Palermo
Consegnano la droga travestiti da “rider”, la finanza smantella rete di spaccio
Otto le persone fermate, 15 denunciate, 17 le perquisizioni
Redazione25 Giugno 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Smantellata dalla Guardia di Finanza di Palermo una rete di spaccio radicata nei quartieri di Ballarò e Vucciria, con una struttura piramidale e un’organizzazione capillare. Otto le persone fermate su ordine della DDA altre 15 denunciate. Eseguite 17 perquisizioni tra Palermo e Villabate.

    L’indagine ha portato alla luce un sistema collaudato per il traffico di cocaina e hashish, che si serviva anche di “rider” in scooter o bici elettriche, con zaini di note piattaforme di consegna, per distribuire la droga in tutta la città, fino a Mondello. Il trucco serviva a evitare controlli, rendendo il traffico più fluido e meno rischioso.

    Al vertice del gruppo, due uomini legati alla criminalità organizzata, che gestivano i contatti con i fornitori e decidevano prezzi e quantità. Alcuni membri erano già sottoposti a misure cautelari ma continuavano ad avere un ruolo attivo nel coordinamento dello spaccio: ricevevano ordini telefonici e li smistavano ai pusher, con tempistiche precise.

    Per limitare i rischi, le dosi venivano trasportate in piccole quantità, grazie anche a varie basi logistiche sparse per Palermo. Tra i fermati, figura anche un esponente della mafia nigeriana, già arrestato nel gennaio scorso mentre tentava la fuga all’estero con un passaporto falso.

    Le indagini hanno portato al sequestro di oltre un chilo e mezzo di hashish e hanno individuato diversi luoghi usati per nascondere il denaro, confezionato in buste sottovuoto e affidato a insospettabili, spesso incensurati. Lo spaccio era talmente attivo da essere organizzato su tre turni giornalieri e si stima che fruttasse oltre tremila euro al giorno, con circa 100 cessioni quotidiane. Complessivamente, durante le indagini sono stati documentati traffici per un valore di oltre 700mila euro.




  • Palermo
    Terremoto nella sanità siciliana: appalti pilotati e mazzette. Dieci misure cautelari e 22 indagati.
    L'attività è stata scoperta dalla guardia di Finanza , Corruzione e turbativa d'asta per gare del valore di 130 milioni di euro, al centro del sistema ci sarebbe stato un noto professionista palermitano
    Redazione13 Giugno 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – La sanità siciliana ancora al centro di un ennesimo terremoto giudiziario. La procura di Palermo che ha coordinato le indagini  effettuate dalla Guardia di Finanza avrebbe scoperchiato un collaudato sistema di corruzione.

    L’ordinanza applicativa di misure cautelari personali

    L’ordinanza applicativa di misure cautelari personali (arresti domiciliari, interdittive, obbligo di dimora o di presentazione alla polizia giudiziaria) emessa dal G.I.P. presso il Tribunale del capoluogo ha raggiunto 10 soggetti, indagati a vario titolo per i reati di: corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

    Le indagini – condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – hanno consentito di far luce su casi di “malaffare connessi all’indizione e alla gestione di gare d’appalto del valore complessivo di oltre 130 milioni di euro varate da alcune tra le principali strutture sanitarie in ambito regionale. Il complesso degli elementi raccolti, ha evidenziato il coinvolgimento, nelle trame illecite ricostruite, di manager pubblici, imprenditori, professionisti e faccendieri; d’intesa, avrebbero agito in modo da orientare le procedure di gara in favore di determinate aziende.

    Il modus operandi

    Ecco come operavano gli indagati. Ad esempio con l’anticipazione ai referenti delle imprese da avvantaggiare di documentazione secretata relativa a gare ancora da bandire ed ancora, la “costruzione” di capitolati ad hoc sulla base delle indicazioni ricevute dagli stessi interlocutori, fino ad arrivare all’annullamento dei bandi laddove non graditi alle medesime imprese. Dalle investigazioni sono emerse anche manovre volte a indirizzare la formazione delle commissioni giudicatrici, inserendo componenti ritenuti di maggiore affidamento. In cambio ai pubblici ufficiali sarebbero state date o promesse tangenti di rilevante importo collegate al valore delle commesse e, talvolta, mascherate da accordi di consulenza, nonché sarebbero state prospettate altre utilità, anche sotto forma di assunzioni di prossimi familiari.

