Trapani – Alle 16 in punto, come da tradizione, Trapani si ferma. E lo fa con quel misto di fede, folklore e malinconica bellezza che accompagna ogni edizione della processione di San Francesco di Paola, il santo che i trapanesi considerano da sempre il loro vero patrono morale.
Quest’anno, come già accaduto nel 2024, la vara non uscirà dalla sua storica chiesa — chiusa per lavori di restauro che, a distanza di quasi un anno, non sono ancora nemmeno iniziati — ma da San Pietro, nel cuore del quartiere omonimo. Poco importa, a dire il vero. Perché quando il portone si apre e la statua del Santo taumaturgo si affaccia alla città, non c’è scarto tra antico e provvisorio. C’è solo emozione.
Sulle spalle dei devoti — a fatica, perché la sola statua pesa 250 chili e tutto il fercolo supera la tonnellata — San Francesco avanza tra ali di folla che urlano, senza bisogno di microfoni: “W San Francesco di Paola!”. La banda “Città di Paceco”, diretta dal maestro Claudio Maltese, riempie l’aria di marce solenni e festose. Il corteo attraversa il quartiere e, una volta giunta in prossimità della sua chiesa ancora chiusa, la vara viene poggiata su un carrello a ruote. È il segno del compromesso tra rispetto della tradizione e necessità logistiche.
Ma il cuore della processione, come ogni anno, si fa più raccolto davanti alla cappella della Madonna dei Marittimi in via XXX Gennaio e poi al varco Torrearsa del porto. È lì che, in silenzio, viene gettata una corona in mare: un momento toccante in memoria di chi il mare l’ha perso. E non è un dettaglio casuale: Francesco di Paola è il patrono dei marittimi, e Trapani, città marinara per eccellenza, non ha mai smesso di affidargli le proprie speranze.
Al porto peschereccio, la benedizione delle barche è seguita dall’offerta dei ceri votivi. Le candele tremolano sotto il tramonto e annunciano lo spettacolo pirotecnico che chiude la fase “esterna” della festa. Ma il rito non è finito: bisogna tornare indietro. Ed è nel rientro verso San Pietro che la processione cambia ancora volto. La vara, staccata dal carrello, torna sulle spalle dei portatori. La folla si stringe, le voci si alzano, la banda incalza. L’entrata in chiesa diventa una festa collettiva, con la statua che ondeggia — viene “annacata” — tra applausi e commozione.
«Ogni anno è come se fosse la prima volta», dice don Giuseppe Bruccoleri, che accompagna il corteo con preghiere vibranti. «Eppure c’è un sapore di incompiuto. La nostra chiesa è chiusa, e nessuno sa quando riaprirà».
In effetti, il caso della chiesa di San Francesco di Paola è emblematico di una più ampia stagnazione: svuotata lo scorso giugno per i lavori, è rimasta sigillata in un limbo che sa di beffa. E mentre la burocrazia tace, cresce la preoccupazione dei fedeli: «Il timore — confessa un anziano devoto — è che faccia la fine di tante altre chiese di Trapani, chiuse per decenni».
Eppure, la storia di questa devozione è antichissima. Fu nel 1726 che il Santo calabrese fu proclamato patrono di Trapani, dopo il celebre “miracolo del sudore” del mezzobusto in gesso policromo custodito oggi a San Pietro. Tre anni dopo, nel 1729, lo scultore Giacomo Tartaglio realizzò la statua che ancora oggi guida la processione. Non è solo un’opera d’arte, ma un simbolo vivo di fede popolare.
In questa festa si intrecciano voci, riti e memorie. Ci sono le donne che lanciano petali dai balconi, i bambini che osservano stupiti, i turisti che si fanno largo tra la folla per capire cosa stia succedendo. C’è una città intera che, almeno per qualche ora, sembra riconciliarsi con se stessa. «Qui si vede la vera Trapani», dice qualcuno, e forse ha ragione.
E mentre la notte scende, tra le ultime note della banda e il profumo della cera sciolta, una domanda resta sospesa nell’aria: quanto tempo ancora dovrà passare prima che il “Santu Patre” torni nella sua casa?
La Cavalcata di San Giuseppe a Scicli è una delle manifestazioni più suggestive della tradizione siciliana, un rito che affonda le sue radici nei drammi sacri medievali e che nel tempo è stato assimilato dal Cristianesimo. Questa festa religiosa, dedicata al Santo Patriarca, coinvolge l’intera comunità in un tripudio di colori, suoni e simbolismi ancestrali.
