Campobello di Mazara – Sospesa dall’insegnamento la professoressa di matematica Floriana Calcagno di Campobello di Mazara, arrestata dal Ros dei carabinieri e dallo Sco della polizia, nell’ambito dell’inchiesta sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Il provvedimento cautelare facoltativo è stato firmato dalla dirigente dell’istituto Ruggero D’Altavilla di Mazara del Vallo, Graziella Lisma, dopo che i carabinieri sono andati nella scuola per una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sulla Calcagno.
Il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Trapani, Davide Nugnes, ha convalidato l’atto divenuto così sospensione obbligatoria. Floriana Calcagno era docente supplente con un incarico fino al 30 giugno.
Nei confronti della donna l’Ufficio scolastico provinciale ha anche avviato un provvedimento disciplinare, sospeso in attesa della definizione dell’iter giudiziario. Per la Procura di Palermo la donna avrebbe favorito la latitanza di Messina Denaro, col quale si sarebbe incontrata più volte.
Cinque giorni dopo l’arresto del superlatitante, la professoressa si era recata spontaneamente in procura per informare i magistrati che aveva avuto una relazione con quell’uomo che lei conosceva come Francesco Salsi medico in pensione.
Campobello di Mazara – Da ieri la professoressa di matematica, Floriana Calcagno di 50 anni è rinchiusa in carcere. E’ stata arrestata dai carabinieri del Ros e dai poliziotti dello Sco che indagano sulla rete di finacheggiatori del boss deceduto Matteo Messina Denaro.
La professoressa sei giorni dopo la cattura di Messina Denaro a Palermo si era presentata spontaneamente dai carabinieri dicendo di avere avuto una breve relazione con Messina Denaro, ma lei lo conosceva come Francesco Salsi, medico in pensione. Una dichiarazione a cui gli investigatori e i magistrati mai hanno creduto. Così dopo mesi di indagini ieri la donna è finita in carcere.
A Floriana Calcagno i magistrati – il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e i pm Piero Padova e Gianluca De Leo- contestano, tra l’altro, di aver assicurato a Matteo Messina Denaro «sostegno logistico, aiuto e supporto morale e materiale, nel territorio di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Tre Fontane e in altre località della provincia di Trapani e di avergli assicurato, attraverso un sistema di staffetta e di scorta con la propria vettura, la possibilità di spostarsi da un comune all’altro in modo riservato».
E’ proprio la gelosia delle amanti che sta facendo cadere a poco a poco quel muro di omertà che per 30 anni ha coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro.
Per ricostruire il ruolo avuto da Floriana Calcagno, nella latitanza di Matteo Messina Denaro sono stati fondamentali, oltre agli appunti trovati nel covo del capomafia, gli scritti indirizzati al boss da un’altra sua amante, la maestra Laura Bonafede, già condannata per associazione mafiosa. Nelle lettere per il ricercato la Bonafede indicava Calcagno con una serie di soprannomi, come «Handicap, Acchina o Sbrighisi». Incrociandoli con altri elementi, come le immagini registrate da diverse videocamere che hanno immortalato episodi raccontati dalla Bonafede e relativi alla donna, gli inquirenti hanno capito chi si celasse dietro gli pesudonimi.
Dal manoscritto trovato nel covo del ricercato emerge tutta la gelosia della Bonafede verso Calcagno. «Dici che Acchina ti aiuta come può. Ma cosa può fare per te?», scriveva. ”La frase di alto significato indiziante, faceva chiaramente intendere che il latitante in precedenza aveva confidato alla Bonafede – scrivono i pm – il ruolo svolto dalla Calcagno nel suo sistema di protezione, ruolo che consisteva nell’offrire ed adoperarsi su ’cose fatte per luì». Nello scritto la maestra mostrava anche di non credere a quello che le aveva detto il latitante e cioè che la relazione con la Calcagno risalisse ad aprile 2022. «E poi ci sono date che non mi quadrano. Tu mi parli di aprile 2022“ diceva. Bonafede sospettava che la storia tra i due fosse precedente. «E poi se ben ricordi ti disse che voleva parlarti già nell’agosto 2017, o l’hai dimenticato?», scriveva. Sempre sfogando la sua gelosia verso l’altra, Bonafede commentava: «per ora se penso a Sbrighisi che passava con quella faccia compiaciuta, dopo essere stata con te, le bastonate gliele darei eccome».
