Trapani
“1968” – Il mondo conosce la Valle del Belice due giorni dopo il terremoto
Il 16 gennaio a Trapani attraccano le navi inglesi Ashton, Walkerton, Crifton e Sea-Salvor, il 18 quella della Marina Militare italiana
Laura Spanò16 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Valle del Belice (Trapani/PalermoAgrigento) – E’ il 16 gennaio 1968. La notizia del terribile terremoto esce fuori dalla Valle. Raggiunge il mondo che ne conosce così l’esistenza. Conosce il Belice, ma può vedere solo le macerie. Ed i volti scolpiti dal dolore di quelle donne rimaste senza marito e senza figli.

    Il 16 gennaio al porto di Trapani provenienti da Malta attraccano le navi inglesi Ashton, Walkerton, Crifton e Sea-Salvor. Trasportano coperte, medicinali, plasma. Alle 5,15 di quello stesso giorno, la nave traghetto Gennargentu, aveva già sbarcato automezzi per i vigili del fuoco, che già si stanno avvicinando nei luoghi della tragedia. La nave riparte per Civitavecchia, per ritornare il 18 gennaio.

    Si insedia a Birgi il coordinamento per il soccorso aereo

    A Birgi intanto si insedia il coordinamento per il soccorso aereo, 15 elicotteri, la direzione viene affidata al tenente colonnello Liverani. Nella Valle giungono dalla Francia tecnici specializzati, dall’Inghilterra arrivano plasma e ferri chirurgici. Soccorsi giungono anche dalla Germania, Norvegia, dall’America e dal lontano Giappone.

    Alla Camera dei deputati si insedia un comitato ristretto pro-terremotati. Ne faranno parte gli onorevoli Montanti del Pri; Terranova e Gerbino della Dc, Amendola del Pci; Santagati dell’Msi; Basile del Pdium; Fulci del Pli; Raja del Psup e Sacriulli del Psi-Psdi.

    Ore 16.42 del 16 gennaio, la terra torna a tremare con una scossa del settimo grado della scala Mercalli, epicentro sempre la stessa zona. La terra continuerà a tremare sino al febbraio del 1969. Tantissime altre volte. E ogni volta per chi è rimasto sarà una ferita che torna a sanguinare.

    Il 18 gennaio al porto di Trapani arrivano le nave della Marina Militare Italiana

    Appena giunta la notizia del disastroso terremoto, le Forze Armate intervennero  immediatamente  in soccorso delle popolazioni sinistrate, recando un valido apporto di uomini e di mezzi affiancandosi ai Vigli del Fuoco e ai volontari. Il loro compito fu sgombrare macerie, impiantare tendopoli, ripristinare la viabilità, riattivare i collegamenti e ricercare gli infortunati. La Marina Militare in particolare partecipò alle operazioni di soccorso con i suoi uomini e con i suoi mezzi, facendo la spola tra le varie basi navali e le zone colpite dal sisma, mentre gli elicotteri trasportavano medicinali, plasma, personale e materiale di prima necessità.

    Il contributo della Marina Militare

    Le navi: Stromboli (sito Marina Militare), Urania, Vesuvio, Bergamini, Aquila, Altair ed Etna trasportarono viveri, materiale di disinfezione, vestiario, reparti e automezzi dell’esercito, materiale sanitario. Le unità della 61° Squadriglia Dragamine, Sgombro, Squalo e Storione, diedero un particolare aiuto ai sinistrati: lo Squalo ospitò a bordo un centinaio di persone tra cui 30 bambini, lo Storione accolse alcune gestanti che a bordo hanno potuto trovare maggiore assistenza, lo Sgombro diede alloggio ai numerosi sinistrati di Santa Ninfa e Gibellina che per paura non avevano voluto rifugiarsi presso le Scuole locali. Due colonne con autoradio, pulmini, autobotti, campagnole, autocarri, sono state messe a disposizione del Comando Militare Territoriale per il trasporto di materiale vario. A terra, la Marina impiantò subito, anche nelle zone più colpite, infermerie da campo assicurando la prima fase dell’assistenza medico chirurgica, realizzando quindi una tendopoli.  A Santa Ninfa ospitò circa 540 persone. L’attrezzatura per allestire questo centro di soccorso fu trasportata da Taranto con un ponte aereo dell’Aeronautica Militare. La tendopoli, fu realizzata con strutture isolate dal terreno da piattaforme di legno impermeabilizzato e munita di una cucina da campo, di una stazione radio e di una pista per elicotteri, che hanno trasportato regolarmente viveri e materiale di prima necessità, facendo la spola tra l’aeroporto di Birgi e il Centro di S. Ninfa.




  • Gibellina
    Belice 57 anni. “Una ferita aperta, dolorosissima, a cui lo Stato non è riuscito a dare risposte” [VIDEO]
    Ma esistono anche realtà come Gibellina rasa al suolo che oggi diventa punto di riferimento per l'arte e la cultura
    Laura Spanò15 Gennaio 2025 - Attualità
  • Tanino Bonifacio, video intervista Attualità

    Valle del Belice (Trapani/Palermo/Agrigento) – La distruzione nella Valle del Belice arrivò la notte tra il 14 e il 15 gennaio ’68, ma già la domenica del 14 da mezzogiorno in poi le scosse si susseguirono una dopo l’altra preallarmando tutta la popolazione.

    Alle 2,30 di notte la tremenda scossa

    Poi attorno alle 2,30 di notte la scossa micidiale quella che colpì 15 dei comuni della Valle, che uccise 370 persone ne ferì oltre mille e cacciò via dalle case 70 mila persone. La macchina dei soccorsi però fu lentissima così come lenta in questi 57 anni è stata la ricostruzione anche in termini di sviluppo economico di tutta la Valle.

    I primi soccorsi nel deserto di macerie

    I primi a giungere in quel deserto di macerie si trovarono di fronte la gente che vagava alla ricerca di un familiare, di affetti che prima erano custoditi tra quelle mura. Oggi ancora molto si deve fare per questa Valle ormai spopolata dalla migliore gioventò che da tempo l’ha abbandonata. Restano le case vuote e resta anche uno sviluppo economico tanto pubblicizzato ad ogni anniversario e mai concretizzatosi. Ci sono zone dove ancora non esiste  una urbanizzazione primaria.

    La nuova realtà di gibellina raccontata  in questo video

    Ma esiste anche la realtà di Gibellina come ci racconta in questa video intervista il critico d’arte già assessore dei comuni di Gibellina e Santa Margherita Belice, Tanino Bonifacio …





  • Altre Notizie
  • Altre Notizie di Cronaca
    Redazione
    Redazione
    Laura Spanò
    questore
    Redazione
    Redazione
    Redazione
    Laura Spanò
    Diga_Trinità_Castelvetrano
    Laura Spanò
    Redazione
    Redazione
    Redazione
    Redazione