Trapani
Trapani in festa: la processione di San Francesco di Paola resiste al tempo e alla burocrazia
La città si raccoglie attorno al suo patrono del mare, tra riti antichi, emozioni collettive e memorie sospese.
Redazione4 Maggio 2025 - Attualità



  • Attualità

    Trapani – Alle 16 in punto, come da tradizione, Trapani si ferma. E lo fa con quel misto di fede, folklore e malinconica bellezza che accompagna ogni edizione della processione di San Francesco di Paola, il santo che i trapanesi considerano da sempre il loro vero patrono morale.

    Quest’anno, come già accaduto nel 2024, la vara non uscirà dalla sua storica chiesa — chiusa per lavori di restauro che, a distanza di quasi un anno, non sono ancora nemmeno iniziati — ma da San Pietro, nel cuore del quartiere omonimo. Poco importa, a dire il vero. Perché quando il portone si apre e la statua del Santo taumaturgo si affaccia alla città, non c’è scarto tra antico e provvisorio. C’è solo emozione.

    Sulle spalle dei devoti — a fatica, perché la sola statua pesa 250 chili e tutto il fercolo supera la tonnellata — San Francesco avanza tra ali di folla che urlano, senza bisogno di microfoni: “W San Francesco di Paola!”. La banda “Città di Paceco”, diretta dal maestro Claudio Maltese, riempie l’aria di marce solenni e festose. Il corteo attraversa il quartiere e, una volta giunta in prossimità della sua chiesa ancora chiusa, la vara viene poggiata su un carrello a ruote. È il segno del compromesso tra rispetto della tradizione e necessità logistiche.

    Ma il cuore della processione, come ogni anno, si fa più raccolto davanti alla cappella della Madonna dei Marittimi in via XXX Gennaio e poi al varco Torrearsa del porto. È lì che, in silenzio, viene gettata una corona in mare: un momento toccante in memoria di chi il mare l’ha perso. E non è un dettaglio casuale: Francesco di Paola è il patrono dei marittimi, e Trapani, città marinara per eccellenza, non ha mai smesso di affidargli le proprie speranze.

    Al porto peschereccio, la benedizione delle barche è seguita dall’offerta dei ceri votivi. Le candele tremolano sotto il tramonto e annunciano lo spettacolo pirotecnico che chiude la fase “esterna” della festa. Ma il rito non è finito: bisogna tornare indietro. Ed è nel rientro verso San Pietro che la processione cambia ancora volto. La vara, staccata dal carrello, torna sulle spalle dei portatori. La folla si stringe, le voci si alzano, la banda incalza. L’entrata in chiesa diventa una festa collettiva, con la statua che ondeggia — viene “annacata” — tra applausi e commozione.

    «Ogni anno è come se fosse la prima volta», dice don Giuseppe Bruccoleri, che accompagna il corteo con preghiere vibranti. «Eppure c’è un sapore di incompiuto. La nostra chiesa è chiusa, e nessuno sa quando riaprirà».

    In effetti, il caso della chiesa di San Francesco di Paola è emblematico di una più ampia stagnazione: svuotata lo scorso giugno per i lavori, è rimasta sigillata in un limbo che sa di beffa. E mentre la burocrazia tace, cresce la preoccupazione dei fedeli: «Il timore — confessa un anziano devoto — è che faccia la fine di tante altre chiese di Trapani, chiuse per decenni».

    Eppure, la storia di questa devozione è antichissima. Fu nel 1726 che il Santo calabrese fu proclamato patrono di Trapani, dopo il celebre “miracolo del sudore” del mezzobusto in gesso policromo custodito oggi a San Pietro. Tre anni dopo, nel 1729, lo scultore Giacomo Tartaglio realizzò la statua che ancora oggi guida la processione. Non è solo un’opera d’arte, ma un simbolo vivo di fede popolare.

    In questa festa si intrecciano voci, riti e memorie. Ci sono le donne che lanciano petali dai balconi, i bambini che osservano stupiti, i turisti che si fanno largo tra la folla per capire cosa stia succedendo. C’è una città intera che, almeno per qualche ora, sembra riconciliarsi con se stessa. «Qui si vede la vera Trapani», dice qualcuno, e forse ha ragione.

    E mentre la notte scende, tra le ultime note della banda e il profumo della cera sciolta, una domanda resta sospesa nell’aria: quanto tempo ancora dovrà passare prima che il “Santu Patre” torni nella sua casa?




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  • il simulacro della madonna dei misteri di trapani Tradizioni

    Trapani, Se sei trapanese, sai bene che Venerdì Santo non è un giorno come gli altri. È il giorno della Processione dei Misteri, quando la città si ferma, il tempo sembra rallentare e le strade si riempiono di un’emozione che solo chi l’ha vissuta può capire.

