Trapani – Anche la prefettura di Trapani così come ogni anno ha ricordato il “Giorno della Memoria”, organizzato d’intesa con l’Ufficio Scolastico Provinciale.
L’evento, ha visto la partecipazione del Vescovo della Diocesi di Trapani, delle Autorità Giudiziarie della provincia, dei vertici provinciali delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, studenti e associazioni combattentistiche e d’arma.
Toccante l’intervento del Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Trapani, Daniela Troja sull’orrore della Shoah, invitando tutti a non dimenticare le vittime di quella terribile pagina di storia. Don Toni Adragna, cappellano della Polizia di Stato, accompagnato dalle note del Maestro Leonardo Nicotra, Sovrintendente della Polizia di Stato, ha invece offerto una riflessione anche spirituale con testimonianze sul ruolo dei cappellani. Un importante contributo è stato fornito dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Rosina Salvo di Trapani, presente con una rappresentanza del Liceo Artistico e del Liceo delle scienze umane, che hanno partecipato presentando un emozionante video intitolato “I Giusti fra le Nazioni”, mentre la giovane Rosy Grammatico ha letto la sua poesia “Il cielo della memoria”.
In occasione del Giorno della Memoria, la sede della Prefettura è stata arricchita con l’esposizione di alcuni quadri realizzati dagli studenti.
Altro momento toccante la cerimonia di consegna, da parte del Prefetto Daniela Lupo e dei Sindaci delle città di Alcamo, Erice e Marsala, delle medaglie d’onore alla memoria concesse dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati o internati nei lager nazisti.
Le medaglie, alla memoria consegnate ai familiari di:
Adamo Giuseppe nato ad Alcamo il 05.08.1920, militare deportato dal 10.09.1943 al 08.05.1945;
Genovese Cosimo Ettore, nato a Marsala il 09.06.1915, militare deportato dal 09/09/1943 al 08/05/1945 dapprima nel lager di Obendorf e successivamente tradotto nel campo di lavoro forzato di Lindau;
Gullo Liborio nato a Caccamo il 18/02/1919 e deportato dal 09.09.1943 al 30.11.1944 presso lo Stalag XII D Trier e presso XII F – e successivamente presso l’Acciaieria Rockling;
Favara Vincenzo, nato a Paceco il 31.07.1914 e deportato dal 10/09/1943 al 26/04/1945 presso il campo di concentramento di Graz.
La cerimonia si è conclusa con le note musicali degli allievi del Conservatorio di Musica “A. Scontrino” di Trapani.
“Oggi, nel ricordo di Auschwitz, rinnoviamo il nostro impegno contro l’oblio e l’indifferenza. Come ha ricordato Liliana Segre – troppo spesso oggetto di inaccettabili attacchi che dimostrano quanto la memoria sia ancora ferita – la memoria non è solo commemorazione, ma monito per il presente e il futuro. La neve di cui cantava Guccini, quella di Auschwitz, non era solo neve, ma un silenzio gelido che ha coperto le tragedie dell’Olocausto. Oggi, quella neve si scioglie nei nostri ricordi, mentre nuovo odio è stato riversato sul popolo ebraico, al centro, con i palestinesi, di interessi molto più grandi di loro che insanguinano il nostro tempo: dall’Ucraina a Gaza, dai conflitti in Sudan e nel Sahel, dove ancora troppe vite vengono spezzate dall’odio e dalla violenza. Come ha sottolineato il Presidente Mattarella in occasioni recenti, “Di fronte alle guerre, all’antisemitismo, al razzismo, non possiamo voltarci dall’altra parte. La pace non è un optional, ma una necessità”. Le sue parole risuonano con drammatica attualità, richiamando ciascuno di noi alla responsabilità di costruire ponti, non muri. L’80° Anniversario della Liberazione ci spinge a riflettere sui valori di uguaglianza, dignità e rispetto che devono essere fondamento della nostra convivenza. Come diceva la celebre canzone “Blowing in the wind”, le risposte sono nel vento, nella nostra capacità di ascoltare, comprendere e agire contro ogni forma di discriminazione. Il ricordo di David Sassoli, europeista convinto, ci guida verso un futuro di dialogo e comprensione reciproca. Ma oggi più che mai, di fronte a una memoria che rischia di sbiadirsi, dobbiamo alzare la voce contro l’indifferenza, contro i nuovi razzismi, contro le minacce che si affacciano nei nostri contesti sociali. La memoria non è un peso, ma una responsabilità collettiva. È un monito che grida: “mai più”.
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto. Questa data è stata scelta perché il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, simbolo della Shoah. Il Giorno della Memoria è dedicato al ricordo dei milioni di ebrei, oltre a rom, sinti, disabili, oppositori politici, omosessuali e altre vittime perseguitate e sterminate dal regime nazista e dai suoi alleati. L’obiettivo della giornata è quello di mantenere viva la memoria storica affinché tragedie simili non si ripetano mai più, promuovendo la riflessione sui valori di libertà, giustizia e rispetto per tutte le persone.
In questa giornata voggliamo parlarvi di Liliana Segre che è una figura emblematica del nostro tempo, una donna che ha trasformato un passato di sofferenza in un messaggio universale di pace, tolleranza e memoria.
Nata a Milano il 10 settembre 1930, Liliana aveva solo 13 anni quando fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Il suo numero di matricola, 75190, inciso sulla pelle, è diventato un simbolo indelebile di una tragedia collettiva che ancora oggi risuona nelle coscienze di chi vuole comprendere e ricordare.
Sopravvissuta agli orrori della Shoah, Liliana ha fatto della sua esperienza un potente strumento di testimonianza. Per anni, il dolore le ha impedito di parlare, ma dal 1990 ha deciso di condividere la sua storia, guidata dalla consapevolezza che la memoria è l’antidoto più efficace contro l’odio e l’indifferenza. Le sue parole, cariche di emozione e dignità, sono rivolte soprattutto ai giovani, ai quali ricorda l’importanza di resistere a ogni forma di discriminazione e razzismo.
Nel 2018, Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un riconoscimento al suo impegno civile e morale. In questa veste, continua a lottare contro l’odio, promuovendo iniziative per il dialogo e la comprensione reciproca. La sua voce non si limita a narrare il passato, ma si erge come monito per costruire un futuro migliore.
Il Giorno della Memoria, istituito il 27 gennaio, data della liberazione del campo di Auschwitz nel 1945, è un momento cruciale per ricordare le vittime dell’Olocausto e riflettere sui pericoli della negazione e del revisionismo storico. In questa giornata, le parole di Liliana Segre assumono un significato ancora più profondo. La sua testimonianza ci invita a non voltare lo sguardo di fronte alle ingiustizie, a coltivare la memoria come patrimonio collettivo e a educare le nuove generazioni alla responsabilità e alla solidarietà.
“Non sono una persona straordinaria, sono solo una donna che ha scelto di vivere,” ha dichiarato Liliana Segre in diverse occasioni. Eppure, il suo coraggio, la sua resilienza e la sua capacità di trasformare il dolore in una lezione universale la rendono un esempio straordinario di umanità.
Il Giorno della Memoria è anche un appello a mantenere viva la consapevolezza storica per contrastare i nuovi volti dell’intolleranza. Liliana Segre, con la sua vita e le sue parole, è una luce che illumina questo cammino, ricordandoci che la memoria è il ponte tra il passato e il futuro.
leggi il racconto di Liliana segre Matricola-75190
Tratto da Memoranda. Strumenti per la giornata della memoria, a cura di D. Novara, edizioni la meridiana,Molfetta, 2003