Trapani – di Rino Giacalone – Esiste un detto in Olanda, “l’acqua che stagna in un barile non occorre cambiarla ma rivitalizzarla con un mestolo grande e resistente”.
Allora immaginate che il barile con l’acqua sia Trapani, dove spesso le cose ristagnano in una sorta di immobilità, tutto spesso è imperturbabile, e che il mestolo grande e resistente possa essere un potente, che quest’acqua vuole agitare, non per cambiarla ma rivitalizzarla. Ecco il “potente”, nel senso di una persona che ha grandi capacità, economiche e professionali, titolato a proposito di relazioni e intrecci internazionali,può essere benissimo il patron dello sport professionistico trapanese Valerio Antonini, presidente della SportInvest. E’ questo la fotografia scattata dopo la oramai diventata famosa conferenza stampa del 4 luglio scorso, nella sala stampa del Palashark di Trapani.
Abbiamo poco da riproporre e riassumere. Conoscete già tutto. Anche la campagna abbonamenti per le prossime partite di calcio e basket (d’altra parte la conferenza stampa è stata indetta da SportInvest la casa madre dei Granata del calcio, e degli Shark del basket) e la vendita dei cappellini granata per una raccolta di solidarietà a favore delle strutture sanitarie pubbliche in deficit di ossigeno. Antonini ha annunciato la nascita di Futuro (il nuovo rinascimento), movimento politico, ma ha anche annunciato una cosa altrettanto importante, che però ha visto i giornalisti disattenti, ossia la prossima cessione del 40 per cento del gruppo SportInvest ad un fondo americano, con casa a New York. Gli annunciati investitori internazionali finalmente arrivano in città.
Tanto in questi giorni si è scritto, sui giornali, nei siti di informazione on line, tantissimo sui social che resta il canale preferito da Antonini per farsi sentire, talvolta per fare il piacione altre volte per dichiarare guerra, sempre tra quiete e far tempesta. Sebbene al proprio curriculum professionale ha aggiunto anche quello di editore di una tv locale, Telesud, sempre meglio stare su X. Antonini tra social e informazione, calcio e basket, e poi la sua principale attività che lo pone tra i principali imprenditori del settore cerealicolo europeo e non solo. Adesso la politica.
Abituato a mettere la faccia nelle cose lo ha fatto anche presentando il suo movimento, “Futuro, il nuovo rinascimento”. Con lo slogan il cui copyright appartiene al presidente Usa, Donald Trump, “make Trapani great again”, “rendere Trapani di nuovo grande”.
Insomma un po’ Trump e un po’ Berlusconi, un pizzico di Sgarbi (al quale auguriamo buona ripresa) che fondò un movimento politico chiamandolo Rinascimento, ma nel mixer ci ha messo anche l’idea populista di Grillo. Ci è mancato poco che dicesse di volere aprire le istituzioni locali come una scatoletta di tonno, come fece Grillo quando presentò gli intenti degli allora neonati pentastellati. Ma riascoltando per intero le due ore di incontro con i giornalisti, invitati ad personam, compreso chi scrive, riconosciamolo è stato una sorta di show, con tanto di diretta televisiva, sulla sua tv, Telesud, e ovviamente sui canali social, ma a questo Antonini oramai ci ha abituato, bisogna riconoscere che l’idea messa in campo gli appartiene per carattere e comportamento, oramai parecchio noti, Antonini l’irreprimibile, quasi un titolo che fa di lui un personaggio della storia antica catapultato in quella contemporanea.
Antonini ci ha detto che la nascita del movimento politico non è cosa maturata da tempo, dal suo arrivo due anni fa a Trapani, ma è idea di oggi, dall’indomani della rottura dell’idillio con Palazzo D’Alì. Intanto da esperto della comunicazione, e per creare un po’ di suspence, ha rinviato a settembre il momento in cui svelerà le carte, programma, protagonisti del movimento, donne e uomini, ma lui ha promesso che tanti saranno i giovani, ancche di spirito, nel curriculum capacità ed entusiasmo, ma anche una buona dose di capacità a seguire ovunque il mentore. Pretenderà da leader del movimento, sarà il “guru” ma non il presidente, che dovranno essere pesone limpide, “senza condanne…definitive, non siamo giustizialisti…voglio creare le condizioni per portare a governare persone che vogliono fare”. Un nome però è già ricorrente, quello dell’ex prefetto e oggi consigliere di Stato, Valerio Valenti, lui potrebbe essere il suo candidato sindaco per Palazzo D’Alì alle prossime elezioni amministrative. Il voto non è vicino, ma Antonini è apparso convinto che andremo a votare non alla scadenza naturale, ma già nella prossima primavera. Come a dire che per lui la sfiducia contro l’attuale Governo citadino, e per tutto il Consiglio comnale, è dietro l’angolo.
