piazza Castelnuovo, con partenza e arrivo accanto al Teatro Politeama. I due vincitori non solo hanno trionfato tra gli Elite, ma hanno anche polverizzato i record del percorso, regalando spettacolo e confermando la fama del Kenya nel mondo della corsa su strada.
Cinque giri da 2 km l’uno, con un ritmo serrato fin dalle prime battute. Moses Cheruiyot (Run2gether) ha chiuso con un crono di 28’43, seguito dal connazionale Simon Mwangi Waithira e da Osama Zoghlami.
Tra le donne, è Morine Michira (Run2gether) a dominare in 32’28, staccando la burundese Nimbona e l’italiana Federica Cernigliaro.
Top 3 uomini:
1 -Moses Cheruiyot – 28’43
2 – Simon Mwangi Waithira – 29’30
3 – Osama Zoghlami – 29’59
Top 3 donne:
1 – Morine Gesare Michira – 32’28
2 – Elvanie Nimbona – 32’39
3 -Federica Cernigliaro – 36’11
Spazio anche all’inclusione, con l’esibizione degli atleti della FISDIR (sport paralimpici intellettivo-relazionali) su un tratto simbolico del percorso. Premiati anche due runner diabetici, Emilia D’Anna e Vito Pampalone, simbolo di resilienza e passione.
Nella gara Open, si sono distinti Alessandro Brancato (32’53) e Laura Speziale (39’33), primi al traguardo e neo campioni regionali Master.
Il Sicilia Running Team, pur essendo l’organizzatore, ha ceduto sportivamente il gradino più alto del podio alla Polisportiva Pegaso Athletic.
Grande partecipazione anche nella categoria Master, con titoli assegnati in tutte le fasce d’età. Tra i più veloci:
SM35 – Alessandro Brancato
SF50 – Laura Speziale
SM80 – Mario Lo Cicero
SF75 – Rosa Calabrese
TUTTI I NEO CAMPIONI REGIONALI MASTER:
SM35 Alessandro Brancato (Sicilia Running Team); SM40 Corrado Mortillaro (Podistica
Messina); SM45 Mario Piraino (Pol. Atletica Bagheria); SM50 Antonio Puccio (Sciacca
Running); SM55 Antonio Mascari (Pol. Nadir); SM60 Carlo Filiberto (Universitas
Palermo); SM65 Elio Amato (Universitas Palermo); SM70 Giuseppe Caltabiano
(Universitas Palermo); SM75 Salvatore Prestigiacomo (Polizia di Stato); SM80 Mario Lo
Cicero (GS Dil. Vergine Maria); SM85 Camillo Giuseppe Cucina (Atletica Mondello);
SF35 Emily Inzirillo (Equilibra Running Team); SF40 Luana Russo (Sciacca Running),
SF45 Simona Sorvillo (Trinacria Palermo); SF50 Laura Speziale (Cus Palermo); SF55 Rita
Rosa Vernaci (Trinacria Palermo); SF60 Maria Giangreco (Trinacria Palermo); SF65
Antonina Ienna (Palermo Running); SF70 Clara Minagra (Trinacria Palermo); SF75 Rosa
Calabrese (Amatori Palermo).
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Trapani – In questi giorni, grazie all’impegno di Libera, Trapani è diventata luogo di memoria viva. Una città che non dimentica, ma che soprattutto guarda avanti con coraggio. È questa la primavera della memoria, quella che unisce passato e futuro, dolore e speranza.
Il ritorno della bella stagione coincide con l’arrivo di chi porta sulle spalle il peso di una perdita, ma nel cuore la forza del cambiamento. Familiari provenienti da tutta Italia sono giunti a Trapani per ricordare, ma anche per testimoniare che la giustizia e la verità sono ancora possibili.
Nelle scuole, nelle piazze, tra le vie del centro, si respira una partecipazione diversa, autentica. Non è solo commemorazione, è impegno collettivo. È un popolo che si stringe attorno a chi ha sofferto, trasformando il dolore in energia positiva.
L’associazione Libera continua a essere un faro per chi crede in un Sud diverso. Le sue iniziative non si fermano al ricordo, ma coinvolgono i giovani, formano coscienze, costruiscono ponti tra generazioni.
