Italia
“8-9 giugno 5 referendum perché votare”
Il voto, è un diritto al quale non possiamo né dobbiamo rinunciare
Redazione4 Giugno 2025 - Politica



  • Politica

    Roma – (Di Vito Lo Monaco) “Il voto rafforza la democrazia attraverso la partecipazione dei cittadini”l’ha ricordato il Presidente Mattarella in occasione della Festa della Repubblica. Domenica e lunedì prossimi, gli elettori e le elettrici andando a votare avranno modo di sostenere tale affermazione indipendentemente se voteranno si o no. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro- art uno della Costituzione- che salvaguarda e valorizza la libertà, la dignità umana, il diritto al lavoro degli uomini e delle donne- v.titolo3 Costituzione.

    Votare Si ai quesiti referendari

    Votare Si ai quesiti referendari significa abrogare norme che hanno consentito licenziamenti illegittimi, non hanno tutelato i lavoratori e le lavoratrici delle piccole imprese, non hanno ridotto il lavoro precario né quello insicuro. Inoltre il referendum sulla cittadinanza italiana ridurrebbe da dieci a cinque anni di residenza legale per riconoscere la cittadinanza ai lavoratori extra comunitari. A tal proposito bisogna ricordare agli smemorati sovranisti che l’Italia da sempre è stata terra di accoglienza dei migranti fuggiti dalla fame e dalle guerre come testimonia quella accordata ai Troiani guidati da Enea dopo la distruzione di Troia. A sua volta l’Italia moderna, nel corso della sua storia più recente, ha vissuto le migrazioni della parte più disagiata del suo popolo com’è documentato dalle vicende dei Fasci siciliani, delle due guerre mondiali, della Repubblica fino a oggi con la fuga delle migliaia di giovani laureati e diplomati.

    Il voto, dunque è un diritto al quale non possiamo né dobbiamo rinunciare. È inconcepibile che esponenti dell’attuale classe politica di governo invitino gli elettori a non votare sperando cosi di non superare il quorum referendario. Non si vota per un partito, ma per un diritto costituzionale che si difende anche votando No.

    I quesiti referendari mirano a ribadire che il lavoro non può essere considerato una merce, essere sottoposto a sfruttamento e sottratto alle regole costituzionali di valorizzazione della persona. Nell’attuale fase di crisi della globalizzazione neoliberista dell’economia che ha arricchito i più ricchi del mondo, accresciuto la povertà della maggioranza degli abitanti del globo e conflitti armati in cinquanta parti del mondo, urge una governance democratica globale che riesca a imporre una pace giusta e duratura. Anche il voto di domenica e lunedì prossimi può dare un segnale in tal senso. (*fonte Articolo 21.org)




  • Italia
    Moda in crisi: chiudono 18 negozi al giorno
    Federazione Moda Italia lancia l’allarme: servono interventi urgenti
    Redazione25 Marzo 2025 - Economia



  • negozio moda e abbigliamento Economia

    Milano – La crisi dei negozi di moda in Italia ha raggiunto livelli allarmanti: ogni giorno abbassano la saracinesca 18 attività del settore. Un dato che peggiora il bilancio degli ultimi cinque anni e riflette le profonde difficoltà economiche del comparto. Con oltre 23.000 chiusure in un solo anno e 35.000 posti di lavoro andati persi, la moda – pilastro del Made in Italy – vive una fase critica che richiede risposte urgenti dal Governo. Crisi negozi moda Italia: ecco cosa sta accadendo.

    Lo scenario attuale: numeri preoccupanti

    Un’emorragia continua di punti vendita

    Secondo i dati forniti da Federazione Moda Italia – Confcommercio, il 2024 si è chiuso con un saldo drammaticamente negativo: 6.459 attività di moda e abbigliamento hanno cessato l’attività, con una media di 18 chiusure al giorno, contro le 13 del quinquennio precedente.

    Effetto domino sull’occupazione

    Oltre alla chiusura dei punti vendita, anche l’occupazione subisce duri colpi: sono 35.000 i posti di lavoro persi nell’ultimo anno, in un settore che oggi conta ancora 164.369 negozi attivi e 299.793 addetti. Il comparto moda continua a rappresentare un pilastro economico, ma sempre più fragile.