Infine in uno scritto del 30 dicembre 2022, Bonafede raccontava al capomafia di aver visto uscire dalla «zona chiave», il covo di Campobello di Mazara, proprio Calcagno. “Stavolta mi è cambiato l’umore, quella scena mi ha cambiato la giornata. Alle 11.40 circa ho visto Handicap che usciva dalla zona chiave, dritta come un palo e con una Louis Vuitton sicuramente regalata da te. Regali borse come un distintivo? Fuck», sbottava.
Palermo – La terza sezione della Corte d’Appello di Palermo presieduta da Sergio Gulotta, ha confermato la sentenza emessa, il 14 dicembre 2023, dal gup Ermelinda Marfia nel processo abbreviato a 27 persone coinvolte nell’operazione antimafia dei carabinieri «Hesperia». Assolto solo uno degli imputati condannati in primo grado, Paolo Bonanno, 50 anni, di Mazara del Vallo, ed ha rideterminando le pene ad altri tre.
L’operazione dei carabinieri risale al 6 settembre 2022, e disarticolò le famiglie mafiose di Marsala, Mazara del Vallo e Campobello di Mazara. Nell’indagine furono coinvolti 35 presunti mafiosi e fiancheggiatori di Cosa Nostra (otto sono stati processati con rito ordinario davanti il Tribunale di Marsala) riportando in cella fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, come il 69enne capomafia campobellese Francesco Luppino, zio della professoressa di matematica Floriana Calcagno arrestata stamane (14 aprile 2025) considerata non solo una delle amanti del boss (oggi deceduto) è accusata infatti di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena. Avrebbe aiutato il latitante a sottrarsi alla cattura e di conseguenza ad esercitare il suo potere.
Queste le condanne: Francesco Luppino 20 anni; Marco Buffa, Mazara del Vallo 11 anni e 4 mersi; Leonardo Casano, Marsala, 6 anni; Antonino Cuttone, Mazara del Vallo, 18 anni; Piero Di Natale, Castelvetrano, 16 anni, Vito Gaiazzo, Mazara del Vallo, 9 anni e 4 mesi; Girolamo Li Causi, Marsala, 4 anni e 4 mesi; Jonathan Lucchese, Palermo, 3 anni e 8 mesi; Marco Manzo, Campobello di Mazara, 4 anni e 4 mesi; Antonino Nastasi, Campobello di Mazara, 5 anni e 4 mesi; Vincenzo Pisciotta, Mazara del Vallo, 6 anni e 4 mesi; Giuseppa Prinzivalli, Marsala, 5 anni.
Ed ancora: Francesco Pulizzi, Marsala, 5 anni; Antonino Ernesto Raia, Marsala, 12 anni; Francesco Raia, 28 anni e sei mesi (in continuazione con una sentenza del 2013); Tiziana Rallo Marsala, 8 anni e 8 mesi; Vito Rallo, 4 anni e 4 mesi; Vincenzo Romano, Mazara del Vallo, 6 anni; Carmelo Salerno, Paceco, 6 anni e 8 mesi; Giuseppe Speciale, Partinico, 5 anni e 4 mesi; Francesco Stallone, Campobello di Mazara, 4 anni e 4 mesi; Rosario Stallone, 3 anni e 4 mesi; Michele Vitale, Partinico, 6 anni.
Nell’abbreviato, il gup Marfia aveva inflitto a 27 imputati condanne per quasi 230 anni di carcere, e circa 140 mila euro di multe. Le pene più severe (20 anni di carcere) per Luppino e per il marsalese Francesco Giuseppe Raia, di 57. Per quest’ultimo, i giudici di secondo grado hanno rideterminato la pena in 28 anni e 6 mesi di carcere in continuazione con un’altra condanna definitiva dal 2014.