AttualitàPalermo – In occasione del 32esimo anniversario dell’omicidio per mano mafiosa del beato Giuseppe “Pino” Puglisi, che ricorre il 15 settembre e che quest’anno coincide con l’avvio del nuovo anno scolastico in Sicilia, l’assessorato regionale dell’Istruzione e della formazione professionale ha deciso di inviare una circolare agli istituti scolastici di ogni ordine e grado, invitando tutte le scuole dell’Isola a dedicare un momento di riflessione alla memoria del sacerdote di frontiera ucciso nel 1993, nel quartiere Brancaccio di Palermo. Un gesto simbolico ma significativo, per rafforzare tra i più giovani la cultura della legalità, della responsabilità e dell’impegno civile.
«L’anno scolastico si aprirà quest’anno nel ricordo di don Pino Puglisi – afferma l’assessore Mimmo Turano – per onorarne l’impegno civile e trasmettere alle nuove generazioni l’eredità morale che ci ha lasciato. Da sacerdote di frontiera ed educatore, don Pino ha compiuto una scelta precisa, stando accanto ai ragazzi del quartiere Brancaccio a Palermo, per sottrarli alla strada grazie al Centro di accoglienza Padre Nostro, da lui fondato».
«Con il suo esempio luminoso – prosegue l’assessore regionale all’Istruzione – ha restituito speranza laddove regnava la rassegnazione, offrendo alternative alla violenza e insegnando che anche un piccolo gesto può fare la differenza. La sua testimonianza di fede, coraggio e dedizione rappresenta ancora oggi un potente modello pedagogico-educativo e uno strumento di cambiamento sociale e culturale da preservare, perché, come ci ha insegnato “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto” per costruire una società più giusta, consapevole e, soprattutto, libera dal ricatto mafioso»
AttualitàTrapani – di Rino Giacalone – Luigi Ciotti? Non ho dubbi, dovrebbe avere consegnata la tessera di giornalista ad honorem causa. La sua suola delle scarpe è consumata, come quella che ogni giornalista dovrebbe avere. Con lui e grazie a lui sono centinaia i chilometri percorsi per le vie delle città, alla ricerca di quella verità che non è nascosta ma basta solo cercarla per trovarla.
I suoi ottanta anni rappresentano oggi per Noi tante cose, la prima di tutti aver saputo essere eretici, di scegliere la parte dove stare. Luigi Ciotti ha il merito di averci aperto gli occhi sulla difesa della legalità, oggi ci dice che un’altra lezione da imparare presto è quella del saperci indignare dinanzi alla legalità che è stata annacquata. Ci sono tanti pozzi che sono stati inquinati, per restituire alla collettività l’idea che tanto di tutto quello che è stato fatto è sbagliato. Certuni vogliono rimettere indietro gli orologi della storia, con il loro senso di legalità che è conseguenza piena delle peggiori illegalità.
L’anima trapanese di don Luigi Ciotti è in questa considerazione. Trapani dove Cosa nostra è diventata sentimento culturale, quello che serviva a portare alla negazione della sua esistenza, Trapani dove Cosa nostra ha trasformato l’illegalità in legalità, Trapani dove Cosa nostra ha sempre saputo sparare bene quando è stato ora di sparare e votare bene quando è stato ora di votare, portando a sedere sui banchi di Governo chi dava lavoro ai mafiosi, cacciava via prefetti, pretendeva che i poliziotti lasciassero perdere la ricerca dei latitanti e degli appalti truccati. Luigi Ciotti è stato il primo ad avere netta percezione di questo stato di cose, perché si è reso conto che da qui doveva cominciare come è cominciato, il cammino dell’Italia per sfuggire via alle peggiori trame criminali. Un cammino che non si è concluso. E che trova ostacolo in chi ogni giorno tira fuori le favole sulle mafie che a Trapani non ci sono e che l’antimafia è peggio della mafia.
Trapani il 21 marzo 2025 ha accolto i familiari delle vittime innocenti delle mafie, nella celebrazione della XXX giornata nazionale a loro dedicata. “Il vento della memoria semina la giustizia”. Scopriamo ogni giorno che il vento non è sufficiente, ne serve molto di più. Le mafie non sono più solo mafie, sono diventate altro, sono corruzione, depistaggi, il mascariare, sporcare, l’altro. E quel che è peggio che affianco ad ogni azione di questo genere c’è subito chi dipinge tutto di verità mettendo a fianco la parolina legalità.
