Trapani – Un nuovo “grido d’aiuto” è quello che arriva da Jessica, proprietaria dell’appartamento ad uso turistico “Vicolo 35” in via San Michele 35, che ha inviato un’altra segnalazione alla nostra redazione.
Ancora una volta è la crisi idrica che continua a mettere in difficoltà Trapani, e coloro i quali gestiscono attività turistiche oltre che privati cittadini.
Ecco la nota inviata dall’operatore turistico
“Per l’ennesima volta devo segnalarvi l’ennesimo disservizio che noi gestori e cittadini del centro storico dobbiamo sopportare. In questi ultimi due anni per via dei soliti problemi idrici, ho aumentato la mia capienza idrica di almeno 3500 litri con l’acquisto di due grossi recipienti, ma nonostante tutto i problemi rimangono sempre gli stessi. In data odierna, e ormai da ben quattro turni l’acqua non è arrivata, ed in piena stagione turistica questa mancata erogazione crea dei veri e grossi disagi, soprattutto per chi vive e gestisce appartamenti in certe zone del centro storico dove è anche molto difficoltoso far intervenire le autobotti private. L’unica nostra arma è diventata la segnalazione via PEC, perché prendere la linea telefonando al servizio idrico integrato è diventato impossibile.
Ormai ho terminato le parole per descrivere i disagi che stiamo passando. Un bene così naturale è ormai diventato un lusso. Sono stanca, e credo non sono la sola, nei giorni quando è giornata di acqua avere sempre l’ansia se l’acqua non arriva, soprattutto in una città che vive prettamente di turismo.
Chiedo che questa mia e-mail venga pubblicata, e nel caso qualcuno della nostra amministrazione legga questa e-mail, di mobilitarsi il più possibile, siamo persone oneste e lavoratori, che hanno investito tanto per rendere più bella la nostra città”.
Palermo – La lotta alla crisi idrica in Sicilia ottiene un ulteriore importante risultato grazie a una efficace azione di sistema. Regione Siciliana, Commissario regionale e nazionale per la scarsità idrica, Siciliacque e Acciona Agua (leader mondiale nel trattamento delle acque) annunciano la consegna dei tre dissalatori mobili per i siti di Porto Empedocle (Ag), Gela (Cl) e Trapani. Realizzati in 120 giorni, rappresentano un modello virtuoso di collaborazione pubblico-privato.
I primi 18 container sono già arrivati a Porto Empedocle e Gela, mentre la consegna dei moduli per Trapani è prevista domani, 18 giugno. Ai tre dissalatori si aggiungerà successivamente anche il revamping dell’impianto fisso di Porto Empedocle. Gli interventi complessivi sono stati finanziati dalla Regione con 100 milioni di euro e comprendono anche le opere di allaccio a terra e a mare. Il coordinamento delle attività è stato affidato al commissario Dell’Acqua, su richiesta della Regione.
Siciliacque, società partecipata da Italgas (75%) e Regione Siciliana (25%), soggetto attuatore del progetto relativo ai dissalatori, sta ultimando i lavori propedeutici ad accogliere gli impianti, l’installazione delle condotte di collegamento alla rete idrica e le altre opere connesse al funzionamento delle apparecchiature. Parallelamente, in veste di gestore del servizio idrico di sovrambito, sta portando avanti un importante piano di investimenti pluriennale per oltre 250 milioni di euro per migliorare la resilienza delle grandi “dorsali” idriche regionali.
I dissalatori mobili produrranno 96 litri di acqua al secondo ciascuno, con tecnologie a osmosi inversa e filtri avanzati, assicurando acqua potabile di qualità nel rispetto dell’ambiente. Un passo decisivo verso la sicurezza idrica della Sicilia.
Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana
«La consegna in tempi record è il frutto di una precisa scelta politica e amministrativa della Regione: abbiamo stanziato le risorse e deciso di affidarci alla Struttura del commissario nazionale e a Siciliacque – che ringrazio per la preziosa collaborazione – per garantire rapidità, efficacia e trasparenza. È una risposta concreta a un’emergenza senza precedenti, che stiamo affrontando con una visione strategica. Voglio però essere chiaro: questi impianti non sono l’unica soluzione. Si inseriscono in un piano più ampio che la Regione ha già avviato, con oltre 200 interventi su pozzi, sorgenti, impianti di sollevamento, acquedotti e reti idriche, per un investimento complessivo che supera i 100 milioni di euro. Il nostro obiettivo è costruire una Sicilia più resiliente e sicura sul fronte idrico, con interventi strutturali, duraturi e coordinati, mai realizzati. Questa è la direzione che abbiamo scelto e che continueremo a percorrere con determinazione».