Il lavoro quotidiano di Libera a Trapani – come nel resto d’Italia – è il seme di un cambiamento profondo. I nomi delle vittime non restano scritti solo su un elenco: diventano storie, volti, esempi. E con loro, germoglia una nuova cultura della legalità.
Trapani ha bisogno di questi segnali. Ha bisogno di sentirsi parte attiva nella lotta alla mafia. E la primavera è il tempo perfetto per seminare nuove consapevolezze.
Il messaggio che arriva da questi giorni è forte e semplice: c’è speranza. Perché c’è memoria. E dove c’è memoria, può fiorire anche il futuro.
Se anche tu credi in una Trapani diversa, fatta di legalità, giustizia e impegno, condividi questo articolo. Partecipa agli eventi promossi da Libera, segui il nostro giornale per non perdere aggiornamenti e storie di cambiamento.
Trapani – Definito il programma della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, promossa da Libera e Avviso Pubblico che si svolgerà a Trapani, con il Patrocinio della Rai e del Comune di Trapani prevista per il 21 Marzo a Trapani.
Intanto “Giovedì 20 marzo, Trapani, la Sicilia abbraccia le centinaia di familiari provenienti dalla Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, dal Nord Italia, dall’Europa, America Latina e Africa che si ritroveranno alle 15 presso il cinema/teatro Ariston per Assemblea Nazionale a seguire la Veglia ecumenica presso Cattedrale di San Lorenzo – sottolineano i promotori -. Trapani e la Sicilia rappresentano un territorio ricco di storia, di cultura e di sviluppo civico. Sono luoghi depredati dalla forza criminale, ma capaci di percorsi di alternativa, che illumineremo nell’ambito di un periodo che novembre del 2024 ci porterà fino al 21 marzo 2025, e che darà la forza anche per un ulteriore impegno territoriale successivo alla manifestazione”.
E poi proseguono: “Cammineremo, come ogni anno, al fianco dei familiari delle vittime innocenti, per sostenere le loro istanze di giustizia e verità e per rinnovare la memoria collettiva e il nostro impegno per il bene comune. Continueremo a chiedere piena luce sulle troppe stragi d’Italia che ancora aspettano che sia scritta la verità piena e accertata. Attraverso il percorso che ci condurrà al 21 marzo e negli esiti che la Giornata produrrà, affronteremo le problematiche che oggi rendono la provincia di Trapani e la Sicilia tutta un feudo per criminalità mafiosa, massoneria deviata e corruzione sistemica. Lo faremo insieme alle migliaia di cittadini e cittadine e alle centinaia di realtà sociali, che quotidianamente si battono per vivere in un luogo in cui la cultura del diritto prevalga sulla cultura del privilegio e della sopraffazione. Lo faremo creando spazi di confronto e protagonismo delle tante realtà positive che quotidianamente costruiscono spazi che rispondono ai principi della Carta Costituzionale”.
C’è un’Italia che reagisce all’indifferenza, all’illegalità, alle mafie e alla corruzione che devasta i beni comuni e ruba la speranza. Un’Italia consapevole che la convivenza civile e pacifica si fonda sulla giustizia sociale, sulla dignità e la libertà di ogni persona. Un’Italia che il 21 marzo si mobilita con momenti di lettura, di riflessioni, di incontri per ricordare gli oltre 1000 nomi delle vittime innocenti delle mafie.
“La Giornata promossa da Libera – spiegano i promotori -, dal 2017 è stata riconosciuta dallo Stato e vedrà una grande partecipazione: giovani, associazioni, gruppi, rappresentanti delle istituzioni, del sindacato, del mondo della scuola, della cultura, dello sport.” “Ad un mese dalla manifestazione – aggiungono -, sono più di 100 le iniziative, incontri nelle scuole, seminari che si sono svolti e continueranno a svolgersi in tutta la regione nei 100 passi in preparazione al 21 marzo.