Ed allora il regalo di compleanno per Luigi è consegnargli la promessa che questa legalità non ci appartiene, non è nostra. Non è legalità permettere ai mafiosi di continuare a fare i mafiosi indossando l’abito dei manager, hanno dismesso coppole e lupare, non è legalità far morire in mare le persone che fuggono via da guerre e carestie, non è legalità girarsi dall’altra parte mentre gli echi delle guerra sono arrivati alle nostre spalle, non è legalità attaccare l’informazione ogni giorno, e non è legalità produrre una informazione che si è messa il bavaglio o che inventa di sana pianta notizie.
Gli 80 anni di Luigi Ciotti coincidono con una nuova Resistenza responsabile. Questo è per Luigi il nostro regalo.
CronacaSalerno – Il 16 settembre 2025 prenderà avvio a Salerno l’udienza preliminare del processo per l’omicidio di Angelo Vassallo, il «sindaco pescatore» di Pollica, ucciso nel 2010 per il suo instancabile impegno a favore della legalità, della trasparenza e della tutela del territorio. Nonostante i quindici anni trascorsi, gran parte delle indagini restano ancora coperte dal segreto istruttorio e si è lontani ancora dalla verità.
In questo momento cruciale, Asmel, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione
degli Enti Locali, che ne raggruppa 4.600 in tutt’Italia, ribadisce la decisione di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. Questa scelta rappresenta un profondo atto di responsabilità e di devozione alla memoria di Angelo Vassallo, ma anche un impegno concreto verso la sua famiglia, le istituzioni e soprattutto i cittadini, affinché la ricerca della verità e della giustizia non venga mai abbandonata.
La decisione di Asmel, assunta all’unanimità nel corso dell’Assemblea di dicembre 2024, nasce
dalla convinzione che mantenere viva la figura di Angelo significhi non solo onorare un uomo che ha sacrificato la propria vita difendendo valori universali, ma anche riaffermare il dovere collettivo di tutelare la legalità e promuovere un’amministrazione trasparente. In un’epoca in cui il coraggio civile è sempre più merce rara, il suo ricordo diventa un faro per tutti i sindaci e amministratori locali che ogni giorno si confrontano con difficoltà e pressioni, e che devono agire con coerenza e responsabilità.
Il sacrificio del «sindaco pescatore» non può e non deve essere dimenticato. «Costituirci parte civile è un segnale forte – dice Francesco Pinto, Segretario generale Asmel -, che ribadisce la nostra ferma volontà di sostenere la ricerca della verità. Vogliamo che la sua battaglia sia da esempio per tutti, e che si trasformi in un’eredità concreta per la costruzione di istituzioni più giuste, trasparenti e coraggiose. Accanto all’impegno processuale, intendiamo tradurre i valori incarnati da Angelo Vassallo in iniziative concrete a sostegno degli amministratori locali, attraverso progetti di formazione sulla gestione trasparente del territorio, campagne di sensibilizzazione contro le infiltrazioni mafiose e il rafforzamento delle reti di collaborazione tra sindaci impegnati sul fronte della legalità e della tutela ambientale».
Dario Vassallo, fratello di Angelo, ha voluto esprimere il suo pensiero con una battuta che riflette la tensione e la speranza di questa fase processuale: «Apprezzo enormemente il gesto di Asmel, confido che ii suo esempio venga assunto anche dallo Stato e dall’Arma dei Carabinieri affinché si costituiscano parte civile nel processo, sottolineando come sia essenziale un impegno istituzionale forte e inequivocabile».
CronacaPalermo – «Nel giorno in cui ricordiamo il sacrificio del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato dalla mafia il 3 settembre 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, la Sicilia si stringe attorno alla memoria di un uomo che resta un faro di legalità per le generazioni presenti e future. Dalla Chiesa è per noi motivo di commozione e di profonda gratitudine: in un contesto difficile come quello siciliano, lottò senza tregua contro la criminalità organizzata, pagando con la vita il suo altissimo senso di fedeltà allo Stato. A 43 anni dalla morte, la sua figura continua a costituire un esempio prezioso, capace di scuotere la coscienza civica di ogni cittadino e rappresentante delle istituzioni».
