Trapani
Indagine su un appalto del Libero Consorzio di Trapani Corruzione: sotto inchiesta l’architetto Falzone
L’appalto è quello della strada Salaparuta/Santa Margherita Belice. Le indagini della Mobile e della Procura di Agrigento
Redazione15 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Trapani – Ci sta anche il licatese, Maurizio Giuseppe Falzone ( gli agenti hanno perquisito ieri abitazione e uffici), dirigente del settore affari pubblico del Libero Consorzio di Trapani, tra le 13 persone indagate nell’inchiesta della Squadra Mobile di Agrigento,  che ha scoperchiato un giro di appalti truccati in cambio di tangenti.

    Falsone è indagato per corruzione, secondo la procura di Agrigento, avrebbe concorso a pilotare l’assegnazione di un appalto bandito dal Libero Consorzio comunale di Trapani, si tratta della  strada provinciale 19 “Salaparuta-Santa Margherita Belice”.

    In carcere sono finiti: Diego Caramazza, 44 anni, e Luigi Sutera Sardo, 58 anni (ex assessore di Favara ed ex consigliere provinciale), entrambi di Favara. Mentre ai domiciliari sono finiti, invece, Sebastiano Alesci (ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Ravanusa), 67 anni, di Licata, Carmela Moscato, 65 anni e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia. Le accuse a vario titolo sono corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti, ricettazione.

    L’appalto finito nel mirino degli Investigatori e della Procura

    Tra gli appalti finiti nel mirino dell’ufficio guidato dal procuratore capo Giovanni Di Leo vi è la manutenzione straordinaria e ristrutturazione della viabilità della strada provinciale 19 “Salaparuta-Santa Margherita Belice”. Opera finanziata dal Ministero dei Trasporti con 2 milioni e 300 mila euro, stazione appaltante il Libero Consorzio ex Provincia di Trapani, che sarebbe stata “pilotata” – dietro il pagamento di una maxi tangente a dirigenti pubblici – in favore della famiglia Caramazza e dell’ex assessore Luigi Sutera Sardo.

    Secondo la Procura il metodo utilizzato per aggiudicarsi la gara d’appalto sarebbe stato il pagamento di una tangente di 135 mila euro in contanti che gli imprenditori favaresi avrebbero consegnato nelle mani del dirigente licatese Maurizio Giuseppe Falzone, dirigente del settore affari pubblico del Libero Consorzio di Trapani, attraverso l’intermediazione dell’attuale capo dell’ufficio tecnico del comune di Licata, l’architetto Sebastiano Alesci. Quest’ultimo è finito ai domiciliari. A tutti viene contestato il reato di corruzione in concorso e turbativa d’asta. L’architetto Alesci – secondo gli inquirenti – avrebbe infatti “suggerito” al dirigente Falzone i punteggi e i valori da assegnare all’appalto al fine di pilotarlo in favore della ditta “EdilRoad”. Lo stesso Alesci, inoltre, avrebbe poi ricevuto il denaro dai Caramazza per portarlo – in più tranche – al dirigente del Libero Consorzio.

    La contestazione a  Carmela Moscato

    Proprio per questo flusso anomalo di denaro contante, utilizzato per pagare le tangenti, che viene contestato il reato di ricettazione a Carmela Moscato, madre di Diego e Federica Caramazza. Per la procura, infatti, la signora avrebbe custodito in casa il denaro di provenienza illecita utilizzato poi dalla società dei figli per corrompere i dirigenti pubblici. Anche la donna è finita ai domiciliari.

    I nomi degli indagati

    Maurizio Giuseppe Falzone, 63 anni, di Licata, dirigente del settore lavori pubblici del Libero Consorzio di Trapani; Federica Caramazza, 36 anni, di Favara; Diego “Dino” Caramazza, 44 anni, di Favara; Rosaria Bentivegna, 67 anni, avvocato di Catania; Antonio Belpasso, 38 anni, di Catania; Sebastiano Alesci, 67 anni, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata; Carmela Moscato, 65 anni, di Favara; Luigi Sutera Sardo, 68 anni, ex consigliere provinciale ed ex assessore del comune di Favara; Alessandro Vetro, 45 anni, di Favara; Alessandro D’Amore, 56 anni, di Matino provincia di Lecce; Vittorio Giarratana, 52 anni, di Ravanusa, dirigente del settore lavori pubblici del comune di Valguarnera; Giovanni Campagna, 46 anni, di Ravanusa, segretario particolare dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro; Giuseppe Capizzi, 38 anni, imprenditore e sindaco di Maletto.




  • Agrigento
    Appalti truccati in cambio di tangenti, cinque arresti della Mobile ad Agrigento
    In carcere finisce anche un ex assessore provinciale ed un ex consigliere comunale entrambi di Favara
    Redazione15 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Agrigento – Terremoto giudiziario nell’agrigentino. Gli investigatori della squadra mobile di Agrigento agli ordini del vicequestore aggiunto Vincenzo Perta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di cinque indagati (due dei quali in carcere e tre ai domiciliari). I reati contestati sono corruzione, ricettazione, turbativa d’asta. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura guidata da Giovanni Di Leo che ha messo le mani su quella che sembrerebbe essere una vera e propria “tangentopoli”.

    L’inchiesta ipotizza un giro di appalti truccati in cambio di tangenti

    In carcere sono finiti Diego Caramazza, 44 anni, e Luigi Sutera Sardo, 58 anni (ex assessore di Favara ed ex consigliere provinciale), entrambi di Favara. Ai domiciliari sono finiti, invece, Sebastiano Alesci (ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Ravanusa), 67 anni, di Licata, Carmela Moscato, 65 anni e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia. Gli indagati (al momento) sono tredici che hanno subìto perquisizioni. Tra loro vi sono imprenditori, un avvocato, ingegneri e dirigenti pubblici. Le accuse a vario titolo sono corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti, ricettazione.

    Oltre ai cinque arrestati, tutti imprenditori tranne Alesci, ci sono altri 8 indagati fra tecnici e funzionari pubblici. Tra gli appalti “pilotati” figurerebbero i lavori di manutenzione straordinaria della provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice, la riqualificazione e ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata e il primo stralcio della ristrutturazione e automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, dal valore di oltre 37 milioni di euro.

    L’inchiesta varca i confini della provincia di Agrigento. Alcune perquisizioni, infatti, sarebbero state eseguite anche nel catanese, nel leccese, nel trapanese, a Ravanusa e Canicattì. Per tutti i coinvolti (ovviamente) vige la presunzione di innocenza e l’inchiesta – sebbene le misure di oggi rappresentino un tassello importante – è ancora in una fase iniziale.





  • Altre Notizie
  • Altre Notizie di Cronaca
    arresti mafia a Palermo
    Redazione
    Furti Mazara del Vallo
    Redazione
    Redazione
    Dimissioni direttore sanitario Trapani
    Redazione
    Redazione
    Laura Spanò
    Agente della Guardia di Finanza osserva uno yacht a vela al largo di Milazzo, con le isole Eolie sullo sfondo
    Redazione
    Redazione
    Laura Spanò
    Redazione
    Laura Spanò
    automobile polizia di marsala
    Redazione