Stefano Mereu, amministratore delegato di Siciliacque
«Stiamo affrontando la crisi idrica affiancando al nostro piano pluriennale degli investimenti, pari ad oltre 250 milioni di euro, anche la realizzazione del sistema dei dissalatori. Da mesi lavoriamo senza sosta affinché l’Isola sia dotata di impianti in grado di soddisfare un’esigenza primaria come quella del servizio idrico. I dissalatori rientrano in un piano più ampio che comprende anche la realizzazione di nuove fonti e interconnessioni, di nuove tratte di acquedotto, manutenzione straordinaria e sostituzione sulle tratte esistenti a partire da Ancipa, Blufi, Garcia e Fanaco, digitalizzazione dell’intero sistema di reti ed impianti e il revamping delle centrali per efficientamento energetico. Il rinnovamento della compagine societaria di Siciliacque, avvenuto alla fine del 2023 con l’ingresso di Italgas, ha permesso di elaborare una nuova strategia di sviluppo basata su approccio di sistema e sull’introduzione di tecnologie innovative con l’obiettivo di rendere la rete idrica di sovrambito efficiente in ogni sua componente».
Pietro Tota, direttore della succursale italiana di Acciona Agua
«Siamo orgogliosi di aver messo a disposizione il nostro know-how di leader mondiale nella dissalazione anche per questa causa prioritaria. Realizzare e consegnare tre impianti di dissalazione completi in 120 giorni è stata una sfida ingegneristica e logistica notevole, superata grazie alla nostra esperienza e a un dialogo costante con Siciliacque e la Struttura commissariale. Forniamo una soluzione ‘chiavi in mano’ che non solo è rapida da installare, ma è anche sostenibile, grazie a tecnologie ad alta efficienza che minimizzano il consumo energetico e l’impatto ambientale».
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Siciliacque, società partecipata da Italgas (75%) e dalla Regione Siciliana (25%), gestisce il servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione dell’acqua potabile a livello di sovrambito: si occupa cioè della distribuzione idrica dalle grandi infrastrutture – un sistema interconnesso di acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori, pozzi, sorgenti, centrali idroelettriche – fino ai serbatoi comunali, attraverso una rete lunga 1.942 chilometri. Siciliacque distribuisce ogni anno 70 milioni di metri cubi di acqua potabile a 1,3 milioni di siciliani, coprendo il fabbisogno delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani e parte di quello di Palermo e Messina, oltre che alcune aree del Ragusano. www.siciliacque.it
La divisione italiana di Acciona Agua è leader nel settore del water treatment grazie alla progettazione, gestione e manutenzione di reti e impianti di depurazione su tutto il territorio nazionale. Acciona è un’azienda globale, leader nella fornitura di soluzioni rigenerative per un’economia decarbonizzata. La sua offerta commerciale comprende energia rinnovabile, trattamento e gestione delle acque, sistemi di trasporto e mobilità eco-efficienti, infrastrutture resilienti, ecc. Dal 2016 l’azienda è carbon neutral. Acciona ha registrato un fatturato di 19,19 miliardi di euro nel 2024 ed è presente in oltre 40 Paesi. www.acciona.com
Trapani – Approvata dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Energia e servizi di pubblica utilità Francesco Colianni, la delibera che autorizza l’attribuzione di 12 posizioni organizzative per figure di “ingegnere responsabile della sicurezza della diga” a funzionari direttivi del dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti in possesso dei necessari requisiti professionali.
L’assessore Colianni
«Saniamo un problema – dice l’assessore – che era sorto nella gestione degli invasi per il mancato riconoscimento dello specifico ruolo. Fin dal mio insediamento, ho affrontato immediatamente la vertenza anche attraverso un confronto costruttivo con i dipendenti coinvolti, accogliendone le proposte. Con questa soluzione, la Regione continua a mantenere la piena funzionalità delle dighe, strutture di importanza strategica, soprattutto in questa fase in cui l’Isola si trova ad affrontare ancora l’emergenza idrica».
Sono 23 le dighe gestite dalla Regione
La Regione, attraverso il dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti, gestisce 23 delle 46 dighe presenti in Sicilia, caso unico a livello nazionale di un’amministrazione pubblica che oltre a detenere la proprietà degli invasi, ne esercita anche la gestione. L’organizzazione del servizio prevede, per norma, la presenza di diverse figure professionali, tra cui quella di “responsabile per la sicurezza e l’esercizio dell’impianto”, incarico ricoperto da personale regionale, ma non riconosciuto attraverso un ruolo specifico nel contratto. Il dirigente del dipartimento, Arturo Vallone, per garantire la gestione degli impianti, ha quindi richiesto di poter attribuire le posizioni organizzative, entro il limite previsto dall’articolo 19 del Ccrl ma calcolato su base regionale.