CronacaSan Vito Lo Capo – Hanno interessato il territorio di San Vito Lo Capo i servizi disposti in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduto dal Prefetto Daniela Lupo, nello scorso week-end e pianificati, con apposita ordinanza predisposta dal Questore Giuseppe Felice.
Peritore.
Si tratta di servizi straordinari interforze nel comune meta turistica durante il periodo estivo. I controlli sono stati eseguiti da personale appartenente alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza ed alla Polizia Municipale assieme a militari dell’Esercito Italiano attualmente impiegati nell’operazione denominata “Strade Sicure”, nei maggiori centri della Provincia.
Effettuati controlli amministrativi presso alcuni esercizi pubblici della cittadina. L’attività ha permesso di constatare e contestare, a carico di due titolari di altrettanti locali commerciali sanvitesi, alcune violazioni amministrative per inottemperanza alle ordinanze sindacali.
Nel corso dei servizi sono stati svolti 10 posti di controllo, identificate circa 60 persone, e controllati 40 veicoli.
Le operazioni si inseriscono in un più ampio piano di rafforzamento della sicurezza pubblica e della legalità sul territorio, volto a garantire la serenità dei cittadini e dei turisti presenti nella zona
durante il periodo estivo.
AttualitàTrapani – «Il conferimento della cittadinanza onoraria di Trapani a Mauro Rostagno è un atto che giunge con un ritardo certamente ingiustificabile, ma che rappresenta comunque un momento importante per la città e per tutti i trapanesi». 
Lo ha affermato il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Cristina Ciminnisi, commentando la decisione assunta dal Consiglio comunale questa sera.
«Mauro Rostagno – prosegue Ciminnisi – non era soltanto un sociologo e un giornalista coraggioso, ma un uomo che aveva scelto di vivere qui, di mettersi a disposizione della nostra comunità con la sua intelligenza, la sua ironia, il suo impegno civile nel raccontare la città senza paura, con quello sguardo libero e coraggioso che ha pagato a caro prezzo. Non è un caso che amasse dire: ‘Io sono più trapanese di voi perché ho scelto di esserlo’. Una frase che oggi risuona con ancora più forza e che deve farci riflettere sul senso profondo di appartenenza e responsabilità verso questa terra».
«Con questo riconoscimento – conclude Ciminnisi – la città di Trapani compie un passo di giustizia simbolica nei confronti di chi ha pagato con la vita la sua lotta per la verità e la legalità. È un messaggio che rafforza la memoria collettiva e che deve essere trasmesso soprattutto alle nuove generazioni, affinché il sacrificio di Mauro non venga mai dimenticato».
CronacaPartanna – “Ricordare” dovrebbe essere l’imperativo di tutti. “Ricordare” e fare “Memoria” per non “Dimenticare” chi da servitore dello Stato ha perso la vita. È questo l’obiettivo che si prefigge l’iniziativa organizzata dal comune di Partanna “Angeli in Divisa”, per ricordare il 42esimo anniversario della strage di via Federico Pipitone a Palermo.
L’attentato contro il giudice Rocco Chinnici, creatore del pool antimafia. Cosa nostra per eliminarlo utilizzò una Fiat 126 verde imbottita di 75 chili di tritolo che posizionò in via Pipitone Federico. Erano le 8.05 del 29 luglio del 1983. Nella strage morirono il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi (portiere dello stabile in cui abitava il giudice). Fu Antonino Madonia ad azionare il telecomando.
Quella strage ogni anno oltre che a Palermo viene ricordata a Partanna dove il giudice Chinnici ha svolto il ruolo di pretore per dodici anni.