Uno degli elementi più affascinanti della Cavalcata è la lunga preparazione delle bardature dei cavalli. Nei tradizionali “dammusi”, ambienti a pianterreno delle abitazioni, abili artigiani intrecciano migliaia di violaciocche su una struttura di rami di palme (oggi spesso sostituiti dalla juta), dando vita a straordinari quadretti raffiguranti la Sacra Famiglia e altri simboli religiosi. Il risultato è un’esplosione di colori e forme che trasforma ogni cavallo in una vera e propria opera d’arte.
I cavalli, adornati con queste magnifiche bardature, vengono montati da cavalieri vestiti con i caratteristici costumi della tradizione contadina. L’evento inizia con la partenza del corteo dalla piazza principale della città, dirigendosi verso la chiesa dedicata a San Giuseppe. Qui, una commissione valuta l’originalità e l’effetto scenografico delle bardature, dando il via ufficiale alla sfilata.
Al grido di “PATRIA’ – PATRIA’ – PATRIARCA!”, il corteo si snoda per le strade cittadine, accompagnato dall’accensione dei “pagghiara”, grandi falò intorno ai quali gli abitanti si radunano per celebrare l’evento. Lungo il tragitto, i “ciaccari”, fasci di ampelodesmo infuocati, vengono branditi dai cavalieri e dagli spettatori per illuminare simbolicamente il cammino della Sacra Famiglia.
Oltre al profondo valore religioso, la Cavalcata di San Giuseppe è anche una competizione artistica tra i vari gruppi di bardatori. Ogni partecipante mette in gioco il massimo impegno per realizzare manufatti di altissimo pregio, con l’obiettivo di distinguersi per creatività e maestria artigianale.
I cavalieri indossano un caratteristico abbigliamento: pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca ricamata, fascia multicolore ai fianchi, fazzoletto rosso al collo, burritta, stivali e pipa di canna. Ogni cavallo è “scortato” da altri figuranti, che si alternano nel corteo per garantire una perfetta riuscita della sfilata.
Nel corso degli anni, alcune modifiche sono state inevitabili. A causa delle moderne infrastrutture cittadine, i grandi falò di un tempo, attorno ai quali si cucinavano pietanze tipiche come la carne arrosto, sono stati sostituiti da piccoli focolai improvvisati. Tuttavia, gli elementi essenziali della celebrazione sono rimasti intatti: il fuoco come simbolo di purificazione, la violaciocca per rappresentare il rinnovamento della vita con l’arrivo della primavera e, soprattutto, lo spirito di unione che questa festa continua a infondere nella comunità.
La festa di San Giuseppe si tiene, di solito, il primo sabato dopo il 19 marzo. La sera della Cavalcata, intorno alle 19.00, i cavalli bardati e i loro cavalieri si radunano davanti la chiesa di San Giuseppe e si dirigono in piazza Italia.
La Cavalcata di San Giuseppe a Scicli resta un evento di straordinaria bellezza, capace di incantare sia i fedeli che i visitatori. Ogni anno, la città si riempie di emozioni, suoni e colori, offrendo uno spettacolo unico che racchiude storia, arte e tradizione.
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Misiliscemi si appresta a vivere uno degli eventi più attesi dell’anno: la festa di San Giuseppe, il Santo Patrono scelto dalla neonata comunità del territorio della provincia di Trapani. Una celebrazione che unisce tradizione, spiritualità e folklore, coinvolgendo l’intera comunità in una serie di eventi religiosi e popolari.
Per l’anno 2025, il tema scelto per i festeggiamenti patronali è “San Giuseppe, Pellegrino di Speranza”. Un invito a riscoprire la figura del Santo come modello di fede e affidamento, colui che, nel silenzio e nell’obbedienza, si è messo in cammino. San Giuseppe intercede per noi affinché, nel pellegrinare della nostra vita, si ravvivi la Speranza che è Cristo Gesù.
I festeggiamenti inizieranno nei giorni precedenti il 19 marzo, con novene e celebrazioni liturgiche nelle chiese locali. Il culmine della festa sarà la processione del simulacro di San Giuseppe, che attraverserà le vie del paese accompagnata da canti e preghiere.
Il Festival “Mandorlo in Fiore” 2025 ad Agrigento: Celebrazione della Primavera e di Agrigento Capitale della Cultura
Agricento – Ogni anno, Agrigento e la Valle dei Templi si trasformano nello scenario di uno degli eventi più attesi della Sicilia: il Festival “Mandorlo in Fiore”. Questa manifestazione, dedicata alla fioritura dei mandorli, segna l’arrivo della primavera con un’esplosione di colori e profumi. Il 2025 segna un’edizione speciale del festival, poiché Agrigento è stata designata Capitale Italiana della Cultura, un riconoscimento che aggiunge ulteriore prestigio alla celebrazione.
