Bruxelles — È ufficiale: sette compagnie aeree low cost sono finite sotto la lente della Commissione europea. Il motivo? Quel supplemento sempre più salato per il classico bagaglio a mano — il trolley da cabina, per intenderci — che un tempo era considerato un diritto, e oggi è diventato quasi un privilegio.
Chi sono le compagnie? EasyJet, Norwegian, Ryanair, Transavia, Volotea, Vueling e Wizz Air. Un bel pezzo del trasporto aereo europeo.
A scatenare la denuncia è stata la Beuc, la federazione europea delle organizzazioni dei consumatori, che accusa le compagnie di violare una sentenza storica della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 2014. In quella pronuncia si affermava, nero su bianco, che “non può essere imposto un supplemento per un bagaglio a mano di dimensioni ragionevoli”.
E allora cosa è cambiato? La strategia, secondo Beuc, è stata sottile: modificare la definizione stessa di “bagaglio a mano”. Oggi il biglietto base — quello pubblicizzato ovunque a pochi euro — permette di salire a bordo solo con una minuscola borsa da infilare sotto il sedile. Il trolley? Va pagato a parte. E i prezzi sono tutto fuorché simbolici: da 8,99 euro (EasyJet) fino a 95 euro (Vueling in alta stagione). Per una valigia da cabina, sì.
“Sfruttano i passeggeri e ignorano una sentenza europea”, tuona Agustín Reyna, direttore generale della Beuc. “È ora che l’Europa faccia chiarezza: il prezzo del biglietto deve includere alcuni servizi minimi. E portarsi dietro un trolley lo è”.
La questione non è solo tecnica, è anche politica. Perché proprio in queste settimane Bruxelles sta rivedendo il Regolamento europeo sui diritti dei passeggeri. E la denuncia potrebbe accelerare un cambiamento tanto atteso dai viaggiatori di tutto il continente.
Cosa può succedere adesso? Se la Commissione accoglierà la denuncia, scatterà un’indagine formale. All’orizzonte potrebbero profilarsi multe, modifiche obbligatorie delle tariffe e forse — ma il condizionale è d’obbligo — il ritorno del bagaglio incluso nel prezzo.
Nel frattempo, chi vola continua a pagare. E la sensazione, per molti, è quella di un gioco a perdere: si risparmia sul biglietto, ma si recupera tutto (e di più) sui servizi “extra”.
Anche quando l’extra è solo… una valigia.
La notizia arriva da Salamanca, ma risuona in tutta Europa. Ryanair dovrà restituire 147 euro a un passeggero spagnolo che, tra il 2019 e il 2024, ha dovuto pagare supplementi per portare con sé il bagaglio a mano. Nonostante si trattasse di voli con tariffe apparentemente economiche, al momento dell’imbarco è sempre scattata la richiesta di pagamento per una valigia che, secondo la compagnia, superava di pochi centimetri i limiti consentiti.
A portare il caso davanti al giudice è stata Facua, una delle principali associazioni spagnole per la difesa dei consumatori. L’esito? Una sentenza chiara: le tariffe imposte da Ryanair violano la legge nazionale sulla navigazione aerea.
Il bagaglio a mano è un diritto, non un lussoIl cuore della sentenza sta tutto qui: il bagaglio a mano è parte integrante del servizio di trasporto. Non può essere spacchettato e fatto pagare come extra. Il tribunale ha inoltre sottolineato l’eccessiva discrezionalità del personale di terra nella valutazione delle misure, definendo “vessatoria” la pratica di negare il diritto al bagaglio per differenze minime e ininfluenti sulla sicurezza del volo.
La sentenza evidenzia anche un altro aspetto fondamentale: i viaggiatori devono essere messi nelle condizioni di conoscere esattamente cosa include il biglietto acquistato, senza sorprese al momento del check-in.
Questa decisione non è un caso isolato. In tutta Europa si moltiplicano i ricorsi contro politiche commerciali troppo aggressive. Anche in Italia, il Tar del Lazio aveva già sottolineato la necessità di garantire un bagaglio a mano “ragionevole” nel prezzo base del biglietto. E sebbene non esista ancora una legge comunitaria univoca, il vento sembra cambiare.
Compagnie diverse, regole diverse: un corto circuito per milioni di passeggeri che spesso scoprono le restrizioni solo all’ultimo momento. È per questo che le associazioni dei consumatori premono affinché Bruxelles intervenga per stabilire uno standard minimo valido per tutte le compagnie europee.
Il caso di Salamanca potrebbe sembrare marginale, ma non lo è. È un segnale importante, che rafforza la consapevolezza dei diritti dei viaggiatori e mette sotto pressione le compagnie aeree affinché adottino comportamenti più trasparenti e meno penalizzanti. In fondo, chi vola non dovrebbe temere l’addebito di una valigia. Dovrebbe solo pensare al viaggio.