Marsala – Davanti al Tribunale di Marsala presieduto da Vito Marcello Saladino, è attesa per oggi la sentenza nei confronti di Alfonso Tumbarello, l’ex medico di base di Campobello di Mazara finito a processo con l’accusa di aver curato Matteo Messina Denaro sotto falsa identità.
Al termine della requisitoria tenuta lo scorso 22 gennaio dal pm della Dda di Palermo Gianluca De Leo per Tumbarello erano stati chiesti 18 anni di carcere. Per l’accusa l’ex medico di base di Campobello di Mazara, città dove il boss oggi deceduto ha vissuto per almeno cinque anni, protetto e riverito da una schiera di favoreggiatori, sarebbe stato un complice prescrivendo e firmando 95 ricette per i farmaci e 42 analisi. Per un totale di 137 prescrizioni per consentire all’allora boss latitante Matteo Messina Denaro, di potersi curare dal cancro di cui soffriva, sotto il falso nome di «Andrea Bonafede», di poter accedere quindi ad ambulatori medici e ospedali per curarsi a spese dello stato nonostante fosse latitante. Secondo l’accusa, il medico avrebbe visitato personalmente Matteo Messina Denaro e sarebbe stato consapevole della sua identità.
La difesa del medico, affidata agli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo, ha invece contestato ogni addebito. Per i legali, Tumbarello non conosceva la vera identità del paziente e agì in totale buona fede. “È stato ingannato dai due Andrea Bonafede – ha sostenuto Sbacchi durante l’arringa –. Tumbarello non aveva rapporti personali con loro, né vantaggi economici. Era convinto di fare il suo dovere”. Pantaleo ha sottolineato che il medico non ha mai cancellato messaggi o contatti dal proprio telefono, anche dopo l’arresto del boss: “Chi è colpevole si preoccupa di nascondere le prove. Lui non ha toccato una virgola. Ha conservato tutto, anche vecchissimi messaggi”. Inoltre, i legali hanno fatto notare come anche altri medici e strutture sanitarie – tra cui la clinica La Maddalena di Palermo – abbiano curato “Bonafede” senza accorgersi della vera identità. “Non c’è alcuna prova concreta di una sua volontà di favorire la mafia – ha ribadito Pantaleo –. Solo ipotesi e suggestioni”.
Campobello di Mazara – Florinda Calcagno, la professoressa di matematica arrestata dagli investigatori che seguono le indagini sui favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, amante e – secondo l’accusa – favoreggiatrice della latitanza del capomafia, si pensa anche custode di molti dei segreti del boss oggi deceduto, non solo è moglie di Paolo De Santo, condannato per avere favorito alcuni mafiosi legati a Messina Denaro, ma è la nipote di Francesco Luppino, boss di Campobello e fedelissimo del latitante. Floriana Calcagno è anche la figlia di Rocco Calcagno. La moglie di Rocco Calcagno (oggi deceduto) è sorella della moglie di Francesco Luppino.
Come si legge nell’ordinanza del Gip Serio in sede di dichiarazioni la CALCAGNO riferiva che “Come mi ricorda la S.V. LUPPINO Francesco è effettivamente mio zio, ma da quando sono accaduti i fatti relativi al processo che ha coinvolto mio marito non ho più avuto rapporti né con lui né con la sua famiglia”. “Ebbene – si legge ancora nell’ordinanza – plurime risultanze acquisite anche in altri procedimenti hanno dimostrato che ella non ha mai interrotto i legami con la famiglia di sangue a cui appartiene ed anzi successivamentee ben oltre all’arresto del marito, la stessa si è recata numerose volte presso l’abitazione dello zio LUPPINO Francesco. Ed invero, come ricordato in premessa, il marito De Santo Paolo veniva sottoposto a fermo il 22 febbraio 2019”. “Ciò posto, emerge dagli esiti del servizio di videosorveglianza effettuato nei pressi dell’abitazione del capo mafia di Campobello di Mazara, LUPPINO Francesco, che dal 23 maggio 2019 al 16 gennaio 2022, la CALCAGNO si era recata ripetutamente presso l’abitazione dello zio LUPPINO Francesco. La verifica dei colloqui carcerari intrattenuti da LUPPINO Francesco con i propri familiari consentiva altresì di affermare che i rapporti tra le famiglie CALCAGNO e LUPPINO risultavano essersi sviluppati, negli anni, senza soluzione di continuità, principalmente per il tramite delle due sorelle CATALDO Lea (moglie di LUPPINO Francesco) e CATALDO Vincenza (moglie del defunto CALCAGNO Rocco).
Floriana Calcagno è cugina di secondo grado di Giuseppe Calcagno “pure lui condannato per 416 bis c.p. in stretto contatto con il reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Vito Gondola e partecipe al circuito di comunicazioni finalizzate alla veicolazione della riservata corrispondenza con MESSINA DENARO”.
Su Luppino in atto in carcere, Andrea Bonaccorso, mafioso pentito di Brancaccio, raccontò che il 5 novembre 2007 stava raggiungendo a bordo di una Panda di colore verde Salvatore Lo Piccolo a Giardinello. Quel giorno il boss di San Lorenzo fu arrestato con il figlio Sandro, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. Nella Panda con Luppino c’erano altre persone, pare ci fosse anche Messina Denaro, quando il gruppo si accorsero di un elicottero che sorvolare la zona però si allontanò. A dire a Bonnaccorso che sulla macchinna c’era il boss di Castelvetrano fu Pino Scaduto, boss di Bagheria.
Panda verde fu intercettata da altri investigatori che seguivano Luppino e la seguirono fino a Castelvetrano dove due uomini, così c’era scritto nei rapporti di allora, la parcheggiarono in un magazzino-officina per poi allontanarsi a piedi. Furono prelevate delle impronte, ma non bastarono a stabilire con certezza chi fosse l’uomo assieme a Luppino. La presenza di Messina Denaro non è stata mai confermata. Fra gli investigatori, c’è chi ha sempre ritenuto che per prudenza Messina non sarebbe andato a incontrare un altro super ricercato. Quell’officina dove fu posteggiata l’auto era di Rocco Calcagno, il padre di Floriana.