Palermo
Truffa Università “Jean Monnet”, sequestrati beni per oltre tre milioni di euro
L'attività è stata condotta dalla guardia di finanza di Palermo
Redazione13 Marzo 2025 - Cronaca



  • Sequestro Università Jean Monnet Cronaca

    Palermo – La guardia di finanza di Palermo su disposizione della Procura ha posto sottosequestro tre immobili di pregio tra Milano, Roma e Palermo valore di tre milioni e mezzo di euro.

    Gli immobili erano nella disponibilità della fondazione Zaklada Europa ente responsabile della gestione dei corsi dell’Università “Jean Monnet” già al centro di una inchiesta per aver dato una laurea in ambito medico non riconosciuta dal ministero in Italia a oltre 800 studenti. Studenti che avrebbero pagato rette elevate, da 3.500 a 26mila euro l’anno. Questi soldi, secondo chi indaga, sarebbero finiti in conti esteri così da eludere il pagamento delle imposte.

    Nell’inchiesta sono coinvolti Salvatore Giuseppe Messina – irreperibile da mesi – i figli Dario e Giuliana, Maria Alexandra Mladoveanu Ghitescu, membro del consiglio di amministrazione della fondazione e legale rappresentante della succursale di Lugano, e Leopoldina Frigula, presidente della fondazione.

    Il sequestro preventivo, pari all’importo delle imposte complessivamente evase dal Dipartimento, ha interessato, oltre all’ente di formazione, tutti i responsabili a vario titolo coinvolti nella sua gestione, ai quali sono stati sottratti disponibilità liquide e beni immobili. L’odierna attività di servizio, svolta nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, si inserisce nel quadro delle linee strategiche perseguite dal Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità, al fine di tutelare le imprese che operano nel rispetto della legge, nonché nell’ottica del recupero delle risorse sottratte alla collettività.

    Chi è Salvatore Giuseppe Messina

    Il settantenne Salvatore Messina, nato a Marsala ma residente a Palermo, economista, formatore, professore e giornalista è molto conosciuto dalle parti di Calatafimi Segesta. Messina infatti fu coinvolto ed arrestato per una mega truffa ai fondi europei quando, nei primi anni duemila, era a capo dell’associazione Innova che aveva sede in contrada Sasi a Calatafimi. Era il periodo della sindacatura di Nicola Cristaldi. Si disse che Messina aveva ottenuto dalla Regione 30 miliardi di vecchie lire per corsi di formazione fantasma. Nella vicenda giudiziaria, che aveva riguardato i fondi europei e l’associazione Innova, Messina venne condannato in primo grado a otto anni ma poi in appello tutto decadde per prescrizione dei termini. Le indagini di allora segnalarono una truffa all’unione europea per ben 9 milioni di euro e beni di lusso che Salvatore Messina deteneva alle Bahamas.




  • Palermo
    Frode nel commercio dei carburanti, la finanza sequestra 10 aziende
    Denunciate 13 persone per un danno erariale da 15 milioni di euro per frode fiscale nelle accise
    Redazione19 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Estorsione imprenditore Partinico Palermo Cronaca

    Palermo – Scoperto nel palermitano dalla guardia di Finanza una maxi-frode sulle accise dei carburanti. Le fiamme gialle hanno scoperto società di comodo e documenti falsi. Il meccanismo  avrebbe permesso di sottrarre al pagamento delle imposte oltre 11 milioni di litri di prodotto petrolifero.

    L’attività di indagine è stata effettuata dal nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo e il Gruppo operativo regionale Antifrode dell’Agenzia delle Dogane che hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Termini Imerese con cui è stato disposto il sequestro preventivo di 10 complessi aziendali, nonché di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 15 milioni di euro nei confronti di 13 soggetti.

    Il meccanismo della truffa

    Attraverso diversi depositi commerciali riconducibili ai vertici del sodalizio criminale, l’organizzazione avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti e predisposto DAS fittizi al fine di documentare la vendita di carburante a “società di comodo” o aziende del tutto ignare di quanto avveniva, mentre lo stesso, in realtà, veniva ceduto “in nero” a soggetti terzi non aventi titolo a riceverlo.