    Le cause della crisi

    E-commerce e calo dei consumi

    Alla base della crisi c’è il boom dell’e-commerce, che ha sottratto clienti ai negozi fisici. A questo si aggiunge la contrazione generale dei consumi, con un calo del -10% negli ultimi cinque anni secondo il report 2025 di Confcommercio sul commercio al dettaglio, disponibile sul sito ufficiale: confcommercio.it.

    Saldi e politiche aggressive

    Il 2024 è stato un anno nero per il settore: -4,2% rispetto al 2023, e i saldi invernali 2025 hanno confermato il trend negativo con un -5,5% nei consumi. Le dinamiche commerciali imposte da alcuni fornitori e gruppi internazionali, spesso fuori da logiche di sostenibilità, stanno schiacciando i piccoli esercenti.

    Quali soluzioni? Le richieste al Governo

    Patto etico e IVA agevolata

    Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia, ha richiesto al Governo Meloni un intervento concreto: un Patto Etico di Filiera per riequilibrare i rapporti tra fornitori e negozianti, e l’introduzione di incentivi fiscali, come una detrazione d’imposta per l’acquisto di prodotti sostenibili e un’aliquota IVA agevolata per il settore retail moda. Le richieste sono state rese pubbliche sul portale ufficiale di Confcommercio Moda.

    Il potenziale dello shopping turistico

    Una possibile via d’uscita arriva dal cosiddetto “shopping tourism”, valorizzato dall’abbassamento della soglia del tax free shopping da 154,96 a 70 euro. Chi ha saputo sfruttare questa opportunità, sottolinea Global Blue in uno studio del 2024, ha registrato un incremento del 54% delle transazioni e un +12% della spesa. Fonte: globalblue.com.

    La moda italiana è un asset culturale e produttivo da proteggere. In assenza di un piano di rilancio concreto, il rischio è di perdere un’intera rete commerciale diffusa sul territorio e preziosa per le economie locali.

    Cosa ne pensi di questa crisi? Nella tua città hai notato negozi che hanno chiuso? Partecipa al dibattito nei commenti, condividi l’articolo e continua a seguire TrapaniOggi.it




  • Trapani
    Non è malagiustizia, è malgoverno
    Lo sciopero dei giudici e dei magistrati contro una riforma che colpisce i cittadini nei loro diritti, dall'altra parte un Governo che vuole scardinare la Costituzione perché nata dall'antifascismo
    Rino Giacalone28 Febbraio 2025 - Cronaca



  • crisi della giustizia italiana Cronaca

    Trapani – Sono stato in questi giorni in giro per Tribunali a chiedere notizie su come va l’amministrazione della Giustizia nell’anno domini Meloni e Nordio. E da Milano a Trapani, passando per Marsala e Palermo, ho trovato le stesse risposte: senza risorse non si amministra giustizia. Si, credetemi, il tema centrale è questo. Il capitolo di bilancio della Giustizia è quasi asciutto, e questo pare sin dall’origine anche dell’ultima legge di bilancio, e i capi degli uffici, presidente di Tribunale e Procuratori della Repubblica, ogni mattina debbono essere un po’ leoni e meno gazzelle, debbono mettersi alla caccia di risorse per far funzionare gli uffici.

    Da Milano a Trapani: gravissima la carenza di personale amministrativo

    Uffici che da Milano a Trapani fanno il conto con una gravissima carenza di personale amministrativo, a Trapani tra poco apporranno in Procura una targa a perenne ricordo dell’ultimo dirigente amministrativo visto girare per quegli uffici, cosa che costringe il capo della Procura a fare le veci del dirigente amministrativo. Per non parlare delle novità informatiche appena introdotte. Trovare un sistema che funziona è cosa rara, le nuove applicazioni sembrano essere nate obsolete, e però al Ministero di Grazia e Giustizia hanno dimenticato che come ogni novità informatica la stessa debba essere un qualche modo accompagnata da personale apposta formato, specializzato, così se c’è un intoppo qualcuno possa subito risolverlo. Dicono al ministero che questo aspetto è stato dimenticato.

    E questo è quello che è possibile cogliere al volo, mettendo piede, anche per poco tempo, negli uffici giudiziari. L’ultima è stata appresa ieri: dinanzi ad un grave vuoto di organico dei magistrati nell’ufficio della Procura, in tre mesi a Roma, al Csm, non si è riuscita a sbloccare la procedura per applicare nell’ufficio inquirente trapanese anche un solo pm. Il “volontario” c’è, manca l’assenso.