Ci sarà dunque una nuova puntata dopo la prima del 4 luglio. La data è da fissare. Ma di chiaro ha detto che geograficamente il movimento si pone a Trapani, e provincia, e che non ha una collocazione nel tradizionale scacchiere della politica. Mostrando invece quello che lui ha ammesso di saper fare, giocare al tavolo del poker, la nascita del movimento è il classico all in, “dicevano che ero pronto ad andare via, io invece raddoppio”, e chi siede al tavolo per vedere dovrà fare altrettanto. Tradotto, ma sono sempre sue parole, non sarà il movimento a bussare alla porta di qualcuno, ma attende che qualcuno bussi alla sua porta, a condizione di una condivisione piena del programma. Chi accetterà il gioco politico, di Antonini? Oggi è difficile dirlo, perché Antonini come suo costume non le ha mandate a dire. Verso ogni parte dell’arco costituzionale.
Innanzitutto contro il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, giudizio politico di bocciatura, attribuendo al primo cittadino responsabilità sulla macchina amministrativa che va al rallentatore. Lui, Antonini, da persona accelerata, la cosa non gli va a genio, progetti, tipo quello della cittadella dello sport, ancora fermo. “Oggi non va avanti nulla”: forse il giudizio è un po’ ingiusto, ma è questo. Avrà il popolo dei social pronto a esultare. Ma i giudizi critici sono stati anche per l’opposizione, bocciato anche l’avversario di Tranchida, Maurizio Miceli, “anche il suo programma sarebbe stato irrealizzabile”. “Quando si vogliono fare le cose – ha affermato patron Antonini – essere di destra o sinistra non conta nulla”.
Abbiamo posto domande ai due politici: diplomatica la risposta di Miceli, al super vetriolo quella di Tranchida. A parte abbiamo dato spazio alle loro reazioni.
Ed ecco che arriviamo al “barile che è Trapani”.
All’acqua che Antonini sostiene essere stagnante. Ma va rimescolata non cambiata. Forse l’idea può essere giusta, quantomeno per una volta tutti eviteremo di ricordare, dinanzi ad annunci di cambiamenti, l’assunto gattopardiano, “tutto cambia per non cambiare niente”.
Lui ha scelto di essere il grande mestolo del detto olandese, basta agitare l’acqua per rivitalizzarla. Non è un caso se il suo incontro con i giornalisti si è aperto richiamando il ricordo di chi, ha sostenuto Antonini, voleva cambiare la città ma non c’è riuscito, l’imprenditore Andrea Bulgarella e un senatore finito nei guai con la giustizia (Antonio D’Alì, ex senatore e sottosegretario, oggi in carcere per una condanna a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa).
Impossibile non leggere in queste sue parole l’intento di essere la sirena che richiama vicino a se gli “orfani” dei due, che costituiscono, indubbiamente, un contesto sociale, tanto borghese, ancora in attivo in città su tanti fronti e in tante stanze e salotti, alla luce del sole ma anche nascosti offuscati da vincoli di appartenenza, pensiamo a quelli di stile massonico. Non diciamo che Antonini ne sia pienamente consapevole, ma a Trapani notoriamente, pure a lui, il “catalogo” è anche questo. Ma non è sfuggita all’ascolto anche una sorta di attenzione rivolta a Matteo Renzi, citato positivamente in un passaggio, o ancora il favore riservato al ministro Crosetto: affascinato dal guizzo fiorentino e dalla colonna portante del Governo Meloni; per Antonini i propositi, necessari stante la situazione internazionale, di militarizzare la Sicilia, cosa sostenuta da Crosetto, titolare del dicastero della Difesa, deve essere una occasione per avere contraccambi in termini di realizzazioni infrastrutturali. Certo non è apparso disponibile a fare la corte al Pd e simili. Ma mai dire mai con lui.
Riuscirà il presidente Antonini a fare quello ha detto di avere in mente? E cioè creare un equilibrio perfetto tra politica e imprenditoria. Questa la sua ricetta per cambiare Trapani che “oggi non offre nulla”. C’è chi ha già risposte nette, a prescindere da programmi e uomini. Sembra di ascoltare in città lo slogan di una famosa pubblicità, “basta la parola”.