Il Festival del Mandorlo in Fiore affonda le sue radici nella tradizione siciliana. La fioritura precoce del mandorlo, che avviene tra febbraio e marzo, è sempre stata considerata simbolo della rinascita della natura dopo l’inverno. Nel tempo, questa celebrazione si è trasformata in un appuntamento culturale di rilievo, con la partecipazione di gruppi folkloristici provenienti da tutto il mondo, spettacoli musicali e degustazioni di prodotti tipici.
L’edizione 2025 del festival si terrà dall’8 al 16 marzo, periodo ideale per ammirare la fioritura dei mandorli e immergersi nell’atmosfera festosa che invade la città.
Uno degli elementi distintivi della Sagra del Mandorlo in Fiore è la presenza di gruppi folkloristici internazionali, che contribuiscono a rendere l’evento un crocevia di culture. Tra i partecipanti di quest’anno figurano:
Gruppi stranieri:
Gruppi locali:
L’evento prevede una serie di appuntamenti che uniscono tradizione, cultura e spettacolo. Ecco il programma principale:
Il Festival del Mandorlo in Fiore si inserisce nel fitto calendario di eventi previsti per Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025. Durante il festival, saranno organizzati eventi collaterali come mostre, conferenze e spettacoli per valorizzare la storia e il patrimonio della città.
Per chi desidera assistere alla Sagra del Mandorlo in Fiore, sono disponibili biglietti per gli spettacoli principali e treni speciali per facilitare gli spostamenti da e per Agrigento. Si consiglia di prenotare con anticipo per garantire la partecipazione ai principali eventi.
Il Carnevale di Sciacca 2025 è pronto a regalare un ultimo weekend di pura magia, colori e allegria. Fino al 2 marzo, le strade della città saranno animate da spettacolari carri allegorici, gruppi mascherati e spettacoli di strada, trasformando Sciacca in un centro di festa imperdibile.
Sette maestosi carri allegorici, curati nei minimi dettagli, sfileranno per le vie del centro storico, raccontando attraverso la satira temi di attualità e cultura locale. Un mix di arte, ingegno e passione che rende unico questo evento, tra i più antichi e attesi della Sicilia.
Non solo sfilate: il Carnevale di Sciacca offre anche concerti dal vivo, animazione per bambini e spettacoli itineranti. L’atmosfera di festa coinvolge residenti e visitatori, rendendo il borgo marinaro un palcoscenico all’aperto.
Le origini del Carnevale di Sciacca risalgono al XVI secolo e, ancora oggi, mantiene vivo il fascino della tradizione. Ogni anno, turisti da tutta l’isola e non solo affollano le strade per godersi l’energia contagiosa di questa celebrazione unica.
“Il programma potrebbe subire variazioni. Eventuali aggiornamenti saranno comunicati sui canali ufficiali.”
Valderice – Un’esplosione di colori, musica e allegria ha dato il via ieri pomeriggio alla 30° edizione del Carnevale Valdericino. Le strade e le piazze del paese si sono animate con un pubblico mai visto prima, accorso da tutto il trapanese e oltre per prendere parte a uno degli eventi più attesi dell’anno. Un vero e proprio patrimonio culturale che, anno dopo anno, si conferma punto di riferimento per il territorio.
L’evento, che rappresenta un’occasione di aggregazione sociale oltre che di spettacolo, ha visto la partecipazione attiva di famiglie, bambini e appassionati di tutte le età. La sfilata dei carri allegorici ha regalato momenti di grande festa, accompagnata dall’entusiasmo di coloratissimi gruppi di ballo.
Il Sindaco di Valderice, Francesco Stabile, ha espresso soddisfazione per l’impegno profuso nell’organizzazione e ha annunciato un’importante novità: “Per dare ulteriore valore al Carnevale, abbiamo istituito un capitolo di bilancio dedicato, destinando risorse fondamentali per sostenere i costi di una manifestazione che ha un forte impatto non solo sulla nostra comunità, ma anche sulle attività commerciali locali, soprattutto in un periodo di bassa stagione”.
I festeggiamenti continueranno nei prossimi giorni con eventi musicali in Piazza Sandro Pertini e culmineranno domenica 2 marzo con la grande sfilata dei sei carri allegorici. A rendere il Carnevale ancora più inclusivo, la presenza di un trenino speciale per coinvolgere amici con esigenze particolari.
Valderice è pronta a vivere giorni di festa indimenticabili: il Carnevale 2025 è ufficialmente iniziato!