Ispezione della Corte dei Conti alla diga Trinità di Castelvetrano
Intanto la Corte dei Conti ha avviato una ispezione sulla diga Trinità a Castelvetrano, al centro di una serie di polemiche per lo spreco d’acqua venuto fuori durante la crisi idrica. Un atto che imprime una accelerazione all’indagine sulla gestione dell’emergenza da parte della Regione. Ma il presidente Renato Schifani ha scritto ai magistrati che a suo avviso la procedura non sarebbe corretta e che la sezione di Controllo starebbe andando al di là dei propri poteri. Per questo poi ha invocato una chiusura dell’inchiesta.Una attività iniziata a luglio e che ieri ha avuto un passaggio chiave. I magistrati contabili hanno condotto un sopralluogo sulla diga Trinità: l’impianto dal quale quest’inverno sono stati riversati in mare milioni di metri cubi d’acqua perché l’assessorato all’Acqua non ha fatto i lavori di consolidamento della struttura malgrado i solleciti del ministero delle Infrastrutture. Il presidente ha rilevato l’irritualità di un accesso sui luoghi e che la Corte non aveva comunque inserito questa attività nei controlli che deve programmare ogni anno e dei quali informa la Regione.
Trapani – Come può una città definirsi “turistica” se poi chi vi lavora e vi abita deve fare i conti giornalmente con una serie di “disservizi” che rischiano di far vanificare tutto: il tuo impegno, la tua voglia di costruire e rendere unico questo posto, il tuo stesso lavoro e la tua attività. Però accade, ed accade a Trapani. Tutti a raccontare le meraviglie di questa città, ma poi girato l’angolo dobbiamo fare i conti con una realtà ben diversa da quella che ci troviamo davanti, “meraviglie su meraviglie”.
È di stamane, 21 Aprile 2025, una mail giunta alla nostra redazione, che ci riporta per esempio in primo piano l’atavico “problema della mancanza d’acqua”. A scrivere è Jessica proprietaria dell’appartamento ad uso turistico Vicolo 35 In via San Michele 35, lei ci racconta i salti mortali che sta facendo e fino ad oggi per garantire l’acqua a chi arriva nella sua struttura. L’acqua badate bene, no chissà quale altro miracolo. Ma diamo a lei lo spazio di raccontare quanto accade, mentre a chi amministra, chiediamo che forse sarebbe ora di curarsi dei problemi di questa città piuttosto che “magnificare una città che di turistico ha solo il nome”.
La mail di Jessica
“Buongiorno, sono Jessica e sono la proprietaria dell’appartamento ad uso turistico Vicolo 35 In via San Michele 35. In questi ultimi due anni per via dei soliti problemi idrici, ho aumentato la mia capienza idrica di almeno 3500 litri con l’acquisto di due recipienti, ma nonostante tutto i problemi rimangono sempre gli stessi. In data odierna, e ormai da tre turni l’acqua non è arrivata, e ad inizio stagione turistica questa mancata erogazione crea dei veri e grossi disagi. La scorsa estate per via dei soliti problemi idrici, sono riuscita a farmi fatturare alcuni trasporti di acqua, e le fatture nonostante l’abbia inviate via Pec al servizio idrico, non ho ricevuto alcun rimborso a credito in questa ultima bolletta. Al centro storico è anche molto difficoltoso far pervenire in loco il servizio di autobotte, sia per il fatto che solo alcune ditte hanno i mezzi idonei più piccoli per raggiungere alcuni vicoli, e sia perché essendo poche ditte che forniscono questo servizio, hanno quasi sempre i mezzi impegnati.
Sono stanca, e credo non sono la sola, nei giorni quando è giornata di acqua avere sempre il magone se l’acqua non arriva, soprattutto in una città che vive prettamente di turismo. Chiedo che questa mia e-mail venga pubblicata, e nel caso qualcuno della nostra amministrazione legga questa e-mail, di mobilitarsi il più possibile, siamo persone oneste e lavoratori, che hanno investito tanto per rendere più bella la nostra città”.