Spesso in politica, a qualsiasi livello, gli italiani si sono innamorati delle parole del “vulcano” di turno, ma l’esperienza porta a dire che la parola deve essere accompagnata dai fatti. Antonini da patron dello sport i progetti proposti li ha realizzati, ma adesso è altro che vuole fare, e dovrà sapere essere altrettanto deciso nell’area politica dove ha scelto di scendere in campo: poco gli è mancato parafrasando in chiave trapanese il prologo berlusconiano,”l’Italia è il paese che amo”. Ha però detto di essere un liberale come lo fu Berlusconi.
Aspettiamo la seconda puntata. E faremo altre domande, perché tante domande sono rimaste in sospeso causa del tempo stringato, nonostante le due ore di botta e risposta.
Frattanto ci godiamo l’estate che è calda a prescindere dalle temperature. Per completezza di informazione a parte ospitiamo due risposte all’intento antoniniano. Quelle del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida e del leader di Fratelli d’Italia Maurizio Miceli.
Alla prossima, ma c’è sempre la legge di Murphy, qualsiasi cosa anche la meno probabile può succedere. Ovviamente non è detto che la cosa sia di per se negativa, potrebbero essere anche notizie buone.
Trapani – Antonini ha annunciato la discesa in campo, in politica, e ha indicato il suo avversario, ossia il sindaco Tranchida. Visto l’andazzo di questi mesi la cosa non è una novità. Antonini ha detto che il suo movimento non ha una collocazione politica, lei ci crede?
“Per me gli imprenditori non sono avversari e imprenditori anche come il signor Antonini. Ma nel rispetto delle regole, senza pensare a scorciatoie e senza pensare a giochetti da quartierino. Questi imprenditori hanno il sostegno della mia amministrazione: così è stato in passato, così è oggi e nel futuro. Il signor Antonini sconta un problema, che è convinto che con il suo potere economico e mediatico, tu possa stare, entro virgolette, a libro paga politico. Io non sono in vendita, mi dispiace per lui, gli ho dato un pochino di confidenza, non è stata sufficiente per capire che io non sono in vendita. E non è in vendita la città di Trapani. Dunque, se vuol fare l’imprenditore lo faccia. Lui mi disse che voleva fare business con il calcio, io devo portare il Trapani in serie B e poi vendo perché faccio l’imprenditore, cosa legittima, non gli è riuscito ad oggi e dunque non ha recuperato, desumo, il suo investimento. Sul basket un po’ la colpa è mia in senso lato: gli ho chiesto di occuparsene, pensaci, riflettici, dopo di ciò però è verosimile che sia ancora sotto. Ha bisogno di fare altro per recuperare gli investimenti? Ci sta. L”imprenditore Antonini dice che ancora oggi ci ha perso, allora pensi a dei progetti per guadagnarci. L’aeroporto di Birgi, suo grande pallino, questi voli che dovevano arrivare dagli Emirati Arabi, Ombra lo voleva mettere in croce, mi ha detto tante cose, non solo di lui, poi ha ricevuto un ordine da parte del suo mentore politico di Forza Italia, il presidente Schifani, e si è ritirato con una sorta di obbedisco garibaldino. Poi l’impiantistica sportiva, altro investimento che voleva fare, sull’unica area possibile, quella dell’ex aeroporto di Milo: è andato a Roma dalle parti del suo amico ministro Crosetto, che gli ha dato carta bianca e me l’ha portata”.
Non ha raccontato bugie allora?
“Crosetto era d’accordo. Poi però lo Stato Maggiore ha cambiato idea, dalle nostre parti si sono fatti sentire i Generali, forse si è mosso come un elefante in una cristalleria, e avrà rotto anche i cristalli dalle parti dello Stato Maggiore , ma il risultato è quello che adesso quell’area è blindata, avremo un insediamento militare dentro un contesto urbano. Adesso ha rivisto i suoi piani e vuole fare un investimento più piccolo, forse senza business commerciale , solo cittadella dello sport. Ben venga e noi abbiamo sostenuto anche questo. Sarà suffciente questo a fargli recuperare gli investimenti?”.
E poi arriva la politica.