Anche quest’anno il Comune di Partanna, in collaborazione con la Fondazione Rocco Chinnici ricorderà il sacrificio del giudice Chinnici e degli altri servitori dello Stato e civili che persero la vita in quell’attentato e lo farà martedì 29 luglio alle 20,30 presso il Castello Grifeo. La serata sarà dedicata alla presentazione del libro “Cinque Vite” di Mari Albanese, un’opera che rende omaggio al sacrificio e al coraggio degli agenti delle scorte caduti nella lotta alla mafia. L’evento rappresenta non solo un momento di riflessione e memoria, ma anche un’occasione di approfondimento civico, volto a celebrare il valore di chi ha difeso lo Stato con dedizione e spirito di servizio, spesso in silenzio e lontano dai riflettori.
Interverranno Mari Albanese, autrice del libro “Angeli in Divisa” – Navarra Editore • Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage Chinnici • Sergio Lari, già Procuratore Generale di Caltanissetta • Matteo Frasca, Presidente della Corte d’Appello di Palermo. A moderare l’incontro sarà il giornalista Rino Giacalone.
Nel corso della serata verrà reso omaggio agli agenti di scorta caduti: Lenin Mancuso, Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta, Roberto Antiochia, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Eddie Walter Cusina, Vincenzo Fabio Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.
“Questo evento si inserisce all’interno di un più ampio programma di iniziative portato avanti dall’Amministrazione comunale fin dal suo insediamento, con l’obiettivo di tenere viva la memoria delle vittime di mafia, rafforzare il senso civico della comunità e promuovere i valori della legalità e della giustizia. Negli ultimi anni, soprattutto nel periodo estivo, sono state organizzate numerose conferenze, incontri pubblici e momenti di confronto con testimoni diretti, esperti, magistrati, e studiosi, allo scopo di rendere Partanna un luogo di consapevolezza, educazione e resistenza culturale alla criminalità organizzata. L’Amministrazione comunale rinnova quindi il proprio impegno nel continuare a offrire occasioni di approfondimento e partecipazione attiva, rivolte a tutta la cittadinanza, con particolare attenzione alle nuove generazioni, affinché il sacrificio di chi ha difeso le istituzioni non venga mai dimenticato. La cittadinanza è invitata a partecipare numerosa a questo importante appuntamento di memoria collettiva, per rinnovare l’impegno contro ogni forma di criminalità e per onorare chi ha dato la vita per la legalità e la giustizia”.
AttualitàTrapani – Francesca Albanese cittadina onoraria di Trapani. La proposta di un comitato di associazioni è stata inoltrata all’amministrazione comunale del capoluogo. Con questo gesto, le realtà promotrici intendono dare un segnale concreto e trasversale a sostegno della pace, della giustizia internazionale, dei diritti fondamentali e della dignità umana, auspicando un ampio consenso politico e istituzionale.
Il Comitato di associazioni, movimenti e forze politiche del territorio trapanese, organizzatore della Manifestazione “Luce per Gaza” del 20 giugno 2025, tra cui Alleanza Verdi Sinistra, ANPI, Arcigay, Articolo 21, Comitato per la Difesa della Costituzione, Emergency – Gruppo di Trapani, Fridays for Future Trapani, Giovani Democratici Trapani – Erice, Legambiente, Libera, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico circolo TP, PSI, Rifondazione Comunista, Sinistra Futura, si unisce per proporre formalmente all’Amministrazione Comunale di Trapani il conferimento della cittadinanza onoraria alla dottoressa Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati.
La proposta, rivolta al Sindaco, alla Presidenza del Consiglio Comunale e a tutti i Consiglieri, si colloca in continuità con l’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale lo scorso 27 giugno 2025, che ha espresso la vicinanza della città di Trapani al popolo palestinese e la ferma condanna delle gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza.
Francesca Albanese si è distinta a livello internazionale per il suo coraggioso lavoro di analisi, denuncia e tutela dei diritti umani, portando avanti il suo mandato con rigore giuridico, impegno etico e indipendenza intellettuale, spesso in contesti difficili e ostili. In particolare, ha documentato la drammatica crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, denunciando l’assedio prolungato che limita gravemente l’accesso ai beni essenziali e ai servizi sanitari della popolazione civile.
Il Regolamento Comunale per il conferimento della Cittadinanza Onoraria prevede che tale onorificenza possa essere assegnata a chi si distingue per l’impegno nella difesa dei diritti umani e della solidarietà verso i più deboli, nonché per l’impegno civile nella promozione della legalità. In tal senso, Francesca Albanese incarna pienamente questi valori fondamentali.