Trapani – È arrivato anche il via libera definitivo da Roma per la realizzazione e la messa in funzione del dissalatore di Trapani. Dopo l’ok della scorsa settimana della Commissione regionale tecnico specialistica, infatti, il commissario straordinario per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua, ha firmato il decreto che chiude positivamente la conferenza di servizi anche per questo impianto. Nelle scorse settimane, erano già stati autorizzati anche i dissalatori mobili di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di Gela, nel Nisseno.
Il governatore Renato Schifani
«Sull’emergenza siccità che ha colpito la nostra Isola – dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani – c’è la massima attenzione sia da parte del governo regionale sia da parte di quello nazionale. Stiamo operando con pragmatismo e concretezza per offrire soluzioni utili e tempestive ai territori maggiormente colpiti dall’emergenza idrica. A breve faremo partire i lavori di installazione degli impianti».
Cosa prevede il progetto
Il progetto approvato prevede il ripristino del dissalatore esistente a Trapani, per il recupero di complessivi 192 litri al secondo. Sarà realizzato in due fasi: nella prima verrà installato a Trapani, nel sito già occupato dall’impianto precedente, un primo dissalatore in containers per 96 l/s; uno uguale, sempre per 96 l/s, sarà installato temporaneamente a Porto Empedocle. Verrà quindi fornita acqua desalinizzata a entrambi i siti. Successivamente, l’impianto dell’Agrigentino sarà trasportato a Trapani e sostituito da un nuovo impianto di tipo fisso realizzato tramite il revamping di quello da tempo dismesso. Soggetto attuatore di tutti gli interventi è Siciliacque che ha già provveduto a selezionare le imprese fornitrici.
L’incidenza ambientale
In merito agli impianti, gli studi di incidenza ambientale, già valutati anche dalla Cts regionale, hanno dimostrato che non si rilevano impatti negativi su habitat, flora e fauna dei siti interessati e sono anche stati giudicati validi gli eventuali provvedimenti di mitigazione ambientale. Inoltre, per valutare costantemente i parametri degli ecosistemi nelle aree di interesse, il Commissario straordinario nazionale elaborerà un piano di monitoraggio periodico, stabilendo una collaborazione con il Centro di sostenibilità e transizione ecologica (Cste) dell’Università degli studi di Palermo.
Palermo – Via libera da parte della Commissione tecnico specialistica regionale per le autorizzazioni ambientali alla riattivazione dei dissalatori di Trapani e Porto Empedocle. I due impianti consentiranno un recupero di 192 litri al secondo (96 l/s ciascuno). Ad annunciarlo il presidente della Regione Renato Schifani.
«Prosegue senza sosta – sottolinea il governatore siciliano – l’impegno della Regione per affrontare l’emergenza idrica con soluzioni strutturali ed efficaci. Il parere ambientale rilasciato oggi ci mette nelle condizioni di rispettare i tempi che ci eravamo dati per la realizzazione dei dissalatori nei siti dismessi. Già mercoledì prossimo, come ci ha assicurato il commissario nazionale Dell’Acqua, al quale abbiamo delegato la realizzazione degli impianti, verrà chiuso il procedimento amministrativo con l’approvazione definitiva del progetto e l’affidamento delle opere. Andiamo avanti con convinzione e senza farci distrarre».
A breve, quindi, potranno partire i lavori di revamping degli impianti. E, nel dettaglio, il progetto approvato dalla Cts riguarda il ripristino di quello esistente a Trapani per complessivi 192 l/s da realizzare in due fasi, coinvolgendo anche Porto Empedocle: nella prima fase sarà posto in opera un primo impianto in containers per 96 l/s nel sito già occupato dalla struttura precedente; uno uguale, sempre per 96 l/s, sarà installato a Porto Empedocle, in modo da fornire acqua potabile ai due siti. Successivamente, l’impianto di Porto Empedocle sarà trasportato a Trapani per completare la fornitura di 192 l/s.
Paceco – Potrà aumentare di circa 2,4 milioni di metri cubi la quantità di acqua accumulabile nella diga Rubino, nel Trapanese. Il ministero delle Infrastrutture ha autorizzato l’innalzamento di 2 metri del livello di invaso, portandolo da 178,40 metri sul livello del mare a 180,40. Questo provvedimento scongiurerà il rischio di dover sversare in mare, una volta superato il limite precedentemente autorizzato, consistenti quantitativi di acqua essenziale per l’irrigazione.
