Pantelleria – “Un malore ha colpito una soccorritrice del (Seus) Sicilia Emergenza Urgenza Sanitaria mentre era in servizio a Pantelleria. La donna, in forza al 118, è stata male mentre era impegnata nel proprio turno di lavoro. I colleghi presenti sono prontamente intervenuti per prestarle soccorso, trasportandola d’urgenza al locale Pronto Soccorso. Tuttavia, a causa della situazione clinica, si è reso necessario il trasferimento in elisoccorso presso un ospedale di Palermo, dove è attualmente ricoverata”.
Questo il messaggio postato sulla bacheca sociale del Seus.
Naturalmente la notizia ha suscitato commozione tra i colleghi della Seus (Sicilia Emergenza Urgenza Sanitaria SCpA).
A nome dei colleghi il presidente Riccardo Castro ha voluto esprimere la propria vicinanza alla soccorritrice, dichiarando: “Una notizia che ci rattrista tanto. A nome mio e di tutta la ‘famiglia Seus’, rivolgo un grande abbraccio e auguro una pronta guarigione”.
A Trapani, così come in molte zone della Sicilia, si tramanda da generazioni un’antica pratica che affonda le radici nella superstizione popolare: la piggliata d’occhio. Ma cos’è veramente? Un semplice rimedio per il mal di testa o una vera e propria preghiera in grado di scacciare il malocchio?
Secondo la tradizione, la pigghiata d’occhio è un gesto misterioso compiuto da anziane esperte, come za Marietta”, che custodisce il segreto di un’antica formula di guarigione. Si dice che chi è stato “pigghiato d’occhio” provi sintomi inusuali, come un mal di testa improvviso, insonnia, o un senso di frustrazione e stanchezza. Ma come capire se davvero si è stati colpiti dal malocchio?
La ritualità è semplice, ma carica di significato. Il paziente si siede e, sotto l’abilità di “za Marietta”, viene sottoposto a un “esame” che inizia con l’applicazione di un pezzo di stoffa sulla testa, sopra cui viene posizionata una bacinella d’acqua. L’anziana recita preghiere, come il Padre Nostro, mentre fa cadere gocce d’olio nell’acqua. Se le gocce restano compatte, il malessere è solo temporaneo, ma se si separano e si dissolvono, è segno che il malocchio ha preso piede.
Nel caso di un esito negativo, il rimedio prosegue con un rituale di purificazione, fatto di sale e acqua, e culmina con l’azione di gettare fuori dall’uscio l’acqua utilizzata, sempre accompagnata dalle parole magiche: “Acqua e sale pi li mari, acqua e sale picue ni vole male.”
Questo rito affonda le sue radici in leggende antiche, che raccontano di come l’energia malefica si diffonda attraverso lo sguardo, ma anche nella forza di una comunità che si ritrova a condividere credenze, preghiere e tradizioni. A Trapani, così come in molte località siciliane, sono in molti a giurare che la pigghiata d’occhio funzioni, unisce religiosità, superstizione e una lunga tradizione popolare che ancora oggi continua a vivere nei vicoli e nelle case del centro storico