“L’ultima spiaggia, una bella candidatura al Senato in quota Forza Italia, fino a quando quelli di Fratelli d’Italia non lo sgamano, sul collegio Sicilia Occidentale, mentore Schifani, con una sponda a destra e a sinistra, però dovrà pur dare qualcosa a Fratelli d’Italia. Ed ecco che spunta il candidato a sindaco gradito al Governo Meloni – Crosetto: l’ex prefetto Valerio Valenti. Già nelle grazie del mentore politico a cui si riconosce come paternità l’Antonini, l’ex senatore Antonio D’Alì, condannato per mafia. Insomma è un bel pedigree, un bel biglietto da visita, è una discesa in campo dal sapore antico che fa tornare indietro la città di Trapani. Sono io il suo avversario? Lo dice bene, su questo ha ragione. Fino a quando avrò un attimo di respiro, io certe porcherie dal punto di vista politico, e di altro, inutile girarci attorno, a Trapani fino a quando amministro Trapani, non le consentirò, e lì capisce bene che con me non passa”.
Roma – Ansa – Un Tricolore immenso nel cielo di Roma, disegnato dalle Frecce, e un silenzio carico di significato mentre Sergio Mattarella depone la corona d’alloro all’Altare della Patria. Così sono iniziate, come ogni anno ma con emozione sempre nuova, le celebrazioni del 79° anniversario della Repubblica Italiana.
La scena, come da tradizione, è potente e solenne. Il presidente della Repubblica arriva scortato dai Corazzieri e accolto dal ministro della Difesa Guido Crosetto. A fianco a lui, la premier Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera – Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana – e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Lì, sotto il Vittoriano, anche le più alte cariche militari e civili.
Dietro le transenne, tanti: cittadini, turisti, famiglie. Si sono messi in fila presto per assistere a quel momento simbolico che dà il via alla parata lungo via dei Fori Imperiali. E quando la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha lasciato la sua firma nel cielo, una scia verde, bianca e rossa, il boato di stupore è stato unanime. Non è solo uno spettacolo. È un segno d’identità.
Nel suo messaggio ufficiale al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Mattarella ha ricordato l’essenza del 2 giugno:
“Settantanove anni fa, gli italiani scelsero la Repubblica. Scelsero la libertà, la democrazia, la pace. E quei valori li abbiamo scritti nella nostra Costituzione. Su quei principi si fondano la nostra comunità civile e l’operato delle istituzioni.”
Parole che risuonano forti, specie in un’epoca dove la pace, come ammonisce il presidente, non può più essere data per scontata. L’omaggio alle Forze Armate è chiaro e sentito: donne e uomini in uniforme che, in Patria e all’estero, difendono non solo i confini, ma “la speranza, il futuro, la dignità delle persone”.
Sui social, la premier Giorgia Meloni ha affidato ai cittadini un messaggio diretto, patriottico, personale:
“Celebrare l’Italia è onorare chi ha dato la vita per difenderla. Siamo un popolo fiero, capace di rialzarsi dopo le prove più dure. Viva l’Italia!”
Un pensiero che mescola fierezza, memoria e visione. L’identità nazionale, sottolinea la premier, va custodita come si fa con un’eredità preziosa: da trasmettere, difendere, amare.
Anche Ignazio La Russa, presidente del Senato, affida ai social il proprio tributo:
“Il 2 giugno è il giorno in cui celebriamo la sovranità popolare, l’unità della Nazione, il nostro orgoglio di essere italiani.”
Toni simili quelli di Lorenzo Fontana, presidente della Camera, che ha colto l’occasione anche per ricordare la portata storica del voto femminile, con l’elezione di 21 donne all’Assemblea Costituente. Un passo che, sottolinea, ha segnato per sempre il cammino democratico del Paese.
Nel suo messaggio, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha rotto ogni illusione:
“Dobbiamo lasciare l’idea che la pace sia un fatto scontato. Esistono minacce reali, e difendere l’Italia significa anche proteggere chi sogna un futuro più giusto.”
Un passaggio che richiama la necessità di rafforzare la NATO e costruire un pilastro europeo della Difesa, perché – come sottolinea – la missione delle Forze Armate non è solo militare, ma anche profondamente umana:
“Difendete non solo i confini, ma le persone. La speranza. La dignità. Lo fate per l’Italia, ma anche per chi vi è vicino: i vostri figli, le vostre famiglie.”
Il 2 giugno, per molti, è solo una data sul calendario. Ma oggi, in quella piazza baciata dal sole e nel rombo delle Frecce, ha avuto il suono delle radici che tornano a farsi sentire. Un promemoria, per tutti: la Repubblica è viva se lo siamo noi. Se la ricordiamo, la proteggiamo, la portiamo nel cuore.
Buona Festa della Repubblica.