    La figura chiave

    Figura chiave, è quella di un noto commercialista palermitano, Antonio Maria Sciacchitano – finito ai domiciliari – che, forte di una fitta rete di relazioni e del potere d’influenza derivante da importanti incarichi fiduciari istituzionali ricoperti nell’ambito della pubblica amministrazione e di strutture ospedaliere, avrebbe operato quale anello di congiunzione tra le due dimensioni pubblico/privato. Componente del collegio sindacale dell’ospedale Civico e dell’Asp di Palermo, consulente dell’Asp di Caltanissetta per le problematiche contabili, presidente di valutazione dei manager della sanità pubblica. Presso il suo studio, nelle settimane scorse, nel corso di una perquisizione, sono stati trovati 44 mila euro in contanti mentre altri 3mila euro li aveva addosso.

    Poi ci sono l’imprenditore: Giovanni Cino, vicinissimo a Sciacchitano, e il faccendiere campano Catello Cacace. A Sciacchitano e Cacace il gip ha dato i domiciliari. Cino ha l’obbligo di dimora.

    Secondo gli inquirenti, le gare sarebbero state gestite illecitamente da una struttura piramidale che al suo apice vedeva proprio Sciacchitano, per l’accusa” in grado di coagulare intorno a sé faccendieri, funzionari pubblici e imprenditori scelti perché in grado di assicurare la miglior sintesi possibile fra istanze dell’imprenditoria e velleità di carrierismo e arricchimento illecito di pubblici dipendenti infedeli”. Sciacchitano era affiancato da Giovanni Cino e Catello Cacace che lo aiutavano nella cura delle relazioni create e alimentate con i funzionari pubblici e sul versante delle imprese, “per strutturare intese fra aziende in grado di creare realtà economiche tanto solide da poter partecipare ai bandi garantendo la credibilità e i requisiti economico-patrimoniali necessari”, dicono gli inquirenti.

    Per i magistrati un illecito comitato d’affari e influenze, vicino anche alla politica, per accaparrarsi i fondi della sanità siciliana, “affetta – è scritto nell’ordinanza – da una corruzione sistemica”. 




  • Palermo
    Blitz della guardia di finanza a Palermo contro il gioco d’azzardo, 13 i denunciati
    Sequestrati 15 mila euro
    Redazione19 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Individuata dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, una bisca clandestina dove veniva praticato il gioco d’azzardo, sia con carte da poker, sia con le tessere del gioco denominato “Mahjong”, profondamente radicato nelle tradizioni e nella cultura cinese.

    Le indagini

    L’operazione trae origine da un’attività di osservazione e analisi informativa svolta dai Baschi Verdi che aveva fatto emergere un’anomala e rilevante presenza nelle ore serali e notturne, soprattutto il sabato e la domenica, di persone di nazionalità cinese presso un negozio di articoli per la casa gestito da connazionali, frequentato con modalità tali da lasciar presumere la perpetrazione di attività illecite.

    In particolare, gli avventori, prima di accedere, si facevano riconoscere tramite una telecamera installata al lato della saracinesca del negozio, la quale veniva alzata a metà, il tempo necessario per consentire l’entrata e immediatamente veniva riabbassata completamente. Visto il sistema di videosorveglianza adottato, per accedere nel locale i militari hanno dovuto attendere l’uscita di alcune persone e approfittare così dell’apertura momentanea della saracinesca.

    Il blitz all’interno del negozio

    All’interno del negozio, la prima sala è risultata adibita alla vendita di prodotti per la casa, ma attraverso una tenda raffigurante un divieto di accesso, era possibile entrare in una seconda stanza, al cui interno era stata realizzata una vera e propria sala da gioco illegale. L’accesso ha consentito quindi di sorprendere 13 soggetti intenti a partecipare, con ingenti puntate in denaro, a partite di poker e “Mahjong” attorno a due tavoli da gioco con tappeti verdi, sopra i quali, oltre a mazzette di
    denaro, erano presenti dadi, fiches e tessere del “Mahjong” mentre una grande cassetta di legno veniva utilizzata come “cassa”, con all’interno altre banconote, per un totale complessivo di circa 15 mila euro.