    E però cari lettori volete mettere la novità che risulterà decisiva per le sorti della Giustizia e nostre? Tra poco le carriere di giudici e pm verranno separate. Evviva gridano dal Governo, dalla maggioranza post fascista e hip hip urrà gridano gli avvocati. Non ci si rende conto che tra poco da separare resterà poco o nulla se via via gli organici di giudici e magistrati sono destinati ad assottigliarsi.

    Adesione allo sciopero totale a Trapani e Marsala

    Ieri le adesioni allo sciopero sono state in media dell’80 per cento, a Trapani adesioni totali, anche a Marsala. “I Magistrati del Tribunale e della Procura della Repubblica di Trapani, all’unanimità, hanno aderito allo sciopero del 27 febbraio – dice il giudice Giancarlo Caruso al vertice della sottosezione dell’Anm di Trapani – E’ stata una giornata storica per la magistratura italiana che mai, nella sua storia, aveva trovato una compattezza e un’armonia di intenti così profonde, segno tangibile della gravità della situazione attuale. E’ in gioco, infatti, – evidenzia il giudice Caruso – l’autonomia e l’indipendenza della magistratura requirente e, con essa, il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. La giornata di domani è solo l’inizio di una mobilitazione dei magistrati italiani che intendono comunicare e spiegare ai cittadini i danni che queste riforme potrebbero arrecare al funzionamento della giustizia e allo stato di diritto”.

    sciopero magistratiAll’ingresso del Palazzo di Giustizia di Trapani l’Anm ha collocato la sagoma di una persona con addosso una toga e affianco la spiegazione delle ragioni dello sciopero, perché coì chiunque possa documentarsi. Ma non saremo onesti nel tacere su tutto quello che sta accadendo. La Costituzione nata da un larghissimo confronto parlamentare sta per essere smontata da una maggioranza che odia il confronto politico. Una maggioranza che ragiona con la forza dei numeri, e se i numeri non ci sono si fanno le leggi perché ci siano. Post fascismo non è altro. Vogliono incidere col bisturi sulla Costituzione, così come i mafiosi col loro bisturi incidevano sui territori. Magistrati e giudici spossessati di metodi investigativi, reati cancellati, prescrizioni a portata di mano per i colpevoli a danno delle vittime, giornalisti imbavagliati, decreto sicurezza che autorizza a delinquere e che limita gravemente quelle forme di dissenso che costituiscono uno degli architravi della nostra democrazia e poi lesioni gravi del principio di uguaglianza e delle libertà. Per non parlare della caccia al migrante invece che farla ai trafficanti di uomini, ai torturatori, le deportazioni in Albania.

    C’è chi recita la parte del famoso “spaventato del presepio”, facendo finta di essere sorpreso racconta di scioperi incostituzionali. Facendo finta di non vedere che da anni ci sono Governi, ultimo di più di altri, che hanno affondato la Costituzione espropriando il Parlamento del potere legislativo. Ne vogliamo parlare? Vogliamo prendere atto che siamo in presenza di un processo degenerativo che va aumentando con carattere esponenziale. Il tema cari lettori non è la separazione dei poteri tra giudici e pm, che non ha ragione di esistere perché i numeri su procedimenti e sentenze dicono tanto sulla già esistente indipendenza tra i due uffici, inquirente e giudicante, e che in anni di perenne crisi finanziaria, separare significa duplicare i costi della macchina giudiziaria, così per fare due veloci esempi, senza dimenticare che la figura che si vuole tratteggiare è quella di un pm sottoposto al potere esecutivo. No il tema non è la separazione delle carriere ma semmai la pericolosissima concentrazione di poteri che si vuole attuare con la riforma Nordio. La magistratura e non il potere esecutivo è un presidio essenziale per la tutela dei diritti. L’indipendenza e l’autonomia sono gli antidoti contro la concentrazione dei poteri. Il CSM presieduto dal Capo dello Stato rappresenta il connotato essenziale per questo equilibrio. Ma c’è un Governo che vuol agire anche senza attendere le riforme. Impedendo ai giornalisti di scrivere e ordinando all’intelligence attività di intercettazioni illegali, poi quando le cose si scoprono cadono tutti dal pero! Non stanno mettendo in discussione la Giustizia, la libertà d’informazione, stanno mettendo in discussione la Democrazia!




