Palermo – Un omaggio alla bellezza selvaggia di Marettimo e alla forza della sua gente: “Nella terra del tempo sospeso” (Edizioni Efesto, 2025) segna l’esordio letterario del giornalista Francesco Lamiani, ex direttore di BlogSicilia. Il romanzo intreccia vicende reali e immaginate, raccontando il profondo legame tra gli abitanti dell’isola e la loro identità, resistendo ai cambiamenti del tempo.
Il simbolo di un tempo che scorre diversamente
Il cuore della storia ruota attorno a un orologio inviato dagli emigrati marettimari negli Stati Uniti, giunto a destinazione solo dopo molti anni. Questo oggetto diventa un potente simbolo della dimensione sospesa di Marettimo, dove il passato dei pescatori si intreccia con il presente turistico, in un equilibrio costante tra tradizione e innovazione.
“Il romanzo è una metafora del confronto tra generazioni”, spiega Lamiani. “Da una parte, il bisogno di mantenere la propria identità; dall’altra, l’inevitabile trasformazione imposta dal tempo. Marettimo resta protagonista assoluta, con il suo spirito fiero e accogliente, e con le storie della sua gente, che hanno ispirato queste pagine”.
Un’opera che conquista
I lettori di BlogSicilia, da sempre vicini all’autore, hanno avuto l’opportunità di leggere in anteprima il romanzo, trovandolo coinvolgente e ricco di spunti emozionanti. Il racconto invita a riscoprire Marettimo e la sua comunità, accendendo la curiosità su dettagli affascinanti come il misterioso “parlamentino” dell’isola.
Disponibile dal 15 marzo
Con una narrazione avvolgente che attraversa il dopoguerra fino ai giorni nostri, “Nella terra del tempo sospeso” esplora il fragile equilibrio tra la conservazione delle radici e l’adattamento ai cambiamenti globali. Pubblicato da Edizioni Efesto, il libro sarà disponibile in libreria dal 15 marzo e acquistabile già online. Un titolo imperdibile per chi ama la Sicilia, il suo mare e le storie di uomini e donne che sanno reinventarsi nel tempo.
Troppo spesso ci sentiamo dire “voi siciliani” o, peggio ancora, “siete Siculi, vero?”. No, cari amici! Noi di Trapani, Erice e delle zone limitrofe abbiamo radici antichissime e diverse: noi siamo Elimi, e ne andiamo fieri. La nostra storia non è solo una curiosità archeologica, ma un’identità culturale che ancora oggi vive nelle nostre tradizioni, nella nostra cucina e nel nostro spirito indipendente.
Mentre il resto della Sicilia era abitato da Siculi e Sicani, nella parte occidentale dell’isola si insediò un popolo misterioso: gli Elimi. Secondo la leggenda, erano discendenti dei Troiani in fuga dopo la distruzione della loro città. Guidati da Enea – o da altri esuli meno noti – fondarono città come Segesta, Entella ed Erice, diventando protagonisti di un crocevia culturale tra Greci, Fenici e altre civiltà mediterranee.
Non si tratta solo di DNA, ma di mentalità e stile di vita. Gli Elimi non si fecero mai completamente dominare dai Greci, riuscendo a mantenere una forte identità pur aprendosi agli scambi commerciali e culturali. Ancora oggi, questo spirito vive nella gente di Trapani e dintorni: siamo ospitali, ma diffidenti; aperti al mondo, ma fieri della nostra storia.
Se volete toccare con mano la grandezza degli Elimi, visitate Segesta, con il suo tempio dorico e il teatro affacciato sulla valle. Venite a Erice, dove il culto di Venere Ericina – derivato dalla fenicia Astarte – si mescola a un’atmosfera senza tempo e a una tradizione dolciaria d’eccellenza. E non dimenticate Trapani, città di commerci e influenze culturali, dove l’arte della cucina racconta secoli di contaminazioni mediterranee.
Non ci serve uno stato o un esercito per rivendicare la nostra identità. Basta il nostro accento, il nostro carattere e la nostra straordinaria cucina. Chi visita la nostra terra lo capisce subito: noi siamo diversi, noi siamo Elimi. E se qualcuno ci chiama “Siciliani” o “Siculi”, siamo pronti a una lezione di storia… magari accompagnata da un buon couscous alla trapanese!