    Installato un sitema di videosorveglianza anche all’interno del negozio

    Nel locale era installato un articolato sistema di videosorveglianza che permetteva sia di identificare i soggetti che volessero entrare sia di monitorare costantemente i due tavoli da gioco con un vero e proprio sistema di rilevamento facciale. Dall’identificazione dei giocatori presenti è emerso come, oltre ai domiciliati nell’hinterland palermitano, diverse fossero le persone provenienti da altre province siciliane, a conferma della rilevanza della “bisca clandestina”, vero e proprio punto di riferimento del gioco d’azzardo per la comunità cinese anche fuori Palermo. All’interno della sala era presente inoltre una macchina conta banconote professionale, segno evidente della quantità di denaro che abitualmente circolava nella sala. Il servizio si è concluso con la denuncia a piede libero dei 13 soggetti, tra cui il gestore dell’attività, per l’esercizio e la partecipazione a giochi d’azzardo e col sequestro delle somme di denaro rinvenute nonché di tutto il materiale da gioco.

    Il gioco d’azzardo

    Il fenomeno del gioco d’azzardo clandestino, in stretta correlazione con flussi irregolari di denaro contante, costituisce terreno fertile per il proliferare di attività illecite e costituisce un chiaro indicatore di pericolosità sociale ed economica, imponendo l’adozione di strategie investigative incisive e coordinate.
    Si rappresenta che la responsabilità dei soggetti sottoposti a indagini dovrà essere accertata nel corso delle successive fasi del procedimento penale, in ossequio al principio costituzionale di presunzione di innocenza, secondo cui gli stessi potranno essere considerati colpevoli solo a seguito di sentenza irrevocabile di condanna.




  • Palermo
    Palermo, due arresti della Finanza per spaccio
    Una terza persona è stata invece denunciata
    Redazione9 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Due pregiudicati palermitani sono stati tratti in arresto dai finanzieri del comando provinciale di Palermo. I due sono stati fermati in flagranza mentre spacciavano droga nel quartiere Arenella. I finanzieri del 2° nucleo operativo metropolitano, con il cane antidroga Cosmo della compagnia di Palermo Punta Raisi, hanno effettuato un controllo in piazza ed hanno individuato  tre pregiudicati palermitani.

    Gli indagati alla vista dei finanzieri avevano nascosto la cocaina in una fioriera. I finanzieri sono riusciti a bloccare il passaggio di una dose. Sono state sequestrate 23 dosi di hashish, di cui 5 trovate proprio nella fioriera, un panetto da 50 grammi di hashish e 141 euro.

    ILe fiamme gialle hanno così proceduto all’arresto in flagranza di reato di due dei tre indagati che, su disposizione della Procura della Repubblica di Palermo, sono stati posti agli arresti domiciliari in attesa del processo per direttissima. Il terzo soggetto è stato denunciato a piede libero, in quanto, durante le operazioni di perquisizione personale, è stato trovato in possesso di una sola dose di sostanza stupefacente e di denaro contante.

    L’operazione delle fiamme gialle è il risultato dell’efficacia del controllo economico del territorio assicurato dalle pattuglie su strada e del dispositivo permanente approntato per la lotta al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, anche con il prezioso contributo delle unità cinofile specializzate




  • Palermo
    Maxi sequestro di oltre 2 milioni di stoviglie in plastica per tentata frode in commercio
    L'attività è stata effettuata da Guardia di Finanza e Funzionari delle dogane
    Redazione28 Aprile 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Sequestrati dai finanzieri del comando provinciale di Palermo, con i funzionari dell’ufficio delle dogane di Palermo, 2 milioni e 500 mila bicchieri e piatti in plastica.  Sulle confezioni vi erano indicazioni tali da indurre il consumatore in inganno circa l’effettivo numero di pezzi presenti nelle singole confezioni.