  • Palermo
    Sciopero magistrati. La Fnsi al fianco dell’Associazione nazionale magistrati
    La segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante presente alla manifestazione organizzata a Palermo dai magistrati del capoluogo siciliano
    Redazione26 Febbraio 2025 - Cronaca



  • sciopero magistrati Cronaca

    Palermo – «La Fnsi sarà al fianco dell’Associazione nazionale magistrati esattamente come l’Anm è stata al fianco del sindacato dei giornalisti nel corso delle proteste contro le leggi varate dal parlamento per imbavagliare la stampa».
    La segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, parteciperà domani 27 febbraio 2025 alla manifestazione organizzata a Palermo dai magistrati del capoluogo siciliano in occasione dello sciopero nazionale indetto dall’Anm in tutta Italia. La manifestazione, che ha come titolo ‘No al controllo politico sulla magistratura’, si terrà dalle 12 in piazza della Memoria, nei pressi del Palazzo di Giustizia.

    «È evidente che alcuni politici hanno individuato nella magistratura e nel giornalismo nemici invece che parti integranti di una funzione di controllo e di trasparenza affidata dalla Costituzione. La Fnsi sarà al fianco dell’Associazione nazionale magistrati esattamente come l’Anm è stata al fianco del sindacato dei giornalisti nel corso delle proteste contro le leggi varate dal parlamento per imbavagliare la stampa», rileva la segretaria generale Costante.

    L’Anm di Palermo

    «Il sistema di valori e diritti disegnato dalla Costituzione – scrive la sezione distrettuale dell’Anm Palermo – prevede un giudice e un pubblico ministero, soggetti solo alla legge, imparziali, indipendenti e appartenenti allo stesso ordine giudiziario. Solo così possono assicurare l’attuazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Il pubblico ministero inserito nella giurisdizione è il primo giudice che il cittadino incontra e solo finché appartiene all’ordine giudiziario rimane aperto al dubbio sull’innocenza dell’imputato. Separato dalla giurisdizione sarà attratto nella sfera di un altro potere e condizionato dalle direttive dell’esecutivo. I primi a rimetterci saranno i cittadini, per i quali non sarà pienamente attuato il principio di uguaglianza, perché l’organo che cura le indagini sarà inevitabilmente condizionato dalle scelte politiche della maggioranza di turno. La riforma costituzionale ci conduce su questa strada».

    Le motivazione dello sciopero di domani

    Il 27 febbraio i magistrati scenderanno in piazza in tutta Italia. Sarà l’occasione «per leggere quegli articoli della Costituzione che rappresentano i pilastri fondamentali del nostro vivere civile e per spiegare, a tutti coloro che vorranno ascoltarci, perché ci siamo mobilitati in difesa della Costituzione e dei diritti di tutti», anticipa Anm Palermo.

    Il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani

    Alla manifestazione organizzata a Roma parteciperà il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani. «Ritengo doveroso andare ad esprimere vicinanza e solidarietà a chi ha deciso legittimamente di protestare per difendere non un interesse corporativo ma valori costituzionali a garanzia di tutti i cittadini – annuncia – Il governo mostra una crescente insofferenza nei confronti di tutti gli organi e i poteri di controllo. Lo fa nei confronti della magistratura. Lo fa nei confronti dell’informazione. L’obiettivo è lo stesso: stravolgere la Costituzione, sottoporre le procure al controllo del governo, stringere il bavaglio alla libertà di stampa. Torno a ribadire che serve l’intervento dell’Europa per mettere in sicurezza i diritti e libertà in uno dei Paesi fondatori dell’Unione. Eravamo il Paese di Altiero Spinelli, siamo diventati il Paese degli amici di Steve Bannon, Elon Musk e Viktor Orban».

    Sciopero in Toscana

    Giornalisti invitati a partecipare anche alla manifestazione di Firenze che si terrà alle 11 all’interno del Palazzo di Giustizia (al piano terra) e alla quale l’Associazione Stampa Toscana interverrà con il presidente Sandro Bennucci. «Vista la particolare situazione di difformità che si registra in Toscana da parte di alcune procure nell’interpretare le norme sulla diffusione delle notizie alla stampa, e che creano situazioni difficili ai cronisti di nera e giudiziaria, sarà proposta la ricerca di una linea comune, magari riassumibile, se necessario, in un protocollo condiviso», osserva l’Ast.





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