di Maria Guccione – Sono molto compiaciuta per questa iniziativa messa su dai tanti amici di Salvatore Coppola e dispiaciuta di non poter essere materialmente presente. Ma due parole su di lui, sul mio amico Salvatore Coppola, voglio dirle. Sconoscevo la sua esistenza fino al 2003 allorché, dopo aver venduto il mio ex Albergo ristorante a cui ho dedicato 42 anni della mia vita, non mi venne l’insana idea di raccogliere in un libro i miei ricordi di quei 42 anni passati tra ricette, ospiti, aneddoti , successi e preoccupazioni. Mi serviva un editore e qualcuno mi fece il.nome di Coppola. Lo cercai : mai incontro fu per me più felice dal punto di vista umano, tragico dal punto di vista economico . Praticamente pagai di tasca mia la pubblicazione e non vidi mai una lira dalle vendite. Quando il Ministero dell’Ambiente acquistò 1000 copie di Frascatole, ritenendolo un libro che andava distribuito ai vari ristoranti di mare italiani, 20 mila euro furono versati dal Ministero sul conto dell’editore, ma ne io ne lui potemmo usufruire di un sol euro perché essendo il conto fortemente in rosso la Banca trattenne tutto. Questo non significa che Salvatore fosse un imbroglione: era solo un disperato, perseguitato da problemi economici per i quali non era tagliato.
Al di là di questi problemi, per così dire tecnici, era una persona meravigliosa, ironica, piena di humour, intelligente,informata, innamorata di Trapani , ricca di inventiva e di idee innovative. Quando nel 2006 mi sono ammalata di leucemia Salvatore mi è stato vicino come un fratello : ogni mese mi accompagnava con la sua macchina sgangherata all’ospedale Cervello per la chemioterapia. Al ritorno io ero distrutta ma lui trovava sempre qualcosa di divertente da raccontarmi per tirarmi su il morale. Credo di essere guarita anche grazie a lui .In quello stesso periodo pubblicò i PIZZINI. Era fiero di quel lavoro nel quale era riuscito a mettere insieme i casi più emblematici di resistenza civile alla mafia. Ero felice per lui. Ma non ero “SCANNALIATA” come si dice in dialetto ed ho continuato a fargli stampare altri miei lavori :ormai non volevo fare più soldi coi libri ma solo togliermi il capriccio di vedere stampate le mie elucubrazioni!
Ero a Rodi nel 2013 e li mi raggiunse la tragica telefonata di Giacomo Pilati che mi informava della sua dolorosa morte.Non una morte normale, ma improvvisa, in solitudine, con quel suo esile corpo abbandonato a sé stesso e alla sua sofferenza. Si sarebbe potuto salvare?Non lo so ma forse ha scelto una morte a lui congeniale, teatrale, difficile come difficile è stata tutta la sua vita. Una morte strana, dolorosa fino all’ultimo, impietosa e ingiusta come ingiusta è stata la sua vita persino sul fronte degli affetti, una vita che gli ha regalato una serie di difficoltà materiali per le quali non era tagliato, lui che forse era solo spirito e per questo gli abiti gli penzolavano da tutte le parti. Che Trapani ricordi questo suo figlio, non sufficientemente apprezzato in vita, sostenitore di cultura in tempi in cui essa veniva ignorata ,è cosa buona e giusta
Trapani – Caro Licchia non sei stato dimenticato. E difficilmente lo sarai. Dodici anni sono trascorsi dalla sua prematura scomparsa, ma la “ciurma” d’autori e di amici di Salvatore Coppola è pronta a rimettersi in viaggio. Facendo memoria dell’eredità letteraria che ha lasciato l’indimenticato Licchia.
A organizzare la ripartenza è stata l’associazione “Vivere Erice” con la sua presidente Mariza D’Anna , in collaborazione con l’enoteca “Ostinati” di Trapani, e la “Libreria del Corso”, ma anche il gruppo degli amici, lo scrittore e giornalista Giacomo Pilati, lo chef Pino Maggiore, l’editore Crispino Di Girolamo e tanti altri. Sul loro impegno l’impronta lasciata da Licchia che sicuramente si sarebbe schernito dinanzi a tale affermazione, ma noi lo conoscevamo bene e sappiamo che sarebbe stato così e sarebbe stato difficile convincerlo del contrario.