«Conferma dell’impegno della Regione per evitare sversamenti di acqua»
«È un’altra notizia positiva per gli agricoltori della provincia di Trapani. Il ministero – dice il presidente Schifani – ha accolto la nostra richiesta, dopo le valutazioni tecniche sulla sicurezza della diga, a seguito dei lavori di manutenzione straordinaria effettuati recentemente. Sempre nel Trapanese, grazie a un serrato dialogo con il ministero, nelle scorse settimane abbiamo ottenuto la sospensione dello svuotamento e lo stop alla messa fuori esercizio della diga Trinità di Castelvetrano. È la conferma del lavoro che il mio governo porta avanti quotidianamente per affrontare l’emergenza idrica, grazie anche al lavoro svolto dal commissario ad acta, Salvo Cocina, con nuovi studi e indagini sulla sicurezza degli impianti. Andiamo avanti su questa strada, consapevoli del grande lavoro che resta da fare sul piano delle infrastrutture idriche per garantire maggiore tranquillità ai cittadini e agli agricoltori siciliani».
La Regione lo scorso 14 marzo aveva richiesto al ministero l’autorizzazione a innalzare il livello idrico del bacino. La diga Rubino è stata oggetto di significative opere di manutenzione straordinaria e miglioramento, mentre è in corso di attuazione un intervento, incluso nel secondo addendum dei finanziamenti a valere sui fondi Fsc 2014-2020, per l’esecuzione della verifica sismica della diga e delle opere accessorie.
I sindacati e gli agricoltori
Il MIT alza di 2 metri “l’asticella” della Diga Rubino a seguito della recente azione dei sindacati agricoli: ConfSal, Copagri e FederAgri, ma la protesta non è rientrata. Le Dighe in Sicilia occidentale sono da tempo il simbolo di un sistema idrico allo sbando, fatto da ritardi e forse anche da negligenze. Dopo la recente vertenza i sindacati ottengono dal MIT una prima parziale vittoria: il Ministero delle Infrastrutture ha autorizzato l’innalzamento di 2 metri della capacità di invaso portando la quota massima, fino ad ora consentita, da 178,40 a 180,40 metri sul livello del mare. Un intervento che consentirà, piogge permettenti, di trattenere centinaia di migliaia di ettolitri d’acqua piovana che altrimenti finirebbero per essere sversate. Ma per ConfSal, Copagri e FederAgri, che da mesi combattono una battaglia contro l’immobilismo delle istituzioni, questa è solo una goccia nel deserto dell’immobilismo degli apparati pubblici e affini. Perché attorno alle vicende della Diga Rubino c’è poca trasparenza: i sindacati da mesi chiedono invano di essere ricevuti dai vertici dell’Ente gestore, dai rappresentanti istituzionali competenti. Pochi metri in un invaso grande quando quello della Diga Rubino fanno la differenza nel futuro agricolo di tutta la provincia di Trapani. E nel caso specifico vi sarebbero in gioco quasi altri 4 metri di capienza. Una quantità enorme di acqua.
La decisione del MIT, per quanto importante, arriva con il contagocce
L’autorizzazione è temporanea e vincolata al potenziamento del sistema di drenaggio. Ma questo non basta. I sindacati vogliono garanzie concrete: verifiche sulla staticità della diga, un cronoprogramma dettagliato degli interventi, trasparenza sull’uso dei fondi. E soprattutto, vogliono sedersi a un tavolo con chi gestisce l’invaso, per avere finalmente risposte chiare. Perché la Diga Rubino non è solo un serbatoio d’acqua, ma una risorsa vitale per tutta la Sicilia occidentale. E se continua a essere gestita in questa maniera, il rischio è che non potrà più continuare ad invasare fino a 180 metri sul livello del mare. Venendo meno la sua originaria capienza l’intera economia agricola della provincia di Trapani crollerebbe – letteralmente – sotto il peso dell’inefficienza di un apparato pubblico che non ha assolto ai propri doveri.
La battaglia dei sindacati agricoli
ConfSal, Copagri e FederAgri, non si fermano qui. Perché dietro quei 2 metri concessi dal MIT si nasconde una verità scomoda: la politica e le istituzioni col loro silenzio dimostrano di aver perso il controllo della gestione. E se le piogge primaverili potrebbero fare innalzare il livello oltre i 180,40 metri il prezioso “liquido in eccesso” finirebbe per essere sversato. E, insieme a lui, il futuro di decine di migliaia di agricoltori della Sicilia occidentale. Ecco, perchè quegli altri 4 metri scarsi di capienza sono così importanti per i sindacati, ma soprattutto per gli agricoltori del bacino di utenza della Diga Rubino. Gli stessi che negli ultimi 2 anni hanno avuto falcidiati i raccolti e compromesso lo stato di salute delle colture (vigneti, oliveti, frutteti, ecc.) a causa dei cambiamenti climatici che hanno ridotto notevolmente le piogge in Sicilia.