    Nei pacchi sono state trovate etichette che indicavano una quantità di pezzi non corrispondente a quella effettivamente contenuta. È stato ravvisato il tentativo di frode in commercio in danno dell’ignaro consumatore. Oltre al sequestro che è stato convalidato l’importatore è stato denunciato.




  • Campobello di Mazara
    Sequestrati beni per 1,4 milioni a Laura Bonafede e al geometra Andrea Bonafede
    La guardia di finanza ha eseguito il provvedimento disposto dal tribunale misure di prevenzione di Trapani
    Redazione27 Marzo 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – Beni per 1,4 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo su disposizione del Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di Laura Bonafede e del geometra Andrea Bonafede, risultati tra i principali fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. I sequestri giungono all’esito di due procedimenti di prevenzione avviati in seguito alla cattura del latitante su delega della Procura della Repubblica – D.D.A.

    La cronaca

    professoressa indagata per aver aiutato il boss.Gli accertamenti, nello specifico, sono stati finalizzati a ricostruire il profilo patrimoniale delle due persone (condannate, all’esito del primo grado di giudizio celebrato con rito abbreviato, rispettivamente, alla pena di 11 anni e 9 mesi e a 14 anni di reclusione) e dei loro nuclei familiari, e a tracciare possibili flussi di denaro diretti a finanziare la latitanza del “boss” di Cosa nostra. In tale contesto si è delineata la concreta attività di sostegno assicurata al latitante da entrambi i soggetti, mettendo in luce il ruolo fondamentale dagli stessi esercitato per garantire al “boss” quella rete di protezione indispensabile per poter continuare ad agire in condizioni di clandestinità.

    Il tribunale misure di prevenzione

    Il Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le ricostruzioni dei finanzieri e della DdA di Palermo, nel ravvisare una situazione di evidente sperequazione tra fonti di reddito e impieghi, ha disposto il sequestro di: 8 immobili (appartamenti e terreni), localizzati a Campobello di Mazara, Castelvetrano e Palermo; 13 rapporti bancari; 1 veicolo, per un valore complessivo stimato in circa 1,4 milioni di euro.

    Il precedente sequestro a Giovanni Luppino

    I sequestri fanno seguito all’analoga misura eseguita nelle scorse settimane nei confronti di Giovanni Luppino, autista del boss, un altro favoreggiatore della latitanza di Matteo Messina Denaro, che aveva riguardato un patrimonio di oltre 3 milioni di euro.

    Le attività della finanza

    Il servizio testimonia ancora una volta l’azione che la Guardia di Finanza svolge, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, nel settore del contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata, per aggredirne le ricchezze illecitamente accumulate. I provvedimenti sono stati disposti in attesa del contraddittorio che avrà luogo nell’ambito dell’udienza fissata dinanzi al citato Tribunale.

     

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    Sequestrati beni per 1,4 milioni a Campobello: colpita la rete che ha favorito Messina Denaro.

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    Colpita la rete economica a sostegno di Messina Denaro: 8 immobili, conti correnti e un’auto sequestrati dalla Finanza.




  • Palermo
    Estorsione nei confronti dei suoi dipendenti. Finanza sequestra 41 mila euro a imprenditore
    Dalle indagini è emerso che l'uomo avrebbe preteso indietro parte dello stipendio elargito ai lavoratori
    Redazione24 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Estorsione imprenditore Partinico Palermo Cronaca

    Partinico  (Palermo) – Arrestato dalla Guardia di Finanza di Palermo un imprenditore per il quale è stato ipotizzato il reato di estorsione. Dalle indagini condotte dalle fiamme gialle della Compagnia di Partinico sarebbe emerso che l’uomo avrebbe costretto i dipendenti di un punto vendita di Carini a restituire in contanti un importo pari al 50% dello stipendio a fronte di minacce di licenziamento o altre ripercussioni negative sul rapporto di lavoro.

    In pratica, la società versava regolarmente gli stipendi tramite bonifico bancario sui conti correnti dei lavoratori, i quali successivamente sarebbero stati indotti a ritirare in contanti le somme da restituire al datore di lavoro. Attraverso mirati accertamenti bancari degli estratti conto presi in esame dal 2018 al 2022+è stato quantificato un profitto di reato pari a 41.730,00 euro.





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