    Tutto questo consentiva di praticare prezzi fortemente concorrenziali a discapito degli altri operatori del settore. Il descritto sistema di frode – come accertato all’esito di indagini tecniche, servizi di riscontro su strada e mirate attività ispettive – avrebbe garantito un significativo abbattimento dell’I.V.A. e delle Accise dovute, oltre che delle imposte dirette, generando un’evasione d’imposta, e un conseguente danno alle casse dello Stato, pari a 15.231.376,80 euro.

    Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di: associazione per delinquere, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici, irregolarità nella loro circolazione e illeciti di natura tributaria.




  • Palermo
    Redditi mai dichiarati, sequestro beni a cantante neomelodico Daniele De Martino
    Sequestrati beni e denaro per oltre 220 mila euro
    Redazione7 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Per quasi 6 anni, avrebbe incassato circa 850 mila euro ma avrebbe omesso di fare le dichiarazioni dei redditi nascondendo i suoi guadagni all’Agenzia delle entrate. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un sequestro beni di oltre 220 mila euro, tra cui Rolex e gioielli in oro, nei confronti del cantante neomelodico palermitano Daniele De Martino “risultato sconosciuto al Fisco – si legge in una nota – e facente parte di un nucleo familiare percettore del reddito di cittadinanza”.

    Le indagini

    Dopo gli avvisi orari, gli stop ai concerti per le sue canzoni contro collaboratori di giustizia e 41 bis, e le polemiche social finisce sotto inchiesta per evasione fiscale, le fiamme gialle hanno pure scoperto che De Martino è un evasore totale e per un periodo la sua famiglia ha vissuto grazie al Reddito di cittadinanza. In particolare i finanzieri nel corso di una serie di perquisizioni, eseguite tra le province di Palermo e Napoli, hanno scoperto e sequestrati Rolex, preziosi e denaro contante. Il cantante e’ stato oggetto di una ‘complessa verifica fiscale’ eseguita dai finanzieri del Secondo Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo con la quale sono stati ricostruiti i redditi conseguiti dall’artista tra il 2016 e il 2022, periodo durante il quale e’ stato anche destinatario di misure di prevenzione personali come il divieto di accompagnarsi a soggetti socialmente pericolosi e del divieto di esibirsi in pubblico.

    Utile nell’inchiesta anche l’analisi dei profili social

    L’analisi dei profili social del cantante e’ stata utile per la ricostruzione dei compensi percepiti quantificati in quasi 850mila euro in 6 anni di attivita‘. Inoltre per le annualita’ 2018, 2019 e 2021, stante l’entita’ del giro di affari realizzato, l’artista si sarebbe reso responsabile del reato di omessa dichiarazione dei redditi.

    I familiari percepivano il reddito di cittadinanza

    I finanzieri approfondendo la posizione del nucleo familiare dell’uomo, hanno constatato  che il padre del cantante aveva percepito il reddito di cittadinanza dal 2019 al 2022 beneficiando di sussidi per quasi 40mila euro e indicando in domanda il figlio quale disoccupato. Anche lui e’ stato segnalato all’Autorita’ Giudiziaria palermitana, la quale ha disposto anche nei suoi confronti il sequestro per equivalente dei sussidi illecitamente percepiti.

     




  • Palermo
    Palermo, discoteca dichiara redditi per un euro ma ne aveva guadagnati oltre un milione
    La scoperta dopo una serie di attività della guardia di finanza del comando provinciale
    Redazione5 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Dopo una approfondita indagine fiscale i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo hanno scoperto che una discoteca del palermitano tra il 2022 e il 2023 aveva avuto ricavi non dichiarati per oltre un milione di euro. Nonostante l’ingente somma incassata, l’imprenditore aveva dichiarato ufficialmente solo un euro di reddito.

    L’indagine delle Fiamme Gialle

    L’operazione, effettuata dagli investigatori  del 2° Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo, ha permesso di individuare l’anomalia grazie a un’attenta attività di controllo economico del territorio. La discoteca molto attiva nell’organizzazione di eventi pubblicizzati assiduamente anche sui social, risultava infatti non aver presentato alcuna dichiarazione dei redditi per l’anno 2023, mentre per il 2022 aveva dichiarato simbolicamente solo un euro.