PoliticaRoma – di Walter Verini – Deputato Pd capigruppo commissione nazionale antimafia. Onorare, ricordare i caduti per la legalità, magistrati, uomini e donne delle scorte, giornalisti, vittime innocenti della violenza e dello stragismo delle mafie è innanzitutto un dovere. Cui adempiere con comportamenti coerenti, non viziati da ipocrisia. Per questo rivolgiamo qualche domanda alla premier Meloni e alla presidente della commissione Antimafia Colosimo.
“Parlate di mafia”, è il titolo della iniziativa di Fratelli d’Italia. Si tiene da tre anni, nei giorni dell’anniversario della strage di Via d’Amelio.
I gravissimi fatti corruttivi che hanno investito esponenti del partito della Meloni in Sicilia, ne hanno consigliato il trasloco da Palermo a Roma. Una scelta dettata da evidente imbarazzo. Non è mancato l’omaggio alla memoria di Borsellino e della sua scorta. Come tutti gli anni, sono in prima fila negli anniversari.
Ci mancherebbe non fosse così. Onorare, ricordare i caduti per la legalità, magistrati, uomini e donne delle scorte, giornalisti, vittime innocenti della violenza e dello stragismo delle mafie è innanzitutto un dovere. Cui adempiere con comportamenti coerenti, non viziati da ipocrisia.
Per questo rivolgiamo qualche domanda alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo:
1) Non pensate che indebolire presidi di lotta alla corruzione, alla criminalità, come limitare a 45 giorni le intercettazioni per gravi reati contro la pubblica amministrazione, o rendere difficile il sequestro degli smartphone contenga (parole del Procuratore Nazionale Antimafia) il rischio di «apertura di pericolosi spazi di sostanziale impunità di gravi fenomeni criminali»?
2) È coerente allentare – come il governo ha fatto – presidi di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata? Citiamo a memoria: più basse le soglie per affidamenti diretti, estensioni alla pratica dei subappalti, con rischi di penetrazione delle mafie e per la stessa sicurezza del lavoro. Alte le soglie per l’uso del contante con aumento della facilità del riciclaggio dei proventi del narcotraffico, dell’usura, del gioco d’azzardo, delle estorsioni.
3) Ed è coerente il tentativo da voi esercitato (sventato grazie alle proteste delle opposizioni e di reti di antimafia sociale e soprattutto grazie ad un decisivo intervento di “moral suasion” degli Uffici del Quirinale) di attenuare controlli antimafia nell’esecuzione di grandi e discusse opere, come il Ponte sullo Stretto?
4) Non ritenete che allentare quotidianamente sistemi di controllo, controlli preventivi, concomitanti sull’attività della Pubblica amministrazione sia rischioso? Oltre a indebolire e colpire l’indipendenza della magistratura ordinaria (penso alla separazione delle carriere) la vostra “riforma” della Corte dei Conti, non colpisce incrostazioni ma indebolisce i controlli, fondamentali in democrazia. La necessaria velocità nell’eseguire opere, deve andare di pari passo con il rispetto delle regole e della legalità.
5) Ed è coerente con il doveroso omaggio alle vittime smontare reati come l’abuso di ufficio, il traffico di influenze? O tagliare fondi per norme fondamentali come quelle che riguardano la confisca dei beni alle mafie? O dare continui segnali (in linea del resto con il famigerato meloniano «le tasse sono pizzo di stato») per i quali rispettare le regole è un optional, tanto arrivano i condoni?
6) La Commissione Antimafia è da tempo impegnata sul contesto, le cause, le accelerazioni della strage di Via D’Amelio. Con un obiettivo predefinito dalla destra dall’inizio: tutto dipese dall’intreccio mafia-appalti. Che c’era, eccome, pesantissimo e ramificato non solo in Sicilia. Ma il tentativo è quello di riscrivere la storia di quegli anni. Di “cancellare” i rapporti evidenti tra mafie, estremismo nero e stragista, certi settori della politica. Quegli anni, quelle stragi, quegli attentati (Capaci e Via D’Amelio, ma anche Georgofili, Velabro, Via Palestro…e prima l’omicidio Mattarella…) avevano anche una regia ed un fine politico. Che si vuole occultare. È questo il modo giusto per ricordare le vittime di mafia?