La passione per le lettere e per diffondere la cultura della legalità. E lo ha fatto in un periodo buio della città, quando per il sistema illegale veniva fatto passare per qualcosa di legale, e la legalità veniva rappresentata come qualcosa di illegale. Artefice del male un sistema fatto di professionisti, baroni, mafiosi, massoni e politici collusi e corrotti. Coltivati spesso da una informazione malata. Qualcuno ha pagato in termini giudiziari, altri sono rimasti indenni. E oggi Licchia sarebbe sicuramente in prima fila , a spingere chi sostiene che mafia e malaffare non hanno ancora alzato bandiera bianca. Salvatore Coppola è quello che manca in questo territorio, con il suo essere editore “sui generis”, capace nel contribuire a diffondere la cultura e la libertà di pensiero.
L’associazione “Vivere Erice” ha saputo dare sostanza alla biografia di Salvatore Coppola: animatore culturale instancabile dal 1984 fino alla sua scomparsa, ha contributo anche a diffondere il valore della legalità con la pubblicazione dei “pizzini” nati dopo la cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano per dare voce alle vittime di mafia come Michele Costa, Pina Maisano Grassi, Giangiacomo Ciaccio Montalto, Giuseppe Montalto e tanti altri. Quaranta block notes che hanno divulgato in giro per l’Italia i valori dell’antimafia. La Coppola editore dopo la sua morte, nel 2016 è stata rilevata da Rosario E. La Rossa e M. Stornaiuolo e trasferita da Trapani a Scampia.
Con grande emozione e attenzione delle tante persone presenti, tra cui giornalisti e scrittori, è stato ricordato il percorso umano e professionale di Licchia e l’amministrazione comunale (con l’assessore Enzo Abbruscato) si è impegnata ad intitolare uno slargo nel quartiere Sant’Alberto. Inoltre l’editore Crispino di Girolamo ha donato al pubblico intervenuto il libro autobiografico di Coppola “Il postino” che racconta in forma romanzata la storia tribolata della sua vita e ha lanciato l’idea di intitolare un premio letterario a Coppola e di ricordarlo insieme con tanti altri trapanesi che hanno contributo al rilancio culturale della città – come lo storico Salvatore Costanza – in una collana intitolata “I Trapanesi”. Molti sono stati i ricordi personali e professionali di un uomo timido ma non fragile, determinato e sincero che ha pubblicato opere di scrittori come Ignazio Apolloni, Augusto Cavadi, Rocco Fodale, Daniela Gambino e tanti altri e che sarà ricordato anche da Libera durante la XXX Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia che si terrà Trapani nel mese di marzo.
“Abbiamo ricordato un uomo e un editore che questa città ha dimenticato troppo presto – ha affermato Mariza D’Anna – E lo abbiamo fatto non solo per custodirne la memoria ma per rammentare e ravvivare il suo impegno a favore della cultura e della lotta alla mafia in tempi ancora più difficili di questi. Non per retorica ma perché il suo esempio possa arrivare nelle scuole e tra i giovani. Come Associazione stiamo pensando di organizzare altre iniziative da proporre nel corso dell’anno
Trapani – Ammontano a circa 670mila euro i fondi assegnati dal ministero dell’interno ai comuni di Trapani, Marsala e Mazara del Vallo per la realizzazione e l’implementazione di sistemi di videosorveglianza sui rispettivi territori. Le risorse, a valere sul Programma operativo complementare (Poc) “Legalità” 2014-2020, riguardano specifici progetti che erano stati presentati dai comuni e approvati dalla prefettura, nell’ambito del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto ritenuti adeguati a rispondere alla domanda di sicurezza del territorio e conformi ai requisiti tecnici del bando.
Obiettivo del sostegno ai comuni da parte del Viminale, come ricorda la prefettura di Trapani, è infatti favorire il rafforzamento delle condizioni di legalità per cittadini e imprese delle cinque Regioni target individuate dal Poc (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) anche per dare impulso allo sviluppo economico e migliorare la coesione sociale.
Nel caso specifico, lo scopo è sostenere progettualità finalizzate a potenziare attraverso la videosorveglianza il presidio, e quindi la sicurezza sia sotto il profilo della deterrenza che del supporto all’attività investigativa delle Forze dell’ordine, nei territori interessati.