    L’ispezione fiscale ha incluso anche accertamenti bancari, dai quali è emerso che nel 2022 il locale aveva generato ricavi per oltre 650 mila euro, mentre nel 2023 la somma si aggirava attorno ai 400 mila euro. Questi dati hanno rivelato un’ingente evasione fiscale da parte dell’esercente.

    Le conseguenze fiscali e le sanzioni comminate

    La Guardia di Finanza ha segnalato l’esito del controllo all’Agenzia delle Entrate, che provvederà alle contestazioni necessarie per il recupero dell’imposta evasa e l’applicazione delle relative sanzioni. Le violazioni riscontrate riguardano sia aspetti formali che sostanziali della normativa fiscale.

    “L’operazione si inserisce nel più ampio contesto delle attività di contrasto all’evasione fiscale condotte quotidianamente dalla Guardia di Finanza, volte a garantire la tutela dell’economia legale e il rispetto della concorrenza leale tra le imprese”.




  • Palermo
    Palermo: truffa ai danni dello Stato e reati fiscali, 13 misure interdittive e sequestri per 7 mln
    Scoperto un gruppo criminale promosso da due palermitani
    Redazione30 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale Palermo un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale, su richiesta della locale Procura, con cui sono state disposte misure interdittive nei confronti di 12 persone e il sequestro preventivo di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 7 milioni di euro nei riguardi di 21 società (e, per equivalente, dei relativi rappresentanti legali e di fatto). Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo, “hanno consentito di disvelare l’operatività di un gruppo criminale promosso da due palermitani e dedito principalmente alla commissione di frodi ai danni dell’Inps e dell’Erario”.

    Le indagini

    Secondo la ricostruzione effettuata dalle Fiamme Gialle, la truffa in danno dell’Inps, finalizzata all’indebito conseguimento dell’indennità di disoccupazione -“NASpI”, avrebbe generato profitti per circa 4 milioni di euro e sarebbe avvenuta mediante l’utilizzo di società di comodo (di fatto già cessate e non in regola con gli obblighi dichiarativi/previdenziali)- dicono le Fiamme gialle -Più nel dettaglio, le stesse, dopo aver fatto emergere l’esistenza di oltre 700 lavoratori asseritamente in nero, ne avrebbero fittiziamente regolarizzato la posizione per poi interrompere il rapporto d’impiego, costituendo così artatamente i presupposti di legge per il riconoscimento della citata indennità”.

    La seconda tipologia di frode, perpetrata ai danni dell’Erario e diretta all’evasione fiscale e alla truffa contributiva, si sarebbe basata sulla costituzione di cosidette “società cartiere” (sempre, di fatto, dirette dai citati promotori dell’associazione), che avrebbero emesso fatture per operazioni oggettivamente e/o soggettivamente inesistenti volte a documentare cartolarmente: fittizie forniture di manodopera in favore di altre società, allo scopo di “sollevare” queste ultime da tutti gli adempimenti e gli oneri fiscali e previdenziali derivanti dal rapporto con i propri lavoratori, procurando così alle stesse un illecito profitto quantificato in oltre 1 milione di euro; cessioni di beni o prestazioni di servizio mai avvenute o avvenute con soggetti diversi rispetto a quelli documentati dalla contabilità, per un importo di oltre 2 milioni di euro”.

    Il danno allo Stato

    I meccanismi fraudolenti messi in atto avrebbero cagionato un danno alle casse dello Stato che, tra provvidenze pubbliche non spettanti e omessi versamenti degli oneri dovuti, è stato quantificato in oltre 7 milioni di euro, cifra oggetto del provvedimento ablativo disposto. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, nonché illeciti di natura tributaria.

    L’attività, eseguita nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, “testimonia la costante attenzione e il perdurante impegno profuso dalla Guardia di Finanza nel contrasto ai più perniciosi illeciti perpetrati nei confronti dello Stato, al fine di tutelare le imprese che operano nel rispetto della legge, nonché i soggetti bisognosi di reale sostegno assistenziale”, dicono dalla Gdf.




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