7) Non pensate che bisognerebbe indignarsi davanti a inaudite affermazioni fatte in Antimafia dal generale Mori e dal Colonnello De Donno, auditi in per supportare queste tesi? Ebbene, nella stessa Commissione nella quale sedettero nel tempo grandi personalità antimafia: un nome per tutti, Pio La Torre) i due auditi hanno avuto parole di apprezzamento per condannati definitivamente per associazione mafiosa («….stimavo e stimo Marcello Dell’Utri» , ha affermato De Donno). «…Io disprezzavo la Procura di Palermo…», ha rincarato Mori. Perché non si sente il bisogno di prendere le distanze da queste incredibili affermazioni?
8) In Commissione è in corso un tentativo per “espellere” dalla trattazione di questi temi due magistrati antimafia come Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. Il tentativo consiste in una sgangherata e incostituzionale proposta di legge della maggioranza sul “conflitto di interesse”. Che dovrebbe valere solo per la Commissione Antimafia (si badi, non è una legge seria e sempre necessaria sul conflitto di interessi erga omnes). Che dovrebbe essere deciso dalla maggioranza di turno, senza criteri e perimetri chiari ed oggettivi. Una vergogna, destinata probabilmente su un binario morto. Ma intanto ci provano. Motivi di opportunità, in Antimafia come nelle altre Commissioni, ci possono essere, sempre. Ma a deciderli devono essere i parlamentari stessi, eletti dal popolo, le cui prerogative non possono essere colpite dalla maggioranza di turno. E nel caso, la maggioranza in Antimafia vorrebbe impedire a due ex-magistrati Antimafia di offrire il proprio contributo. Presidente Meloni, presidente Colosimo, non pensate che questo tentativo sia davvero molto grave?
9) Molti, troppi, sono stati nel tempo i giornalisti ammazzati in Italia dalle mafie. Da De Mauro a Impastato, a Pippo Fava; da Spampinato a Siani a Francese….). Perché quotidianamente provate fastidio, sferrate attacchi al giornalismo d’inchiesta? Querele a giornalisti e scrittori come Saviano e reiterati attacchi a trasmissioni come Report; limitazioni alla pubblicabilità delle notizie attraverso leggi restrittive della libertà di informazione; rifiuto di approvare norme contro le querele temerarie ai danni dei giornalisti. Chi – come l’informazione e i giornalisti – accende luci sul malaffare, sulle opacità del potere, sui rapporti tra mafie e certa politica, certi amministratori (sono queste le vere carriere da separare!) non va difeso e tutelato?
10) Infine, non ritenete di dover concentrare sforzi sulle più recenti frontiere delle mafie? Sulla difesa delle piattaforme e dei dati sensibili sotto attacco; sulla cybersicurezza e l’attacco alle piattaforme criptate delle organizzazioni criminali, sulla penetrazione nell’economia legale, nelle zone di degrado sociale e culturale, dispersione scolastica e povertà educativa, contro le pratiche – dove non arriva lo Stato – di welfare criminale?
Fornire risposte a domande, a questioni come queste, darebbe coerenza alla necessaria celebrazione e memoria di chi ha pagato con la vita il proprio impegno per la legalità e quindi la difesa della convivenza civile.
Walter Verini – Deputato Pd Capigruppo Commissione Nazionale Antimafia /https://www.editorialedomani.it
CronacaPalermo -Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, stamattina alla Caserma Lungaro a Palermo, insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al capo della Polizia Vittorio Pisani, ha deposto una corona d’alloro in memoria dei caduti del 19 luglio 1992.
«A trentatré anni dalla strage di via D’Amelio, la Sicilia rende omaggio a Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta – Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina – caduti per difendere lo Stato e la legalità. Il loro sacrificio ci impone di non fermarci. La verità su quella strage non può più essere rinviata. È un dovere morale e istituzionale che lo Stato deve assolvere fino in fondo. Come presidente della Regione rinnovo l’impegno a sostenere ogni passo verso la piena verità, per rispetto delle vittime e per dare giustizia a un’intera comunità che chiede chiarezza, memoria e coraggio».