    I Gruppi dei Misteri non sono solo statue: sono storia, tradizione e identità. Sono il cuore pulsante di una fede che si tramanda da oltre 400 anni, un legame che tiene unita la comunità e che ogni anno si rinnova con la stessa intensità.

    I Nostri Misteri: venti storie di passione e devozione

    Ogni ceto di lavoratori porta sulle spalle il proprio Gruppo Sacro, con fierezza e senso di appartenenza. Sono venti gruppi, ognuno racconta un momento della Passione di Cristo, ma in realtà raccontano molto di più: raccontano noi, i nostri padri, i nostri nonni, e tutti quelli che prima di noi hanno vissuto e amato questa città.

    Eccoli, uno per uno:

    1. La SeparazioneCeto degli Orefici
      Raffigura il momento in cui Gesù si congeda dalla Madre e dall’apostolo Giovanni prima della Passione.
    2. La Lavanda dei PiediCeto dei Pescatori
      Rappresenta Gesù che, durante l’Ultima Cena, lava i piedi agli apostoli come gesto di umiltà.
    3. Gesù nell’Orto del GetsemaniCeto degli Ortolani
      Mostra Gesù in preghiera nell’orto, mentre affronta l’angoscia prima dell’arresto.
    4. L’ArrestoCeto dei Metallurgici
      Illustra il momento in cui Gesù viene catturato dalle guardie nel Getsemani.
    5. La Caduta al CedronCeto dei Naviganti
      Rappresenta Gesù che cade nel torrente Cedron durante il tragitto verso il luogo del processo.
    6. Gesù dinanzi ad HannaCeto dei Fruttivendoli
      Mostra Gesù portato davanti al sommo sacerdote Hanna per essere interrogato.
    7. La NegazioneCeto dei Barbieri e Parrucchieri
      Raffigura Pietro che, per tre volte, nega di conoscere Gesù durante il suo processo.
    8. Gesù dinanzi ad ErodeCeto dei Pescivendoli
      Mostra Gesù condotto davanti al re Erode, che lo schernisce e lo rimanda da Pilato.
    9. La FlagellazioneCeto dei Muratori e Scalpellini
      Rappresenta Gesù mentre subisce la flagellazione per mano dei soldati romani.
    10. La Coronazione di SpineCeto dei Fornai
      Illustra il momento in cui Gesù viene deriso e incoronato con una corona di spine.
    11. Ecce HomoCeto dei Calzolai e Calzaturieri
      Raffigura Pilato che presenta Gesù flagellato e coronato di spine al popolo, dicendo “Ecco l’uomo”.
    12. La SentenzaCeto dei Macellai
      Mostra Pilato che pronuncia la condanna a morte di Gesù.
    13. L’Ascesa al CalvarioPopolo
      Rappresenta Gesù che, portando la croce, sale verso il Golgota, assistito da Simone di Cirene.
    14. La SpogliazioneCeto dei Tessili e Abbigliamento
      Illustra il momento in cui Gesù viene spogliato delle sue vesti prima della crocifissione.
    15. La Sollevazione della CroceCeto dei Falegnami, Carpentieri e Mobilieri
      Raffigura l’istante in cui la croce con Gesù viene innalzata sul Golgota.
    16. La Ferita al CostatoCeto dei Pittori e Decoratori
      Mostra un soldato romano che trafigge il costato di Gesù con una lancia per accertarne la morte.
    17. La DeposizioneCeto dei Sarti e Tappezzieri
      Rappresenta la deposizione di Gesù dalla croce da parte di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.
    18. Il Trasporto al SepolcroCeto dei Salinai
      Illustra il corpo di Gesù che viene portato al sepolcro per la sepoltura.
    19. Il SepolcroCeto dei Pastai
      Raffigura Gesù deposto nel sepolcro, in attesa della resurrezione.
    20. L’AddolorataCeto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori ed Affini
      Mostra la Vergine Maria addolorata che piange la morte del Figlio.

     L’attesa, l’”annacata” e la città che respira a un solo ritmo

    Ogni anno, quando i Misteri escono dalla Chiesa del Purgatorio, un brivido attraversa chi è lì ad aspettare. I Massari sollevano i Gruppi, e con quel movimento oscillante, l’annacata, danno vita alla processione.

    Le strade si riempiono di marce funebri, di lacrime, di silenzi interrotti solo dal suono dei passi e delle preghiere. Le botteghe lungo il corso abbassano le serrande a metà, segno di rispetto e partecipazione. Trapani diventa un unico corpo, un’unica anima, che accompagna i Misteri per 24 ore di intensa devozione.

    Una tradizione che ci appartiene

    La Processione dei Misteri non è solo un evento religioso: è un pezzo di noi. È il legame con le nostre radici, con il passato che continua a camminare sulle nostre strade. Non importa quante volte l’hai vista, ogni anno è sempre diversa, sempre speciale.

    Perché i Misteri non si guardano, si vivono.

    E tu, da trapanese, quale momento della Processione senti più tuo?





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